venerdì 16 marzo 2018

Red Sparrow: la nostra recensione



- Sinossi fatta male: Ogni essere umano è un mosaico di desideri, se sarete il loro tassello mancante otterrete tutto. Se si tratta di uccidere, scopare o provare sentimenti, basta concentrarsi e ripetere: è solo carne. Questo è il mantra del film Red Sparrow. La nostra eroina si chiama Dominika Egorova (Jennifer Lawrence) è una ex-ballerina classica come la Vedova Nera ed è una spia/super spia russa, come la Vedova Nera. Succede un particolare casino mentre lei è la ballerina al Bolshoi cui fa seguito un "CROCK" cattivo cattivo che le cambia la vita. Fa seguito un "ZOCK", un doppio "CRACK"e tre "STOMP" e alla nostra eroina tocca un reclutamento misterioso e piuttosto losco da parte del vincitore al premio internazionale al peggiore zio dell'anno (Matthias Schoenaerts). Si arriva al corso di addestramento più inimmaginabile, in pratica una serie di seminari para-scolastici tenuti nella versione per spie russe del reality show "il collegio". Niente flessioni, corse nel fango e "questo è il mio fucile" vari. Qui si prepara all'arte furtiva e ai giochini mentali durante l'intervallo, ma le materie con esami obbligatori sono sesso estremo e  bondage applicato, con  la "maestra" Charlotte Rampling (che ricordiamo ancora bene con le sexy bretelle del Portiere di Notte e qualcosa da insegnare dovrebbe averla ancora). Tra lacrime e sangue, subendo più maltrattamenti di una sceneggiatura cinematografica dei Transformers, Dominika entra a far parte degli Sparrow, l'elite delle elite. La sua prima  missione un giorno diventa trovare a Budapest Nathaniel Nash (Joel Edgerton), un agente CIA che sta giocando come gatto e topo con  l'intelligence russa, facendo uso di talpe imprendibili. Segue trama tra doppio, triplo e quadruplo gioco che essendo un film di spie lascio a voi scoprire.  


