lunedì 15 gennaio 2018

Battlefield 1 "revolution" - il nuovo modo di divertirsi (?) in multiplayer



Ok, da poco sono pure io "sulla barca". Perché ti sentì un "solo al mondo" (Una promessa è una promessa cit.) se non provi dei giochi multiplayer. Tutti i tuoi amichetti (e parlo di gente tra i 40 e 50 anni) si divertono tutte le sere a rivivere battaglie steampunk ispirate alla prima guerra mondiale e tu no? E allora ci provi, memore di quelle dieci partite a Doom Arena nel '98 e dell'ancora favoloso Unreal tournamnt giocato per ore nel 2000 e in versione PS3 per alcuni mesi. Da lì Call of Duty mi avrà regalato, per una meccanica di gioco che reputo parecchio meno divertente che Unreal e soci, una trentina di partitine online buone in 15 anni. Crysis 2 tre o quattro settimane. Una connessione fino a poco fa non idilliaca non aiutava certo, ma è stato un po' anche l'incontro con le nuove generazioni di player ad essere negli anni piuttosto traumatico. Nessuno con una vaga idea di "fare squadra", gente che ti insulta se non giochi esponendoti ai colpi in mezzo al campo di battaglia, bonus tipo "bombe nucleari" e cani, che spesso sono peggio delle bombe nucleari, in grado di scovarti e uccidere anche se sei il giocatore più attento del mondo. E poi la profonda slealtà del procedimento di crescita, dannazione!!! Una volta nelle arene di gioco tutte le armi serie disponibili respawnavano, dopo un dato periodo di tempo in un certo luogo, e tutti i giocatori entravano in gioco con le stesse armi democraticamente insignificanti. Oggi solo per il fatto che "esisti" online da un mese o due (senza essere bravo) parti con giocattoli tritacarne fuori-scala in grado di falciare come pomodori i giocatori più giovani. E c'è chi paga soldi veri per avere questi "bonus", perfino (almeno fino all'anno scorso) a costo di comprare e bere lattine di energy drink alla taurina per riscattare codici bonus per avere "esperienza doppia" per un week end o due!!! In tutto questo strano teatrino io mi sono ritirato a vita di clausura nei Game e modalità single player, ma in fondo i single player stanno morendo perché oggi il mercato, come dichiarato candidamente da Electronic Arts, spinge sulla "condivisione" dell'esperienza con una forza e concretezza tale che software House come Bethesda lanciano campagne come "Save player one". Chi vuole giocare da solo è ormai destinato a estinguersi come le foche? Forse. E allora proviamo Battlefield e Overwatch, in pratica tiratici dietro durante le feste, in versione full optional, per una ventina di euro in tutto tra black friday e promozioni collegate. 


