lunedì 30 gennaio 2017

Monolith

Primo tempo di Recchioni, Uezzo e Ceccotti (LRNZ) - un volume fantastico che si legge a 300 km orari su sterrato...




Monolith, la macchina per la famiglia definitiva. Confortevole, cool, veloce, superaccessoriata, adatta a lunghi viaggi e dall'animo umano. Il suo computer di bordo di ultima generazione vi sosterrà nei momenti di fatica e pericolo alla guida, le sue portiere blindate vi proteggeranno dagli incidenti e dai maleintenzionati, i suoi airbag vi salveranno bruscamente la vita in caso di impatto, ma poi vi chiederanno scusa ritirandosi e facendo partire dallo stereo la canzone rilassante che più vi piace. Il suo impianto satellitare vi farà trovare sempre da qualcuno, che sia un vostro caro o mezzi di soccorso, anche se vi siete persi perché non c'è campo (e se avete come operatore 3, sapete che potrebbe essere pure in questo stesso momento e non si sa per quanto). Monolith, disponibile nella verniciatura nero notte metallizzata è solida, gentile e protettiva come dovrebbe essere una vera famiglia, la vostra famiglia. 
Con questo mostro tecnologico votato al welfare familiare in garage, con il suo musetto buffo e squadrato che la fa sembrare un ED 209, un padre sa che la sua famiglia è al sicuro. Fino a che la sua compagna giovane e ribelle in crisi post-adolescenziale se ne scappa di casa con il bimbo, destinazione "diamoci una bella pausa di riflessione lunga e non mi chiedere dove vado", scegliendo come mezzo di fuga non la Monolith, ma una macchinetta brutta e squadrata. Parte l'inseguimento cittadino fino che il padre la raggiunge e, fiero e accondiscendente, le dice (un po' fra le righe): "Ok, vai dove vuoi con mio figlio e tutti i tuoi problemi di inaffidabilità, ma fallo con la Monolith, che è una madre più brava di te. E ha pure l'aria condizionata". La donna, che ha sentito solo "aria condizionata", viene quindi sottoposta alla registrazione del mezzo con impronta digitale e così legata stabilmente al cordone ombelicale di un gps satellitare di ultima generazione. Dopo tre minuti che è alla guida, la donna si accorge che l'aria non è la sola cosa che è stata condizionata nell'auto. Se non spegnerà il gps non sarà mai libera da quell'uomo e dal suo concetto opprimente di famiglia. Se quello con un click la troverà ovunque in un attimo, che fuga ribelle e adolescenziale avrebbe fatto? Così chiede a Irma (nome comune di computer parlante di stampo recchioniano), il computer di bordo, di staccare ogni controllo satellitare e mettere a palla Freebirds dei Lynyrd Skynyrd. Cosa può capitare di male dentro l'auto più protettiva e sicura al mondo? Niente. I problemi iniziano quando tu per caso finisci fuori dalle sue portiere e dal suo "concetto" di famiglia. Anche se si parla di una famiglia dispersa in luogo isolato. Con il tuo bambino rimasto a bordo.


- Un'idea semplice ma geniale: macchine umorali, metafisiche, ipertecnologiche, maledette e amanti. Abbiamo visto e letto l'amore totalitario richiesto da Christine, la macchina infernale dello strano duo King - Carpenter. Abbiamo aperto il cofano dell'auto de Il replicante e scoperto che al posto del motore aveva un cuore (più invecchia più è amabilmente trash il suo pilota a Charlie Sheen, un Corvo ante litteram). Abbiamo assistito alla rivoluzione ordita dagli splatterosi camion di Tir / Brivido. Ma abbiamo conosciuto anche auto, pur extraterrestri, dal computer di bordo amichevole e gentile come in Navigator. Senza contare le auto che pur "mute" e apparentemente normali sono riuscite negli anni a rappresentare il cuore del loro pilota, come La Bestia di Dominic Toretto e la V8 Interceptor di Mad Max. Gli esempi di questi legami intimi uomo-macchina, anche erotici come nel caso delle lamiere sensuali di Crash di Cronenberg, sono tantissimi e il tema è sempre caldo. Ma una declinazione come quella operata da Monolith, la "macchina per la tua famiglia" è nuova, accattivante e prosegue idealmente un discorso iniziato da Recchioni su Orfani, dove gli artigli metallici di una macchina che si credeva umana e madre rapivano dalla culla piccole vite per proteggerle a suo modo (presto riparleremo di Orfani tirando un po' le fila, non preoccupatevi). Con pochi e incisivi dialoghi (e con Freebirds e una splendida / inquietante canzoncina per bambini), Roberto Recchioni e Uezzo delineano al meglio questo "primo tempo" di un'opera che si concluderà con un volume di futura pubblicazione e verrà pure portata in sala con una trasposizione cinematografica a opera di Sky Cinema. Un'opera che risulta da subito accattivante, un po' anni '80 (ha un po' anche di Cop Car) e un po' Verhoeveniana, ma soprattutto fresca e imprevedibile. Un'opera dai temi maturi e dalle sfumature non solo da fantascienza sociale (la migliore) ma pure da horror. Tuttavia non starei qui a parlarvene se non fossi rimasto folgorato dall'incredibile lavoro grafico svolto da LRNZ e valorizzato al massimo da un cartonato a colori di stampo francese che per bellezza puramente estetica deve essere un pezzo imprescindibile nella biblioteca di chiunque ami le graphic novel. Dopo opere davvero interessanti come Golem e Astrogamma, in cui LRNZ ha sprigionato a pieno il suo amore per il tratto orientale e la contaminazione di stili, in Monolith il cartoonist rivela uno stile del tutto nuovo, ultra-impattante e iperrealista che mi ha ricordato i lavori migliori di Clayton Crain e Nguyen, se non addirittura qualcosa dell'ultimo Rosinski. LRNZ, che ha anche concepito personalmente la stessa auto Monolith, crea un mondo visivo straordinario in cui le tavole vibrano e risuonano dell'assalto cromatico di luci fluo. Le figure umane sono definite da un tratto realistico incredibilmente particolareggiato, quotidiano quanto sensuale, vivo. L'azione è sempre chiara e potenziata in cinemascope da tavole larghe e profonde. Forse si poteva essere più precisi nelle scene di inseguimento cittadino, che soffrono di una narrazione grafica troppo a strappi, ma qui sto veramente facendo il pignolo pedante, perché parliamo di un'opera che visivamente si colloca senza troppi problemi al top di quanto ho visto negli ultimi tempi. 


- Peccato che duri poco: Monolith è in formato BD  (formato internazionale che Bonelli sta sempre più sperimentando, anche grazie ai bellissimi Tex cartonati di ultima generazione) e questo significa un numero ben più esiguo di pagine rispetto al formato Bonelli classico. A questo si aggiunge una narrazione che preferisce affidarsi all'indiscusso fascino della parte grafica, lasciando non troppo spazio ai dialoghi. Ciò che ne risulta è un fumetto che si legge veloce quanto buttare giù uno shottino al bar, appagante ma quasi istantaneo. Si vuole ripartire subito, stamparsi in testa le tavole più belle, apprezzare ogni dettaglio. Ne vorremmo di più e lo vorremmo subito, ben consci, da amanti dello stile editoriale BD qui applicato alla lettera, che per replicare un lavoro del genere sul secondo volume al buon LRNZ servirà ancora un sacco di tempo. 

Ma davvero non vediamo l'ora di metterci le mani sopra, con la sana curiosità che suscita il fatto che con questa Monolith potremmo davvero andare da qualsiasi parte. In pieno confort. 
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