- Da ragazzotta a spia sexy: Come capita spesso su queste pagine, vi ritrovate davanti all'ennesimo commento completamente irrazionale per via dell'amore totale e incondizionato che nutro per un'attrice. Un amore motivato da un talento che per me è autentico e viene riconfermato anche dalla performance di questa pellicola, grazie al modo in cui la Lawrence, da vera attrice, riesce ad attingere dalla sua vita personale esperienze che poi trasforma, rimastica e traduce in arte, dando vita a personaggi molto umani. La Lawrence si mette a nudo davanti al pubblico da tutti i punti di vista, con le sue guanciotte troppo paffute per essere una femme fatale, le gambotte pienotte, il fisico statuario ma vissuto in modo un po' goffo, un carattere da maschiaccio che cerca teneramente di mitigare, senza riuscirci, con una femminilità adorabile quanto acerba. È una ragazzotta di Louisville, nel Kentucky, non gioca sul piano del sex appeal nello stesso campionato della diva sudafricana Charlize Theron, della fatina Emma Stone o della morbida e seducente Scarlett Johansson, ma le si vuole bene proprio per la somma dei suoi difetti, che la fanno sembrare più una ragazza della porta accanto che una dea in celluloide. In questo può assomigliare di più a quella eterna adolescente trasandata di Kristen Stewart (da recuperare il suo recente Personal Shopper e rivalutate l'amabilmente incasinato America Ultra). La Lawrence ha comunque sempre saputo per me trasmetterci al meglio, attraverso i suoi personaggi, il suo modo di essere una persona semplice, magari un po' dimessa, magari un po' insicura, ma speciale. Le sue interpretazioni giovano molto da questo approccio alla "Stanislavskij al contrario". Ci ha raccontato di sentirsi brutta e irrisolta, anche se poi nascondere questo timore dietro a un corpo che può far apparire agli altri avvenente, con la sua Mystica. Ci ha raccontato il peso di sentirsi ancora bambina ma avere un corpo "più adulto di lei", e di conseguenza provare l'imbarazzo di essere vista come oggetto sessuale, raccontandoci di una ragazzina spezzata dallo sguardo e dalle mani di adulti pedofili in Un gelido inverno. Ha provato la paura, più che la gioia, di essere diventata di colpo un personaggio pubblico, uno star / power che ha vissuto con l'insicurezza di una persona normale che forse non si sente di avere molto da dire e non certo si crede in grado di cambiare il mondo, trasferendo questo disagio sulla sua Katniss di Hunger Games. Ci ha trascinato nel mondo sospeso di due astronauti che si amano soli in uno spazio fuori dal tempo, raccontandoci in Passengers del suo allora essere innamorata, realmente, con  l'attore co-protagonista Chris Pratt. Ha esteriorizzato il peso e le difficoltà che ogni tipo di giovane donna americana vive oggi, in un mondo ancora troppo maschilista, nei suoi film diretti da David O'Russell (Joy, American Hustle e Il lato positivo), sentendosi in difficoltà, fuori posto e "stretta", pur nelle diverse parti di casalinga perfetta, ragazza cattiva o crocerossina. Ha interpretato la frustrazione di essere ridotta ad un mero "oggetto d'arte e di ispirazione" (cosa che capita a molte star del resto) in Madre!, raccogliendo questo sentimento dalla sua relazione sfortunata e non empatica con il regista Arronofsky. In Red Sparrow, come dichiarato proprio dalla Lawrence in un'intervista recente, l'attrice attinge da uno dei momenti più tristi e tragici della sua vita. Anche in questo caso lo fa  per "dare verità al suo personaggio", ma anche per ricevere in cambio, da questa "eroina di carta", la forza di andare avanti lei stessa, rielaborando un  brutto momento del passato. Ma di quale brutto momento del passato sto parlando? Ai tempi di Hunger Games la Lawrence era non solo sulla cresta dell'onda ma anche un modello di persona forte e indipendente per mille ragazzine, che si acconciavano portando i capelli legati con una treccina come Katniss. Pure Elsa di Frozen c'ha la treccina!! L'attrice era contenta di quel pubblico e non aveva la minima intenzione di scegliere parti più audaci (non che Hunger Games sia un film sui cuccioli di dalmata, comunque...) o di mostrarsi nuda su schermo, anche perché era molto timida e pudica (almeno in pubblico) e di conseguenza sceglieva parti che non lo richiedevano. Poi però da lì a poco è avvenuto un furto, finito on-line di sue foto autoscatto molto intime (appunto perché in privato era più "esuberante"), che hanno iniziato a circolare fuori controllo su internet mostrandola come mamma l'aveva fatta e in atteggiamenti ammiccanti. Erano foto destinate ai soli occhi della persona con cui all'epoca aveva una relazione e di colpo erano diventate un trastullo e motivo di biasimo da parte di tutto il mondo. Si è sentita violata. Ha provato una frustrazione terribile che l'ha segnata nel profondo. Diventi famosa e adorata dalle bambine, vinci un Oscar nel 2013 e nel 2014 ti buttano in rete delle foto fatte in pose sexy molto private. La Angelina Jolie del "pre save-the-children" in una situazione di questo tipo avrebbe risposto pubblicando foto ancora più sexy e spinte, più recenti e in alta definizione e compatibili con oculus rift, dichiarando "chissene frega, quanti tera ne volete?". La Lawrence, da timida, ci è rimasta proprio male. Si è sentita come un pezzo di carne in macelleria. Da vera professionista, la Lawrence ha saputo tradurre e superare questo suo stato d'animo in parte già nelle scene finali di Madre! e la scelta di interpretare la ballerina russa di Red Sparrow segue ancora idealmente questa ricerca, attraverso la sua arte, di fare i conti con quel trauma. La ballerina è un personaggio che dall'essere umiliato, spogliato e brutalizzato, trova interiormente, superando una sorta di lutto della propria passata innocenza, la volontà di rimettersi in piedi, diventare più forte e, in senso lato para-filmico/psicanalitico, riuscire attraverso il corpo, i suoi gesti e il suo sguardo incazzato a raggiungere e virtualmente riempire di botte chiunque volesse ancora "vederla" come un pezzo di carne, nuda e fragile, attraverso uno schermo. Spogliandosi sulla scena si è come messa addosso una corazza che ora è impenetrabile. La Lawrence ha cercato di fondersi con questo personaggio e quello che ne è uscito è decisamente una bella e coraggiosa prova di artista e una strana e interessante via terapica d'urto, che di sicuro eleva lo spessore di uno spy-movie per il resto piuttosto convenzionale e spento, anche se molto elegante, con un paio di scene non male, un personaggio davvero figo (la spia Volontov di Douglas Hodge) e un lavoro di insieme ben confezionato. Un film che cerca ogni tanto lo shock visivo e la messa in scena "viscida" e risulta per questo per sommi capi lontano da un romanzo originario che si soffermava più sul descrivere, in modo disincantato e normalizzato, la vita un po' deprimente e routinaria di un agente segreto medio (per altro scritto da un ex agente segreto, lo stesso di Homeland, con la voglia di mostrare quanto poco divertente sia vivere come un agente segreto). Il film è per me più divertente e sanguigno del romanzo (le scene di sesso/tortura/lotta pur patinate non sono affatto male), ma forse troppo compassato e quindi lontano per ritmo, adrenalina e sex appeal da fenomeni ultra pop e ultra cool come Atomica Bionda, che oh... in questi giorni mi viene in mente di continuo e non so che farci! Tuttavia se amate le storie spionistiche più "compassate" come La talpa il film non è affatto male e risplende tutto di una luce particolare, proprio per le doti della sua interprete. Ma questo ve l'ho già detto, mi pare. 
Ok, rimane il tempo per rispondere alle domande più importanti che il pubblico generalista si pone sulla pellicola. Non siate timidi...


