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Tornare bambini: Ready
Player One trasuda amore e stupore come le migliori opere di Spielberg. Ci fa
tornare tutti bambini e con la voglia di emozionarci e sorprenderci a ogni
scena. Crea un futuro orribile e senza speranza (non privo di molta satira
comunque, vedasi "chi comanda" e "chi si lascia comandare",
soprattutto perché gli ultimi sembrano avere più qualità dei primi), ma una
scena dopo ci fa sognare con le più intense e acrobatiche evoluzioni
pindariche. Questo è l'effetto che ha fatto a me, tagliando corto su tutti i
possibili spoiler e chicche di cui il film è inzuppato fino all'osso ma che (pur favolosi e che lascio a voi scoprire) non sono il "top del film".
Credo che in una proiezione con una sala piena (quella che io ho schivato)
ogni tre minuti qualcuno urlerà: "Ho visto coso di Star Wars uno!!",
"Guarda, c'è la tizia di quel gioco Blizzard!!", "Ma quella è
la formula magica di Willow?" Però sarebbe bello sperimentare anche il
trasporto che nasce in sala dal riconoscere questi mille dettagli, è un po' il
gioco nel gioco della pellicola e il valore che viene dato a certi personaggi
iconici nei momenti / chiave potenzia a mille l'entusiasmo (e mannaggia ai
trailer che hanno svelato / rovinato alcune delle cose più clamorose). Ready
Player One piacerà ai ragazzi come ai "ragazzi di una volta" perché è
un classico film per ragazzi degli anni '80 con qualche aggiornamento.
Come E.T. (che ora voglio rivedermi con il doppiaggio
"classico", quello farcito di parolacce vintage), come Explorers,
come The Last Starfighter (che, da solo, ai tempi d'oro faceva la programmazione
di Odeon TV). Un film dalla trama semplice da seguire (un pregio e non
un limite in questo periodo), lineare quanto ricca di sfumature, attenta nel
descrivere al meglio, con le pennellate giuste, tutti i personaggi e il loro
mondo. E per una volta un film che non vuole capitalizzare su dei sequel.
Vengono messe in scena almeno quattro macro-sequenze clamorose che
finiscono dirette nell'antologia del cinema e fungeranno da faro per le
produzioni future e da test video in tutti i centri commerciali che vendono TV
da qui al 2022. In Ready Player One viene valorizzata tutta la "roba pop
anni '80", dai film ai videogiochi, dai cartoni animati ai giochi di
ruolo, dai fumetti alle serie TV, elevando e accreditando questo magma
colorato a forma di arte e cultura percorrendo una via interpretativa
interessante, che spesso scava dalla mera estetica rappresentativa riuscendo a
raggiungere i bagagli affettivi che i veri fan riversano su quelle opere fatte
ormai "della stessa materia dei sogni". Dietro la scorza del
giocattolone visivo definitivo per ogni nerd feticista c'è quindi molto
di più, anche se le coordinate portano al meglio del cinema per ragazzi degli
anni ottanta, senza l'ambizione di portare a casa qualcosa di diverso o più
pretenzioso.
Molto
bravi gli attori, con Mendelshon che si conferma villain di lusso dopo Rogue
One. Sheridan, il nuovo Ciclope della saga X-men, assomiglia molto a un giovane
Spielberg, ha una fisicità ingenua ed è molto espressivo. Olivia Cooke, che
abbiamo già visto in Ouija di Blum House, interpreta un personaggio complesso,
ferito ma fiero. Mark Rylance, che per Spielberg ha recitato nel Ponte delle
Spie e ha dato corpo e voce al Grande Gigante Gentile si conferma un attore
gigantesco, impersonando un Halliday sognatore e timido al di là del tempo e
dello spazio, un genio gentile e dimesso che rimane impresso nella memoria.
Bravo Simon Pegg in un ruolo piccolo ma importante, bravi tutti i ragazzini del
gruppo degli "altissimi cinque", stupenda la fotografia e folgorante
la colonna sonora, che pesca dalle colonne sonore dei film più iconici quanto
riproduce pezzi d'annata esplosivi, quanto sperimenta cose nuove ma azzeccate.
E poi c'è lo Spielberg Touch, il marchio di fabbrica irrinunciabile di uno dei
più grandi registi viventi. Quando Spielberg "gira male", arrivano
comunque i premi di critica e i riconoscimenti del pubblico. Quando "è in
giornata" riesce come pochi a dominare la settima arte. Io pur apprezzando
tecnica e stile mi ero un po' rotto di una fase registica fatta di cavalli da
guerra, recite scolastiche su Lincoln, attempati ponti spioni, gentili ma
noiosetti giganti gentili e film sui giornalisti - supereroi. Ready Player One,
anche grazie a un libro di partenza che pare abbia ispirato molto (e che mi
sono pure comprato da leggere) riporta per me Spielberg ai tempi di Minority
Report.
- La
domanda dal pubblico: "Ok fanboy, luccica tutto tutto su OASIS?"
