venerdì 30 settembre 2016

Dylan Dog speciale "Il pianeta dei morti" - numero 30 - "La fine è il mio inizio" - la nostra recensione!



- Breve sinossi: Siamo di nuovo nel pianeta dei morti, nella Londra del futuro dove i non-morti ormai camminano sulla terra e in cui un Dylan Dog brizzolato e con qualche ruga in più riveste il ruolo di ispettore nella fantomatica Polizia dell'Incubo. O almeno questo è quello che succedeva fino a che il nostro eroe non aveva deciso, al termine del numero scorso di andare a vivere tra gli Immemori, delle persone che grazie al fumo continuato di sostanze psicotrope speciali si dimenticano di parte della propria memoria, soprattutto quella riguardante gli zombie, abitano le gioiose casette di una specie di mondo artificiale, una copia di Londra in scala 1:1, protetta da guardie e alte mura, che il geniale costruttore Werner continua ad allargare ed espandere oltre la Londra Vecchia, con i fondi di chi vuole unirsi al suo gruppo. Scusate la quantità di informazioni strabordanti, vi consiglio di sedervi un attimo e di prendere un bicchiere d'acqua per metabolizzare tutto e poi riprendere con calma da questo punto, che passa la paura. Dagli eventi narrati nello scorso numero è passato un anno. Tra una fumata e l'altra Dylan si è fatto un'altra vita tra gli immemori e ha conosciuto Sybil, decidendo di mettere su famiglia con lei. Per sfoderare del fascino extra ha pure deciso di tingersi i capelli come Fantozzi e di trovarsi un lavoro, investigatore privato. Sta pure stringendo sempre più amicizia con Werner, il misterioso demiurgo di questa nuova Londra, quando succede l'imprevisto. Uno strano figuro dai tratti lombrosiani, che pare a prima vista un misto tra Dario Argento, George Romero e John Carpenter invecchiati male e fusi in uno, compare nei programmi tv della nuova Londra, tra una pubblicità di una tintura per capelli e l'altra. Il tizio, che dice di chiamarsi Herbert Simon, si dichiara scienziato e filosofo e dice al mondo londinese 2.0 di smettere di fumare, che il fumo fa male. E Dylan smette e subito i suoi poteri auto-cancellanti di immemore iniziano a vacillare. Lui inizia a ricordare delle cose, a fare collegamenti, si sente risvegliato. E così vuole andare a incontrare questo dottor Herbert Simon, per dirgli che gli ha cambiato la vita più della crema sciogli-pancia che pubblicizzano dopo i suoi programmi tv. E presto scopre che questo vive in una casa fatiscente. E che non lascia mai una piccola valigetta che pare la custodia di un clarinetto e che lui dice, in realtà, contenere una trappola esplosiva.
Nuovo numero per una delle migliori testate di Dylan Dog, un esperimento geniale che partito come episodio breve nel Color Fest si è trasportato con il tempo sullo storico e poi scomparso "Dylan Gigante", per poi approdare allo storico "Dylan Dog speciale". Una serie che nonostante tutti questi passaggi ha conservato la continuity più stretta e pregna di eventi, con "fatti, non.pugnette" (Paolo Cevoli dixit) che stanno andando a costruire uno dei Dylan più affascinanti di sempre.
- "Si', ok, ma come recupero tutta la storia?" Ogni volta che un nuovo numero del Pianeta dei morti si palesa in edicola si susseguono da parte del lettore classico dell'indagatore dell'incubo Bonelli, quello abituato ai numeri autoconclusivi, le solite scene di panico generalizzato: "dove trovo i vecchi numeri? Macchebastardi!! Il mio edicolante la volta scorsa stava in vacanza e non me lo ha tenuto da parte, cosa devo fare per non suicidarmi? Perché non è stato distribuito a Orrido, località nei pressi di Colico?". Niente timore! Come sempre qui ripeto, per obblighi di servizio autoimposti, tutta la saga è raccolta in un bel volume cartonato delle edizioni Bao da fumetteria/libreria, facilmente reperibile, intitolato appunto Il pianeta dei morti per poi continuare sullo speciale Dylan Dog numero 29 La casa delle memorie e su questo numero 30, che probabilmente saranno pure loro raccolti insieme in un cartonato Bao. La continuity, se la conosci puoi combatterla. Se la conosci non ti uccide. 