Dovrebbero essere giochi che rispondono con concretezza ai problemi di individualismo menefreghista alla Call of duty, giochi in cui se non combatti facendo squadra muori subito. Perché io ho il problema dei problemi, che sta a monte di tutto il discorso. Non ho più di tre amici in croce che si dedicano allo stesso gioco, sono tutti "dispersi" tra giochi di guida, calcio, picchiaduro e sparatutto e se "perdo l'attimo", visto che la vita lavorativa non perdona e il tempo è tiranno, capita che prendo il gioco quanto quei tre non ci giocano più da mesi. Poi sfiga vuole che se il gioco non è "realistico, bello di guerra, storico" i miei amici manco se lo cagano, perché devono in qualche modo giustificare alle mogli (che li guardano perplesse mente occupano il loro televisore durante la trasmissione de "Le tre rose di Eva") che stanno tipo partecipando a una ricostruzione bellica supportata da documentari del Focus Channel. Certo, la rete è piena di clan e amici dotati di cuffie e coordinazione con cui interagire se c'è la voglia di cercarli, ma fa brutto perché io finisco per cercare istintivamente i quarantenni e non li trovo. Cercare del ragazzini per giocare mi fa sentire come quei maniaci del pacchetto e psicologicamente non è un'esperienza alla quale ambisco. E poi non vorrei nemmeno finire come un mio amico che per non deludere il suo gruppo online si trova puntualmente con il clan tutti i gironi per sei ore... Ok, sono parecchio complessato, lo ammetto. Tirando le somme: per divertirmi devo per forza avere fiducia in giocatori estranei/sconosciuto/di età e nazionalità ignota. Questa procedura non è facile o divertente in moltissimi casi, allora mi affido a giochi in cui "fisiologicamente" ipotizzo (anzi, prego) che senza un'idea di fare gruppo non ci si giochi proprio. Riposto per il momento con tanta paura per il futuro Overwatch, metto nella play Battlefield 1, che mi hanno sponsorizzato da mesi come il nuovo messia dell'online. È il mio primo Battlefield dai tempi di Bad Company, naturalmente giocato in singolo. Lo installo e gioco nel breve single player per scaldarmi. Mi girano già le balle perché un single player così potevano farmelo più lungo e io ero pure soddisfatto solo con quello. Graficamente è sbalorditivo, la trama è molto interessante e l'esperienza complessiva  mi convince al punto che il giorno dopo sono di nuovo da Mediaworld a cercare in offerta il nuovo titolo spin-off della saga Battlefront Starwars II. Bellissimo "il senso della vita" esposto nel primo capitolo della campagna, magnifico il capitolo ambientato in Italia sulle montagne, trascinante il deserto con i suoi spadaccini a cavallo, epiche le battaglie aeree, gli zeppelin, le città in fiamme a cui si accede dalle foreste. I carri armati pre - seconda guerra invece sono una merda, pare di guidare i carri di cartapesta del carnevale di Viareggio, ma ce ne facciamo una ragione. Va bene, dopo una decina di giorni mi decido a entrare in una partita multiplayer, non prima di aver visionato su YouTube qualche gameplay di gente che sa quello che fa. Disastro. Mi viene da piangere da tanto sono incredulo. Mi sono completamente sbagliato sull'idea che fosse un gioco di squadra. Quello che mi trovo davanti è la versione pulp dell'ora di ricreazione di quando stavo alla scuola materna. Avatar di soldati in armi che celano bambini in cerca di un giocattolo o di una altalena. "È mio!!!!!". Che sia un mortaio, un aereo, una jeep, una moto o un cazzo di carro allegorico di Viareggio. Una corsa frenetica al giocattolo, con il quale perdersi, per i cazzi propri, in uno scenario fin troppo vasto. Ci sono i fissati del cavallo, che girano per chilometri nel nulla come se fossero in "Barbie passione ippodromo". Ci sono i nostalgici dei simulatori di volo del PC del 1993, che salgono su ogni oggetto con le ali per planare sopra boschi e montagne. Ci sono i patiti delle torrette/mitragliatrici inchiodate a terra, che girano su se stessi come in un tiro a segno da parco giochi. Quelli che non sono a bordo di qualcosa se ne stanno in genere sdraiati per terra come dei sassi per tutta la partita e danno l'impressione di volersi abbronzare digitalmente più che fare i cecchini. Non c'è nessuno che cerchi di combattere per le strade imbracciando un fucile o anche solo che cerchi di combattere in genere. Per spingerti un po' a farlo, gli sviluppatori ti danno dei bonus di attacco assurdi, come baionette in grado di fare più danni di una mitragliatrice, ma è tutta fatica sprecata. Salire su un giocattolone è più bello e il gioco lo sa di questa deriva, facilita il respawn su più tipi di giocattoli sempre disponibili. Se poi un bambinone ti frega il comando alla guida di un giocattolo, puoi sempre sederti vicino a lui sullo stesso, imbracciando una mitragliatrice e non è il massimo dell'esperienza. Sui carri di Viareggio si spara con difficoltà e poco appagamento, sugli aerei c'è una gestione dei movimenti in relazione all'abitacolo che più che irrealistica sembra proprio demenziale. Ogni tanto hai la brutta sensazione che ci sia gente che gioca a un gioco diverso, perché ti chiedi come sia possibile che loro siano in testa alla classifica con 50 uccisioni mentre tu, scegliendo pure le zone più calde della mappa, hai incontrato al massimo una decina di player. Non è una bella cosa. 
E questa è la media delle partite "casual" a cui io ho assistito e partecipato. Ho constatato che le partite a cui partecipano squadre organizzate sono ben altra cosa, ma se hai solo un paio di amici a quel livello non puoi ambire e alla fine ti trovi a scorrazzare in questa specie di circo, tanto spettacolare a vedersi quanto inconsistente sul piano delle intenzioni dei giocatoti. Però se qualcuno così si diverte sono felicissimo per lui. Ma voglio provare ad insistere un po' di più prima di tornare tra le braccia di Wolfenstein, perché magari è colpa mia che non sono nel mood giusto. In fondo, chi non ama i carri di Viareggio? 
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