giovedì 13 luglio 2017

Spiderman Homecoming - la nostra recensione del nuovo cinecomics Sony / Marvel




- Due parole di inquadramento: all'origine c'era un ragazzo orfano allevato dagli zii del Queens, un ragno radioattivo, i grandi poteri e le grandi responsabilità. Poi è arrivato un costume improvvisato in cantina, incrocio tra una tuta, un pigiama e occhialini da saldatore ad accompagnare il tocco da vero genio, un lancia ragnatele costruito tutto da lui. Stark lo ha scovato, in rete, nelle sue prime imprese da vigilante, si è un po' intenerito e un po' appassionato, da allora tutto è cambiato. Un costume nuovo hi-tech (che ricorda  il "giubbotto del futuro" di Ritorno al Futuro 2 ed è a tutti gli effetti una versione light della tuta di Ironman), un numero di cellulare che mette in contatto diretto con Ironman, la voglia di fare tantissimo dopo essere stati lì, in prima linea, in quell'aeroporto a Berlino in cui si è combattuto il più duro scontro della Civil War supereroistica. Peter Parker è pronto, già due ore dopo lo scontro in cui ne ha date (poche) e prese (molte) da Captain America. Peter Parker è carico a pallettoni, gasato all'inverosimile alla sola idea di entrare nella serie A dei supereroi, magari con una stanzetta nella Avengers Tower. La scuola, dove è più che bravino, viene dopo. Gli amichetti e la bella Liz vengono dopo. Lui c'ha da fare le cose importanti, il cosiddetto "stage alla Stark", che gli occupa ogni goccia del tempo libero, in realtà è un autentico trainer da supereroe... o per lo meno questo è quello che pensa lui, perché nessuno di fatto gli ha detto di "allenarsi a fare il supereroe". Almeno non "troppo". Perché purtroppo è ancora un "minchietta".  Non ha ancora capito che non può lanciare la ragnatela dove non ci sono i palazzi, non si è mai scontrato con gente che vuole davvero cercare di ucciderlo con armi serie, non ha ancora fatto i conti con la forza di gravità. Non basta aver ricavato una bat-caverna grande come un armadietto segreto a scuola. Tony Stark, Ironman, suo "mentore", sente che il bimbo pur molto promettente deve passare ancora un po' di tempo a giocare nella primavera. Deve capire cosa fare da adulto, deve conoscere il territorio dove vive, deve diventare prima grande e responsabile e poi, a tappe, un amichevole Spiderman di quartiere per solo poi volare nei team-up ad affrontare le minacce cosmiche. Stark sente il peso di essere diventato un pessimo adulto, come lo era stato suo padre, sente e di aver deluso tutti con la storia di Ultron, non vuole fare errori con il suo "bimboragno". Un gps attaccato alla ragno-tuta, un "baby monitor" per registrare dai suoi occhi quello che fa, il suo uomo di fiducia Happy impiegato a tempo pieno a leggere i whatsapp di Peter, controllo di scuola, amicizie, territorio. Iron Man ci tiene, ma è come un papà iper-protettivo alle prime armi, un po' goffo e un po' troppo sensibile magari. Non gli permette di fare niente di veramente supereroico e il ragazzo freme, freme per entrare in azione. Pure la bella zia May, la milf più venerata del Queens, si preoccupa perché Peter, da sempre un ragazzo intelligente e posato, ora salta le lezioni a scuola e non parla più con lei. Questo caos lo avvertono anche i suoi amici di scuola, gli insegnanti, i conoscenti di quartiere: il piccolo Parker ha la testa tra le nuvole. Il costume rosso e blu è troppo importante però, il babyragno deve usarlo per combattere il crimine con le sue ronde, la posta in gioco è alta, è bello aiutare il prossimo e c'è anche un mostro meccanico volante da combattere nei cieli di New York. Una nemesi seria e competente, forse troppo: l'avvoltoio. Adrian Toomes prima di diventare l'avvoltoio era un costruttore edile serio e responsabile. Il perfetto vicino di casa che ama la sua famiglia e da una mano con il giardino. Quando i chitauri caddero dal cielo e si scontrarono con gli Avengers l'intera New York era di colpo piena di resti di alieni e astronavi da raccogliere e Adrian aveva un grosso contratto per lo smaltimento. Fino a che arrivò Damage Control, di proprietà di Tony Stark, uomo più ricco della terra. Damage Control aveva l'esclusiva su roba che evidentemente non era sua, ma burocraticamente sollevò l'impresa di Adrian dall'incarico e lui finì sul lastrico. Ma Adrian non si arrese e anche lui, nella sua cantina, insieme al suo piccolo gruppo, costruì un bel costume. Da allora decise di intascarsi quanti più possibile dei ghiotti cimeli spaziali, magari sottraendoli a chi li aveva "legalmente". Decise di studiarli, elaborarli, adattarli, diventando il più Figo inventore/ricettatore/ladro di oggetti hi-tech alieni del creato. Una giusta vendetta sociale che però sta sbracando nel crimine, in quanto nuovi e strabilianti giocattoli sono ora a disposizione di una nuova classe di delinquenti, i super-criminali. Solo Spiderman si è accolto dell'avvoltoio, ma gli adulti non vogliono dargli retta o, per lo meno, non vogliono che si faccia male. Riuscirà Peter a fermare l'avvoltoio e, soprattutto. a vivere una regolare vita di adolescente del Queens? Perché oltre ai super criminali c'è la scuola, una Morte Nera di Lego da assemblare con il suo migliore amico, il concorso dei cervelloni, il bulletto da sopportare, una splendida ragazza da conquistare e la dolce Zia May da non deludere. Ma tutto questo è ordinaria amministrazione, se sei Spiderman.