- Un nuovo viaggio nell'incubo futuro di Bilotta: continua con questo nuovo numero l'affascinante lavoro di distillazione dell'universo dylaniato in una forma nuova e compatta ad opera del bravo Bilotta. Un autore che davvero riesce tanto a legare le storie classiche quanto a portare il nostro anti-eroe in territori nuovi e finora inesplorati, vincendo la struttura gioiosamente anarchica quanto "tendenzialmente chiusa". Il suo Dylan ha una struttura solida e percorre un complesso percorso di vita senza però tradire il personaggio di Sclavi, conservandolo integro e libero. Un lavoro davvero complesso ma che secondo me riesce ad appagare tanto il lettore di vecchia data quanto il neofita, anche perché le citazioni più dirette provengono, almeno per ora, dal "bagaglio indispensabile" del lettore dylaniato, i numeri più noti, amati e ristampati. Il numero 29 ci presentava un mondo dei morti spaventosamente non troppo dissimile dal nostro, in cui i non morti erano forse un'altra faccia delle persone che in numero sempre maggiore cadono in stato di povertà a seguito della dilagante crisi sociale. Una under-Class vera e propria che dalle periferie minacciava di espandersi verso il cuore del mondo moderno, rappresentato in qualche modo dalla Londra del futuro. Il 29 era un numero in qualche modo politico, in cui le soluzioni alla minaccia zombie erano in sostanza due: affrontarla o scappare. La strenua sopravvivenza sul campo e una lotta del fenomeno all'interno delle istituzioni, con la polizia dell'incubo in prima linea nel recupero degli infetti con un apparato anche di tipo assistenziale (e anche qui si palesa il "Dylan assistente sociale" che fa più volte la sua comparsa anche sulla serie regolare). Oppure una fuga controllata dalla realtà dimenticando da principio il problema, eregendo delle mura, aderendo ai cosiddetti immemori e decidendo sostanzialmente di drogarsi fino a di dimenticare tutti i guai del mondo, ma forse anche se stessi. E' proprio da questa ultima soluzione che muove i passi il numero 30, che si caratterizza invece con un approccio più vicino a tematiche teologiche. Anche se politica e religione sono sostanzialmente facce della stessa medaglia, non è più una questione di "dove stare" (in prima linea o su un eremo) ma di "perché starci". Ci si domanda se la vera felicità possa davvero risiedere nell'essere immemori, il che significa una razionale/cinica scelta di vivere all'interno di una rassicurante bolla fisica quanto emotiva apparentemente posta fuori dal tempo (anche se per ingannarlo una tintura di capelli sembra un'arma spuntata), adagiandosi a un infinito ripetesi di eventi che, per restare immutabile, non permette in fondo di essere né felici né tristi, ma perennemente stunned.  Oppure se è preferibile levarsi questa corazza e affrontare il mondo avendo fede. Fede nella nascosta ma potenziale capacità dell'uomo di cambiare il mondo. Ma anche fede in un ordine sovra-ordinato che possa fornire la bussola di ciò che è buono e ciò che è cattivo. Una razionalità spietata che decide di non combattere una guerra già persa o una convinzione così forte nelle capacità umane da permettere di provare a combatterla. Senza contare che tra ragione e religione c'è spesso come terzo incomodo il caso, che agisce con regole tutte sue. Anche se una persona razionale lo farebbe rientrare in una statistica, pur minimale, e una persona religiosa leggerebbe in eventi incontrollabili e spiazzanti delle prove di fede. Ed è interessante come i personaggi di Bilotta si scambino di continuo le maschere della fede e della razionalità, pur rimanendo in balia del caso SPOILER quanto a livello simbolico si vede un Lucifero (Xabaras con le sue manie da "salvatore del mondo") che veste i panni di Prometeo (il dottor Simon, che offre il dono della conoscenza agli immemori) per "taroccare" una realtà meccanica che si sarebbe risolta da sola senza alcun intervento divino o diabolico (la guarigione del paziente zero). Quasi il simbolo di una spiritualità che non trova più posto nell'era moderna (e la cosa potrebbe anche non essere un bene, ve lo pongo come riflessione senza voler forzare alcun giudizio personale... perché ritengo che sia bello poter riflettere liberamente su queste cose ed è interessante che da un fumetto possano scaturire simili riflessioni)  e deve "forzare le cose" per mantenere il suo ruolo. FINE SPOILER Al di là di queste suggestioni che Bilotta spalma anche con sagacia e ironia, il numero ci offre nuovi punti di vista per capire il suo Dylan e fa delle rivelazioni piuttosto importanti che avranno sicuramente peso nel microcosmo del nostro antieroe anche nell'immediato futuro. Narrativamente è per me una delle letture più belle dell'anno. Camagni, che già aveva donato grande umanità al Napoleone di Ambrosini, evidenzia al meglio le debolezze e acciacchi del Dylan di mezza età. Un eroe fragile e impotente anche alla luce del complicato periodo di vita che sta trascorrendo, ma anche un uomo che sta cercando di rialzarsi, che vuole ancora riuscire a cambiare il mondo. Anche il resto dei personaggi in scena sono un po' soli, tristi e decadenti, non c'è molta azione anche perché non è a quella che il numero punta. Ma tutti i personaggi si muovono su uno scenario davvero di impatto, pieno di sfaccettature e suggestioni. Dal grande demiurgo Werner che letteralmente (ma è un trucco) cammina in aria sulla nuova Londra al dottor Simon, che si muove guardingo e spaventato tra vicoli oscuri. Dalla stanza contenitiva dentro la quale come ombra bestiale si muove il paziente zero, al museo di arte moderna dove i non morti all'interno di un cubo di vetro diventano un opera-zombie viva e morta insieme. Immagini che si scolpiscono subito in testa, cariche di simbolismo anche se spesso solo accennate, assoggettate al meraviglioso racconto di Bilotta.
- In conclusione: questo speciale numero 30 è per me un numero irrinunciabile, che continua con grande estro una delle storie di Dylan Dog più belle di sempre. Potrei forse dire che la storia in questo caso è più bella dei disegni, ma il lavoro dei professionisti coinvolti in questa storia è assolutamente strepitoso. Un fumetto davvero imperdibile se avete amato o ancora oggi amate questo personaggio. E' davvero una dolce tortura che per aspettare un numero nuovo ci tocchi aspettare ogni volta un anno intero. 
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