lunedì 5 marzo 2018

Pertini il combattente e Sono tornato


 Al cinema, magari ad una sala di distanza l'uno dall'altro, come negli anni '40, Pertini e Mussolini


Entrambi hanno il cognome che termina in "ini", entrambi si associano alla storia d'Italia, entrambi sono in sala quasi per "par condicio", sotto il clima elettorale.
Sono entrambi "oggetti cinematografici" strani. 
Il film Sono Tornato di  Miniero (regista di Benvenuti al Sud) e Guaglianone (sceneggiatore di Lo chiamavano Jeeg Robot) con Popolizio (molto bravo), Silvia Rocca (molto interessante) e Frank Matano (invero non così convincente) è un remake, di Lui è tornato, scritto da Timur Vermes e già portato sullo schermo da David Wnendt. Nell'originale, Adolf Hitler si svegliava ai giorni nostri dopo essere stato all'inferno dalla fine della seconda guerra mondiale. Mentre girava per Berlino, veniva scambiato per un attore molto bravo nell'imitare il fuhrer, eccentrico al punto da non uscire  mai dalla parte, suscitando l'attenzione di una emittente televisiva. Tra giochi di potere e il classico "non può essere vero", Hitler trova spazio nella programmazione dell'emittente e molti più consensi di quanto tutti si sarebbero aspettati, ma farà qualche "errore mediatico". Il film Sono tornato cambia Hitler con Mussolini e sposta da Berlino a Roma lo scenario. Molte scene sono girate come una candid-camera ("alla Borat", per capirci), per cui Popolizio, vestito da Duce, gira di fatto per le vie di Roma, incontrando le persone e gli umori più diversi e dando alla pellicola un aspetto vuoi goliardico che sinistro. Perché il film vuole essere divertente, ma di fatto ha tutte le meccaniche di un horror vero e proprio, con un aspetto da "seduzione del male" per nulla banale. Il film è veloce, un po' bizzarro, divertente e un po' inquietante. Il cast funziona tutto tranne Matano, che nel primo vero ruolo a 360 gradi della sua carriera, con una importante componente anche drammatica, sbaglia approccio e non riesce davvero a essere credibile. Lo sforzo ce lo mette e per questo si apprezza, ma manca qualcosa e il fatto che sia lui il "perno emotivo" del film fa deragliare qui e là la fruizione dell'opera. Comunque è pazzesco, come già si è visto in Benvenuti al Sud, sempre di Miniero, come con pochissime modifiche di scrittura il remake italiano ricalchi l'originale, ma calzi a pennello anche per il nostro contesto.
Pertini il combattente è un documentario, di Graziano Diana e Giancarlo de Cataldo, che vuole aiutare a far conoscere il "personaggio Pertini" alle nuove generazioni. All'inizio dell'opera un giornalista chiede a degli studenti seduti nella redazione Rai cosa sappiamo della figura di Pertini. Vengono citate le mille canzoni dedicate a Pertini, si fa riferimento al fumetto su Pertini disegnato da Pazienza su Frigidaire, si ricorda l'esultanza di Pertini ai mondiali di calcio e si fa qualche accenno alla vita da combattente della resistenza (citando pure Inglorious Basterds di Tarantino) e poi da uomo politico. Il documentato alterna filmati d'epoca ad animazioni e interviste, espandendo i concetti di fondo già esposti dagli studenti. Si va dalle interviste ai cantanti come Gualazzi e Venditti che hanno scritto qualcosa sul presidente, parlano i fumettisti (Pazienza non c'è più purtroppo), si passa a Zoff che racconta di una celebre partita a carte con lui (l'aerreo su cui si svolse si trova a Volandia, museo aeronautico a due passi da Malpensa) e si arriva al museo della resistenza. Molto toccante il contributo di Emma Bonino che ricorda un momento di grande umanità di Pertini, ma il film non scava più a fondo della "icona pop Pertini", pur facendosi apprezzare per una confezione e una colonna sonora di pregio. Manca qualcosa pure qui quindi, esattamente come per Sono tornato. Sono entrambi film politici che di fatto rifuggono ogni intento politico, si fondano strutturalmente sul fascino che queste figure storiche oggi ancora suscitano (magari più dei politici attuali), ma non vanno oltre alla Vox populi. Che sarà pure Vox Dei, ma si ricorda troppo poco di quanto sarebbe bello invece ricordare di questi personaggi. Ho quasi il timore che entrambe le pellicole, proprio perché in sala sotto periodo elettorale, si siano un po' auto-imbavagliate e involute, con la pellicola su Pertini che da un po' l'impressione di essere stata gettata nell'arena per logiche di par-condicio. La pellicola su Mussolini funziona in ottica satirico-horror, il documentato Rai ha la freschezza e un linguaggio superiore a qualsiasi fiction/biografica che parte sempre con il personaggio storico che sta per morire e inizia a raccontare tutta la sua vita impersonato da Beppe Fiorello. Parlare di quel periodo storico, dopo quasi 80 anni, con degli approcci originali, è di sicuro un merito che va riconosciuto ad entrambi i lavori. Ma è un dibattito che da qui, da queste basi, bisognerebbe espandere con opere di maggiore approfondimento, magari con un po' di cattiveria in più e voglia di celebrazione in meno. Comunque, come dice il detto: "Chi ben comincia...". 
Talk0

Nessun commento:

Posta un commento