- Uno Spiderman a cui "puzzano i piedi": prendo in prestito questa espressione da Francesco Alò, uno dei critici cinematografici italiani che più ammiro. Quando arrivi a sentire il sudore di un personaggio cinematografico, quanto arrivi a sentirgli pure la puzza dei piedi, hai toccato un livello di realismo importante, anche se magari un po' sgradevole all'olfatto: hai un elemento di verità in più, tutto diventa tridimensionale. E questo Spiderman, ispirato alla versione su carta ringiovanita e "ultimizzata" di Bagey e Bandis (una delle run più longeve e amate dopo quella di Lee/Kirby sui Fantastici 4),  è così: tutto sudato e sporco come sanno sporcarsi solo gli adolescenti, tutto carico di febbrile mobilità ed entusiasmo, di endorfine. Tom Holland suda, salta come un grillo, sgrana gli occhioni per lo stupore, affronta stoicamente la sfiga di cui è permeato l'arrampicamuri ma soprattutto sa rialzarsi. Cede allo sconforto ma sa sempre rialzarsi, più forte, più eroico. E soprattutto è ironico e con i piedi per terra, a chilometri dallo sbagliatissimo, bidimensionale e bulletto Spiderman di Garfield. È vero come adolescente come è vero il Queens, lo scenario multi-etnico, colorato, formativo, povero ma non privo di entusiasmo in cui Peter Parker vive. Senti davvero che in quel negozietto all'angolo puoi trovarci i migliori panini di New York, avverti l'afa della sala di punizione della scuola, il profumo della compagna di classe carina, Liz, che in bikini ti si avvicina e ti invita a un bagno notturno, la puzza di pesce che ti si impregna se cadi in acqua dal traghetto locale. Spiderman Homecoming vive di un ambiente ricco, pulsante, abitato da personaggi simpatici quanto credibili, ragazzini veri. Ed è anche un mondo squisitamente "fringiano", in cui la tecnologia aliena, gli oggetti mistici e le armi in vibranio esistono, dove gli accordi di Sokovia sono studiati sui libri di scuola. L'universo Marvel "vive" e ha cambiato la società, la tecnologia non è più esclusiva di super scienziati come Hank Pym o Tony Stark, non è più rara e contesa tra società segrete come Hydra e Shield, ma è alla portata di tutti, del tuo vicino di casa. Uno che ieri smaltiva auto da rottamare, oggi giocherella con campi di forza che aprono pareti magiche, con braccia di Ultron-cloni usate come saldatrici, con alianti alieni da cui si possono ricavare ali come quelle di Falcon. E di colpo i super-criminali hanno davvero un senso, i vigilanti come Spiderman hanno davvero un senso. Unendo i puntini di tutti i film Marvel/Disney precedenti, spostando l'obiettivo dagli eroi alla gente comune, ci troviamo davvero qui, per la prima volta, nel mondo descritto da Marvels di Busiek e Ross. Ed è più che credibile e per nulla macchiettistico il villain portato in scena da Michael Keaton, è pieno di sfumature. È intelligente, curioso, veloce, ha un suo chiaro codice morale, cuore e senso dell'onore. Non è per nulla un cattivo usa e getta e ci si trova più volte a pensarla come lui, a giustificarlo e a tifare per lui. Il suo costume è più corazzato e ha più gadget di Batman, ma è tutto intriso di American Dream, personalizzato e pimpato, così come il magnifico giubbetto in pelle da aviatore che decide di usare nelle sue scorribande al posto di più seriose soluzioni hi-tech. Keaton, che ha in port-folio un arsenale di facce da matto, ha qui il suo ghigno più cattivo da Beatlejuice, ma non eccede in faccette, ti fulmina sollevando solo un sopracciglio ma ti convince ugualmente quando parla della sua famiglia e il volto subito si illumina. Un'ottima prova. Molto buona anche l'idea di usare Iron Man come mentore e Happy come cane da guardia severo ma non troppo, anche perché pesca a piene mani anche dalle storyline che il mensile Amazing Spiderman presentava nel pre, durante e post Civil War. Mi sarei aspettato ad un certo punto il costume del Ragno Rosso, ma forse non è ancora venuto il momento giusto. Nerdate a parte, Robert Dawney Jr, anche per merito di un'ottima sceneggiatura, riesce in questa pellicola a meglio ricucire e armonizzare il suo personaggio rispetto alle precedenti pellicole. Stark è gigione come sempre, ma ha anche sfumature molto umane, paterne. Il film funziona come perfetta parte 2 di Civil War dando una bella chiusa al suo personaggio. Non si sa ancora se dopo i due nuovi film degli Avengers l'attore confermerà il ruolo, ma questo è "per lui" decisamente un finale più appagante di Iron Man  3


