venerdì 7 luglio 2017

Shin Godzilla - la nostra recensione!



- "Chi comanda qui?". Forse è racchiuso in questa unica domanda tutto il senso di questa straordinaria nuova pellicola sullo storico mostro gigante della Toho.
Un mostro enorme, sconosciuto, muta-forma e terrificante si sta muovendo dal mare verso la costa, verso Tokyo, e solo la politica, una farraginosa, elefantiaca, ottusa e "vecchia" casa del potere può fermarlo. La creatura si avvicina, iniziamo a piovere i danni sui tunnel sottomarini, sulle barche, i porti e il lungo corteo dei burocraticini si sposta febbrile da una sala all'altra del palazzo del potere, indicendo febbrilmente, come psicotici, commissioni e sotto-commissioni, organizzando interventi di budget e comunicati stampa, arrivando alla demenziale pratica di cambiarsi più volte di vestito (da giacca e cravatta a giubottini del servizio civile e poi mimetiche), per dimostrare quanto questi omini siano attivi sul campo. C'è un nuovo sviluppo? Riunione del quarto piano in stanza del primo ministro sospesa e indire nuova riunione al piano di sotto, con lo stato maggiore. Un aggiornamento dalla TV? Riunione sospesa e tutti al terzo piano nella stanza TV con televisore grande e preparare nuova riunione al sesto piano per stabilire linee guida per l'incontro con la stampa insieme al ministro degli interni. Ci sarebbero feriti e palazzi a terra? Tutti di nuovo nella stanza del primo ministro e in teleconferenza con ministero della difesa, infrastrutture, servizio civile e sanità. È tutto un andare avanti e indietro di corridoi, sedersi, bere un tè, aspettare il momento del proprio intervento, leccare il culo ai politici più in alto o lamentarsi se i propri pupilli non leccano abbastanza il culo. E se uno di loro, soprattutto i più ragazzini, ha un'idea intelligente o dei dati scientifici interessanti su "che cacchio sta succedendo", non può comunicarlo o essere preso sul serio se chi è più in alto di lui, o l'ha portato al potere come suo capogruppo, la pensa diversamente. Perché sarebbe un disonore, un imperdonabile schiaffo all'etichetta. E intanto il mostro avanza e (schiaffo morale), mentre ancora il governo giapponese è ufficialmente convinto che sia un vulcano sottomarino o una corrente di aria calda (nonostante abbia appena visto una cosa immensa uscire dal mare) viene chiamato Godzilla dagli americani, i potenti americani che stanno sulla costa con le loro navi e le loro bombe. Intanto il popolino burocraticino nipponico annaspa e colleziona figuracce con la stampa. Ci sono possibilità che il mostro possa arrivare sulla terraferma, ma il frato-cugino raccomandato del ministro dell'interno dice che non è possibile, si indice conferenza stampa sul fatto che il mostro non toccherà mai terra e tre minuti dopo Godzilla è in centro a Tokyo. Chi comprende cosa fare non può dare ordini e quando arrivano gli ordini da eseguire, dopo l'ennesima strage, ci si incarta su pagine e pagine di emendamenti per cambiare la legge e permettere legalmente che quegli ordini si trasformino in un intervento effettivo. C'è chi vuole abbattere la creatura dopo tre secondi che si è convinti che non è un vulcano sottomarino e al contempo c'è chi vuole catturarla, magari con una rete molto, molto grande. E dopo un immenso tempo necessario per parlare, chiamare esperti, ricercare esperti momentaneamente scomparsi e ri-parlare, qualche volta bisogna pure agire. E allora via ad altri dubbi, mentre si hanno già le truppe schierate sul territorio. Si vogliono salvare tutti, ma proprio tutti i cittadini, compresi due cretini che si aggirano in un'area deserta già evacuata da ore perché, appunto, cretini... oppure, chissene dei due fessi, dare fuoco alle polveri e cercare di buttare giù un mostro che da quando è giunto sulla terra ferma tira giù Tokyo palazzo dopo palazzo da ore? Oppure: andranno bene i rifugi antiatomici per i civili contro un mostro che potrebbe schiacciarli con il suo peso? E chi dovrebbe gestire l'evacuazione: l'esercito o la polizia? E gli interventi veri e necessari non arrivano mai... perché una risposta a quella domanda iniziale, quel "Chi comanda qui?", non arriva mai. L'America è pronta a salire in cattedra, con la sua delegata-idol jappo-americana (che ricorda molto la Asuka di Evangelion per carattere), che come prima richiesta, con mostrone in azione, chiede di trovarle un negozio di Gucci per cambiare il suo scarno bagaglio di vestiti. All'interno del governo giapponese comunque si è costituita una piccola ma cazzuta (e assolutamente nerd) commissione scientifica che sta cercando davvero di capire il mostro e come fermarlo. Avrà mai voce in capitolo? Come finirà la vicenda? Riuscirà Godzilla a radere al suolo Tokyo o per lo meno a sfoltirla di qualche burocrate di troppo?


