sabato 7 gennaio 2017

Sword Art Online the movie: Ordinal Scale - al cinema il 13 e 14 giugno 2017 con Dynit!


E' arrivata da poco la notizia, direttamente dal sito Dynit, e devo dire che per me è una gradita sorpresa. Certo la possibilità si era palesata quando questa estate la Dynit ha annunciato l'adattamento italiano della seconda serie di Sword Art Online, ma nulla è scontato in questo mercato, come Pyscho Pass e altri titoli (momentaneamente "tronchi") ancora insegnano. A questo punto si aprono pure (almeno nella mia testa) delle aspettative per "l'opera gemella" dello stesso autore, Reki Kawahara, quell'Accell World dalla impostazione "più action", ma stiamo per ora con i piedi per terra. Già sento partire gli strali di chi esattamente "non ama" Sword Art Online e avrebbe preferito da Dynit annunci diversi. Ci sono opere più "urgenti", più serie, più richieste, più "complete". SAO è leggerina, molto fan service, fin troppo confezionata ad arte per un pubblico generalista. Comprendo la loro posizione, anche perché certi commenti online sono stati così pedanti e nevrotici da frantumarmi le palle, e sono pronto a firmare una petizione per Argento Soma, Bokurano e Gaogaigar, tutti "in italiano e subito" (non scrivo 8th MS Team perché invece sono sicuro che quello prima o poi arriva, e pure in blu-ray, dopo che una valanga assurda di persone andrà al cinema a vedere Gundam Thunderbolt... ne riparleremo se accadrà), ma credo anche che Sword Art Online abbia qualcosa da dire, anche al di là della sua veste grafica accattivante-ammiccante e della sua trama al contempo sia "non troppo" sentimentale che "non troppo" action. 


Ne abbiamo parlato già "qui"(link) e a questo link vi rimando prima di proseguire questa lettura, per informarvi su questioni inerenti trama e personaggi.
Il merito più grosso che attribuisco a  Sword Art è che oggi per le tematiche che tratta è più che mai "attuale", nonostante la prima light novel sia già di qualche anno fa, senza essere per forza un'opera rivoluzionaria o prima di questo genere. Se andiamo poi nei negozi di videogame oggi stesso possiamo trovare visori come  Oculus Rift e Project Morpheus, e anche se manca ancora il "collegamento neurale" che fa ancora tanto Matrix alla tecnologia dei visori presenti di Sword Art Online (fossero anche stati una eco del Virtual Boy Nintendo) ci stiamo comunque avvicinando. Almeno dal punto di vista della "estetica del videogiocare". Ma se sono ormai decine gli anime e film che affrontano la realtà virtuale (chi se lo ricorda il "sesso virtuale" de Il tagliaerba, e di quanto fosse più Figo di quello in Demolition Man?), per lo più vista nei termini dei giochi di ruolo online (E chi si ricorda Avatar di Oshii in proposito?), SAO affronta il tema adoperando per ogni ciclo narrativo dei punti di vista "sociali", sempre diversi e alcuni per niente banali, andando oltre al "fatto" di raccontare le storie di personaggi che stanno giocando a un videogame. Non si tratta quindi di scoprire come il proprio "avatar guerriero" possa trovare la spada più forte per vincere in serie i 100 livelli carichi di mostri e boss di cui è composta Aincrad, argomento che appiattirebbe la serie a milioni di altri fantasy (anche perché con i vari capitoli di SAO usciti anche per play 3 e 4 oggi potete giocarvelo da soli il videogame, e inoltre esistono side-story più "spadaccine" che presto potrebbero arrivare in animazione.., giusto per accontentare tutti) , non si tratta di descrivere "fughe nella fantasia virtuale  da un mondo reale cattivo" (come nel succitato Il tagliaerba e, in meglio, in Ben X). Ma di rispondere a domande che intrecciano reale e virtuale già ai giorni nostri, nella prospettiva di un futuro vicinissimo. Perché noi a uno schermo ci viviamo oggi più appiccicati di quanto immaginiamo. Si può quindi vivere realmente in un mondo virtuale, creandosi una famiglia, avendo dei figli, costruendosi una casa e trovandosi un lavoro? "Una risposta" nell'arco I di SAO. Si può utilizzare la stessa tecnologia per imprigionare una persona, creare degli schiavi e sviluppare nuove forme di crimini? Si vedano gli archi II e III di SAO.  In questo mondo virtuale i portatori di handicap e i malati potrebbero vivere senza discriminazioni, studiare, trovarsi un lavoro (perché niente gli vieterebbe di avere un ufficio o lavoro con riflessi sul mondo reale se di utilizza un computer) e amicizie? La risposta nell'arco IV. E infine (per ora... Senza dimenticare le light novel ancora inedite in animazione), argomento di questo film Ordinal Scale (creato ad hoc dall'autore in ragione degli ultimi sviluppi tecnologici mobile stile pokemon go): giocare con un videogioco può avere effetti sulla vita e sullo status sociale di una persona, creando delle caste che arrivano a influire sul mondo reale? E se il videogioco mixa il mondo reale e quello virtuale attraverso degli occhiali che riescono a sovrapporli, dove finiscono i confini tra questi due mondi e dove dobbiamo fermarci prima di perderci? SAO riesce con estrema semplicità e leggerezza a convogliare queste tematiche in una unica linea narrativa, senza strafare né apparire pedante. E riesce pure a tirare fuori alcune puntate davvero da applauso, come la terza puntata della prima serie. I personaggi con il passare del tempo appaiono meno banali di quanto di primo acchito possano sembrare e alcuni, come Sinon del capitolo di Gun Gale, sono davvero ben scritti. 


Certo ci sono archi narrativi più riusciti di altri, personaggi (la bambina "digitale" la tollero pure io con enormi difficoltà) e mondi più interessanti di altri (bella Aincrad, ottima la cyberpunk Gun Gale, Alfheim non mi fa impazzire tanto ma ci ambientano 2 archi più uno special... e vabbeh... Ho delle buone vibrazioni per la futura Underworld). SAO narrativamente poi riesce a scontentare in modo paritario tanto chi vorrebbe più azione (perché quelle che c'è non è davvero niente male) quando chi vorrebbe più sentimento (perché l'impostazione dell'anime vira un po' sulla tematica "harem"), può sembrare didascalico in più punti, ma il modo a cui risponde a quelle domande sopra descritte (ma direi anche il solo fatto di porsele) per quanto parziale, è stimolante e mi ha fatto venire voglia di seguirlo fino alla fine.
E poi è pieno di gnocca, ritratta per lo più nelle pose più ammiccanti possibili (forse l'aspetto che mi "salva" il secondo arco narrativo). I maschietti ringraziano. 
Insomma SAO è piacevolissimo, la A-1 Pictures lo ha reso visivamente molto gradevole e con questo film, fin dal trailer, sembra aver alzato un poco più in su l'asticella.




Mi sa che potrei davvero vederlo al cinema. Di sicuro rientra da subito nei miei probabili acquisti di Lucca 2017.
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