Favreau , nel ruolo di Happy, gioca molto con Holland, hanno una buona intesa e tempi comici e sono molto divertenti le scene in cui battibeccano. Così come conquista il simpatico e cicciottello Jacob Batalon nel ruolo del migliore amico di Peter, Ned. Ned, che è un personaggio del tutto inedito, è davvero uno spasso. Logorroico, buffissimo, invadente quanto fidato, sveglio, indispensabile. È il grande cuore ciccione del film e non sbaglia una sola scena in cui è presente. Il fatto che lui sappia che Peter è Spiderman permette al nostro eroe di raccontarsi e smitizzarsi, ammorbidendo quell'aria malinconica propria dell'arrampicamuri classico che poco si sposerebbe con l'età anagrafica dell'attuale bimbo-ragno. Ned è il suo assistente, il "tizio alla scrivania" che spesso aiuta l'eroe con dati, mappe e hacking. Tutte attività che risultano maldestre e buffissime ma sopratutto originari e godibili da seguire. Non poteva mancare Flash Thompson, il bulletto cattivo degli incubi del nostro eroe, anche se Tony Revolori invece che la solita stupida montagna di muscoli lo presenta come un ragazzetto simpaticamente acido e sopra le righe, cattivello ma non crudele... una specie di Squiddy di Spongebob, in assenza di un paragone migliore che non mi viene. E dopo aver parlato di tutti questi maschietti, passiamo all'altra "metà del cielo". È magnifica e incantevole Marisa Tomei nel ruolo di zia May, una donnina minuta e solare che insegna a Peter a ballare prima del ballo di classe e che piange la notte se non ha notizie del nipote da troppe ore. È un mix di forza e fragilità che conquista. Assomiglia un po' a Scarlett Johannson in Her, Jennifer Connelly nel ruolo "vocale" (ovviamente nella versione americana) di Karen, detta anche "lady tuta", un po' l'equivalente di Jarvis per l'armatura di Iron Man. Più di  una semplice "Siri" spersonalizzata, una vera motivatrice / psicologa che riempie di complimenti e consigli sentimentali il nostro eroe e se vogliamo un altro centrato artificio narrativo per permettere a Spiderman di raccontarsi anche mentre si trova da solo a saltare di ragnatela in ragnatela. Funziona bene, come funzionano bene anche la dolce Liz interpretata da Laura Harrier e la strampalata ma intrigante Michelle, interpretata da Zendaya. A parlare di loro due rischio il linciaggio per spoiler, mi limito quindi a dire che sono dei bei personaggi che non rimarranno indifferenti per la vita futura del nostro eroe.



- per Millar il migliore film Marvel finora, ma per me? Per me uguale, ma con la consapevolezza che se non ci fossero stati i film precedenti non avremmo mai avuto un simile risultato. L'universo Marvel ritrova finalmente il suo centro di gravità mettendo al centro di uno dei suoi film migliori un ragazzino: un ragazzino inserito in una classe di ragazzini simpatici e credibili, autentici come i milioni di lettori a cui sono principalmente rivolte le storie a fumetti (che ci siano poi linee editoriali destinate agli adulti è cosa secondaria) dei supereroi Marvel. Ed è qui come se idealmente Ironman, il personaggio con cui tutto è cominciato, chiudesse il cerchio e cedesse un po' il testimone alle nuove generazioni, ritagliandosi un ruolo futuro più defilato, dopo aver costruito un presente che è ormai "altro", distopico rispetto al nostro. Jon Watts conferma, dopo gli ottimi The clown e Cop Car di essere un ottimo regista di storie per ragazzi, come lo era Donner ai tempi dei Goonies. Ieri come oggi in scena dei ragazzi veri, con il loro modo confuso di parlare, con la loro adrenalina, con l'entusiasmo e una voglia infinita di fare la loro parte in un mondo in parte reale e in parte fantastico. Ieri sotto ad un faro nei pressi di Astoria c'era un covo di pirati pieno di "tracobetti" e criminali, oggi tra i cieli del Queens puoi scorgere un uomo ragno piccolo piccolo appiccicato in modo sgangherato a un avvoltoio metallico. Questo è lo spirito giusto di fare cinema che piaccia tanto ai ragazzi quanto ai bambinoni troppo cresciuti che non vogliono dimenticare quanto era bello essere alle medie a sfogliare in un pomeriggio assolato i fumetti. Poi i cinefumetti, esattamente come i fumetti, possono essere anche "altre cose", possono parlare il linguaggio degli adulti, fare satira, fare vera fantascienza e critica sociale. Ma il fumetto di supereroi nella sua forma più semplice (ma mai banale) è questo e Spiderman Homecoming lo incarna al meglio. Il sequel, già schedulato, sarà il primo film Marvel post guerra spaziale contro Thanos. Chissà se ci troveremo di nuovo in un mondo diverso. Chissà se al nostro bimbo-ragno di quartiere saranno già comparsi i primi accenni di barba. 
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