- Quando pure la natura si incazza delle tasse che paga: è incredibile, pazzesco, il modo in cui pure noi italiani vedendo questo Shin Godzilla, saltando i più immediati gap culturali, arriviamo a desiderare che un lucertolone gigante decida di farsi una camminata su Montecitorio. Il geniale Anno, accompagnato alla regia dal veterano Shinji Higuchi (e speriamo che Anno presto torni a lavorare insieme ad un altro Shinji...), con il suo mostro scheletrico, spurgante sangue e vomitante lava dalla bocca espandibile alla Predator, butta via il canovaccio classico, la solita solfa da terza asilo della "natura che si ribella all'uomo cattivo che inquina" e congeda un attimo pure i traumi post - bomba atomica che avevano senso cinquant'anni fa. Crea invece un Godzilla dell'oggi, attuale, che punta il dito su quello che siamo diventati come civiltà moderna nonostante i terribili errori del passato recente non ancora metabolizzati e che ci avrebbero dovuto pur insegnare qualcosa. Il Giappone di Shin Godzilla oltre ad aver venduto l'anima agli americani (che hanno pure "branderizzato" il nome del mostro) appare come una società con tante buone intenzioni ma stritolata da una classe dirigente legata quasi sessualmente dalla voglia di burocrazia a tutti i costi. Un amore malsano per protocolli, sotto-commissioni, tavoli di intesa allargati che, meravigliosamente, dovrebbero garantire la parola a tutti ma che, kafkianamente,  spesso al lato pratico impediscono di intervenire con la velocità necessaria quando più serve. E a questo democraticissimo immobilismo si aggiunge una gerontocrazia significativa, dai toni feudali. Anno non ha dubbi su chi sia il vero mostro di questa pellicola: degli omini in grigio, vecchietti e dall'aria infida, che guardano con occhietti cattivi chi gli è subordinato e ha appena detto qualcosa di intelligente e ovviamente diverso da quanto avevano pensato loro. Il paese è intelligente e potrebbe fare grandi cose senza questo modo di concepire la politica. Ma come cambiare le cose? Servirebbe giusto una parte terza, "la natura", per attivare a una rivoluzione che non comporti il sangue che si potrebbe trascinare per anni. Servirebbe un mostro gigante. Peccato che i mostri giganti non esistono e quindi non possono rendersi utili per testare la capacità decisionale di un governo e permettere dei cambiamenti di fondo. Peraltro il Godzilla di Anno è un terribile e spaventoso mostro incredibilmente "a modo". Ci sono bellissime scene d'azione, che rimandano spesso, anche per accompagnamento sonoro, all'anime più noto di Anno, Neon Genesis Evangelion, ma il mostro gigante (frutto di una computer grafica che sposa alla perfezione le tutine in lattice dei primi film di Godzilla, dandogli un aspetto concreto e tridimensionale, fatto di muscoli e grasso) è davvero un tipo professionale, si muove con cura interpretando un ruolo a metà tra l'assistente sociale e l'ispettore d'igiene. Arriva lento lento, dando al governo il tempo per organizzare un'evacuazione. Raggiunta la terraferma inizia a nuotare nei corsi d'acqua interni, perdendo tempo e facendo il minor danno possibile. Scalcia macchinine vuote lasciate in strada, butta giù palazzi sgombri, attacca solo se disturbato in modo mooooolto significativo. Ogni tanto va via, permette di fare delle pause di riflessione, ma quando ritorna appare più alto e più grande, per consentire di avvistarlo il prima possibile e agire in anticipo. Poi ovviamente però arriva il momento in cui ti dà il voto, sulla tua prestazione come "governo che affronta una calamità". E allora sono dolori, partono fiamme blu da tutte le parti. Ma poi si gira pagina e riparte la trafila e se il mostro vede che stai migliorando ti dà pure una mano, ti mette il più o un mezzo voto di incoraggiamento, ti permette la domanda a piacere... non è poi così stronzo. La natura dà la pagella, nella più evidente metafora di tutti i tempi.