"Quindi si vedono le tette?" Grazie per la domanda. Si, si vedono le tette e il film di fatto parla di come il sesso possa essere l'arma in dotazione a ogni 007 più efficace di tutte. Ormai la penna con l'acido, l'accendino-lanciafiamme, la bombetta boomerang e le scarpe con lama retrattile sono superate. Ma ci rimani un po' male a vedere questo sesso-tattico/bellico, almeno nel mio caso. In genere è più descritto che mostrato,  perché se no avremmo avuto un porno-action con Rocco e i suoi Expendables. Inoltre non è reso come un sesso molto divertente e si riesce a leggerci dietro tutto un universo di tragicità e sangue freddissimo che rema pesantemente contro ogni sex appeal. Se poi si ragiona su quello che potrebbe rimuginare la Lawrence a livello interiore non si ha davvero la voglia di "vedere due tette" che si provava, ad esempio, rimirando la generosa e sorridente Halle Berry in Codice Swordfish (che però era dolorosamente sofferente e drammatica, per un uso diverso di quel suo stesso corpo, in Monster's Ball). Come film drammatico funziona e pure molto bene, come film "allo scopo di vedere l'attrice nuda" potrebbe farvi un effetto troppo diverso da quello che si poteva immaginare dal trailer. Se cercate solo "quello", desistete. 
- "Ok, ho capito lo spirito, l'emancipazione, lo sguardo cinico... Ma allora si vedono le tette della Lawrence? Ma quanto si vedono le tette? Sai, c'erano pure in Madre!, ma come acquirente del prodotto sono rimasto deluso e ne ho parlato anche al servizio clienti". Mi dispiace per il tuo trauma, ma vedo che hai comunque colto lo spirito di questi film. Posso dirti che, anche se per poco e nel contesto di odiose "scene tattiche" che pudicamente coprono e depotenziano il tutto del 89%, una poppa o due della Lawrence ci scappa. Ma non aspettarti Basic Instinct... anche se... c'è una certa scena che farà impazzire quelli che analizzano la pellicola fotogramma per fotogramma con zoom e rotazioni degne dell'apparecchiatura per l'esame tridimensionale delle foto di Blade Runner...


- "La Laurence nuova Bond Girl?"Assolutamente no. Ma se proprio devo citare qualcosa che ho trovato somigliante alla pellicola con presente nel cast un famoso 007 andrei più su La casa Russia di Schepisi del 1990. Se il libro di origine si intitolava Nome in codice: Diva, non abbiamo certo tra le mani nemmeno una versione bolscevica di un Nome in codice: Nina/Nikita. Insomma, si parla più che si spara, anche se qui e là un po' di azione si trova. Molto bravo anche Joel Edgerton, un po' decorativa ma comunque elegante Charlotte Rampling, abbastanza impacchettato-preconfezionato Jeremy Irons. La regia di Francis Lawrence è stata più movimentata nei suoi Hunger Games, ma il fatto di capire così bene la Lawrence ha permesso di dare corpo all'aspetto più riuscito dell'opera. Girata tra Budapest, Vienna e Bratislava, la pellicola ha un indubbio fascino visivo, una fotografia avvolgente è un buon ritmo complessivo. Una serata interessante te la fa passare, ma una seconda visione non so al momento se desiderarla troppo. Rimane di fatto una pellicola più che discreta, che di sicuro qualcosa trasmette grazie alla Lawrence. 
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