Grazie della domanda, posta sempre in modo garbato e non tendenzioso. Qualcuno
si lamenterà per la troppa (e per me bellissima e magistralmente integrata)
componente visiva digitale, esprimendosi con il pleonastico: "Ma che
ci vuole a farlo nel 2018??!! Tocchi due tasti con pc, ci pucci dentro le skill
fatte da un mio amico ispirate ai cartoni animati per farle girare su Gran
Ladro d'Auto, fai ping ping e in mezza giornata ti realizzo io, bendato,
qualcosa di fatto meglio, con più X-Wings e il Trider G7". Posto che con
"ping ping " a parole sono buoni tutti, per me il livello artistico
di quest'opera è enorme. Si nota, qui e là, la presenza di certi
"brand" più di altri, che giocoforza influenzano visivamente il
prodotto, ma la cosa non stona per nulla. Qualcun altro dopo la visione
riuscirà a scovare le piccole incongruenze di un mondo che appare gigantesco
solo di facciata, ma in fondo è ben delimitato come nei classici film di
fantascienza "a metafora", abitati alla fine da quattro
personaggi che vivono sullo stesso pianerottolo come in Star Trek (pur con
dietro camionate di comparse mute). Ma spesso cose come queste, che per
qualcuno sono ingenuità (come se fosse utile alla trama avere sessanta
personaggi e 499 location diverse), sono funzionalmente volute, in fondo
per motivi di trama, così come l'ampio uso della animazione digitale è voluto e
riesce bene a creare un interessante (e ugualmente funzionale in alcune scene
/ chiave) diversità tra mondo reale e virtuale.
Non
abbiate paura infine di approcciare il film senza essere prima "pucciati
dalla testa ai piedi" nella cultura nerd. Vi divertirete comunque senza
sapere che i tizi con l'armatura spaziale verde con casco con visiera giallo si
chiamano Spartan.
-Videogiochi
per trovare se stessi e affrontare il mondo: Ready Player One è una lettera
d'amore alle nuove generazioni in cui cinema e videogiochi diventano un medium
unico e si ridefiniscono arti ancillari, e non occasioni escapistiche, per
leggere e godere al meglio la vita di tutti i giorni. OASIS è un mondo virtuale
bellissimo, ma il film ci dice anche che "la realtà è fuori" e
"la realtà è anche l'unico posto dove poter mangiare un hamburger
decente". Anche la realtà sovrappopolata, ultra/tassata e più sfigata
merita di essere vissuta. Si dice che Bruce Lee con L'ultimo
combattimento di Chen abbia gettato le basi dei picchiaduro a scorrimento
a livelli. Non ho mai capito quanto questa affermazione sia una supercazzola,
ma fosse vera il cinema a tutti gli effetti è una delle fonti di ispirazione
dei videogame. Spesso i videogame riproducono oggi dei viaggi iniziatici
all'età adulta e sarebbe bello che questo potenziale narrativo non si perdesse in
sterile intrattenimento, ma fosse un banco di prova per affrontare la vita che
sta fuori. Dietro ai giovani eroi della pellicola, si vedono muovere come
antagonisti poco convinti, dei "nerd attempati". Sono carichi e hanno
le conoscenza per ricevere anche loro il dono del gioco, il "comando del
domani", ma scelgono di piegare la testa davanti a un grigio e arrogante
burocrate. La loro battaglia, la battaglia della loro generazione, sembra
ormai persa e in questo aspetto credo che il film voglia fungere un po' da
"sveglia". Il film dice tra le righe che il futuro è dei
giovani e dobbiamo avere fiducia in loro perché sono fantastici (anche se si
vestono malissimo pure noi da giovani, sempre seguendo le mode, ci vestivamo
malissimo), ma tutti possono partecipare a costruirlo, se riescono a
valorizzare il proprio potenziale. È un aspetto che, da persona un po'
attempata, ho gradito.
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Finale: andate al cinema e godetevelo, di corsa! Ne ho già parlato per non so
quante battute. Andateci per contare le citazioni, andateci se amate i
videogiochi, andateci per trovare in sala un film per ragazzi come si facevano
una volta e che per me hanno sempre il gusto del Tegolino del Mulino Bianco. Ma
andateci pure se non sapete le citazioni, se non amate particolarmente i
videogiochi, se il Tegolino non vi piace poi tanto. C'è da divertirsi e magari
portare in sala i figli. Poi fatemi sapere se anche a voi, dopo la visione, è
venuta voglia di farvi una mini maratona di Spielberg. Io voglio partire da
Duel e non fermarmi più.
Talk0
Sono andato a vederlo perché spinto da amici e tentato dall'imax, da bravo nerd 27 enne che oramai si è abituato a piegare la testa e lavorare per compiacere il padrone, e ho rivisto molto quei paradigmi da film anni 80, su cui sono cresciuto, che condivano questo terribile mondo distopico che con terrore vedo sempre più prossimo. All'inizio, da bravo milanese imbruttito, ero molto scettico, ma a furia di schiaffeggiarmi di citazioni anni 80 (una certa band in particolare) ha vinto il mio amore, specie per tutta la parte ispirata a un certo film per cui io stavo letteralmente saltando sulla poltrona urlando. Ho apprezzato anche il messaggio. Si poteva fare di meglio, ma già così va abbastanza bene, se non si è letto il libro. -Francesco
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