- ma quindi si parla, si parla, si parla, si parla e ancora si parla un casino? Sì. Si parla un casino, ma ci si diverte un sacco. C'è molto humour nero, spesso pure involontario, ma la messa in scena è sempre gustosa, elaborata. Il cast è molto valido (la idol, la Hishiara, pur simpatica e carinissima recita come una idol, ma alla fine non si riesce a volerle male, anche perché è uno dei personaggi più divertenti), si avverte un ottimo gioco di squadra e la direzione degli attori risulta buona. Hiroki Hasegawa ha il giusto carisma per tenere insieme la baracca e Jun Kunimura è una roccia. I colpi di scena abbondano e, anche se ci sono così tanti personaggi che a una prima visione non si riesce a ricordare tutti, non ci si perde mai nei meandri della trama, tutti hanno il giusto spazio. Certo poi arrivano le scene con il mostro, e sono davvero qualcosa da vedere, magari su un maxi schermo gigante. È stato compiuto un grande lavoro, tra animazione tradizionale, modellini e sculture in lattice. Questo Godzilla è vivido, primordiale, feroce, inarrestabile quanto inaspettatamente  lisergico, distaccato come un Buddha. Una doppia natura che affascina e sorprende, quanto gli occhi da pesce della sua prima forma o la sua immensa coda di serpente con anima propria della forma numero quattro. Anno prende il mostro di Honda e lo rivoluziona esteticamente, scarnificandolo e corrompendolo, pur lasciandolo sapientemente e rispettosamente invariato nella sua natura originale. Anno traduce al moderno senza tradire, pescando a piene mani dalla sua esperienza di regista di cartoni animati "evangelizza" la figura di  Godzilla per inquadrature, montaggio e uso dei dialoghi, ma mantiene un rapporto forte con la fonte originale, quasi intimo. Le scene d'azione sono un vero spettacolo da vedere e rivedere, hanno sempre una impostazione chiara, netta, geometrica, riconoscibile e un esito sempre inaspettato. Sono cariche di dettagli e in generale un autentico orgasmo visivo. Godzilla da pesce radioattivo cresce e raggiunge la spiaggia, con il sistema respiratorio che mutando spurga sangue dalle branchie sul collo. Fa i suoi primi passi come un bambino e abbatte i primi palazzi appoggiandosi a loro, cercando di imparare a camminare eretto. Poi cresce, gli arti inferiori diventano possenti e la coda infinitamente lunga, una massa da spostare. Quando inizia a sputare fuoco il suo corpo si accende da dentro di luci bluastre e i suoi occhi esplodono come ustionati fino a che il fuoco fuoriesce dalla bocca incontenibile, come un vomito continuo, fino a che raggiunge la perfezione del raggio laser. C'è un lavoro immenso dietro questa creatura. Speriamo di vederla ancora, nelle sue future evoluzioni. Magari contro qualche altro mostro rivisitato e modernizzato. Per il futuro imminente si parla di un film di Godzilla animato, non è chiaro con quanti agganci con questo Shin Godzilla, ambientato nel futuro. Sarebbe bello che Anno tirasse fuori un nuovo film live come questo.



-Grazie Dynit: è doveroso ringraziare Dynit, la Stardust e Minerva se questa pellicola di Godzilla è riuscita ad arrivare sugli schermi italiani. Le pellicole della saga del Godzilla originale giapponese arrivate in sala ormai di perdono all'alba dei tempi ed è quindi una vera gioia questo ritorno. Anche perché il Godzilla originale è davvero diversissimo da quello USA e quest'ultimo capitolo confezionato da Anno è in assoluto per me già una delle pellicole più belle dell'anno. Dynit confeziona con la sua nota cura l'adattamento e il doppiaggio e il risultato finale risulta egregio. Speriamo in nuove repliche in sala e in un'uscita in home video carica di extra. Se siete amanti della cultura giapponese è un film quasi obbligatorio, ma se amate il cinema in genere e volete scoprire un nuovo modo per parlare nelle sale di politica, anche facendo uso dell'intrattenimento, questa è davvero una pellicola da non perdere... chissà che a qualche convegno elettorale qualcuno venga fuori con immagini di questo Shin Godzilla
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