giovedì 14 luglio 2016

Dylan Dog 357: Vietato ai minori



Vanessa Wilson, la scream Queen definitiva. Dylan ha la casa piena di sue VHS (ma a guardare i disegni paiono dvd, chissà perché), poster e memorabilia. Le ha pure scritto di suo pugno una letterina da vero fan devoto e oggi, come per magia, grazie a quella letterina, Vanessa Wilson è lì, al 7 di Craven Road, per ringraziarlo del suo supporto e affetto. Sembra la canzone "E Raffaella è mia" di Tiziano Ferro. Certo Vanessa è un po' che è fuori dal giro delle star che contano. Il fisico regge, ma le rughe iniziano a farsi strada. E' stata messa da parte dopo un paio di flop a vantaggio di attrici più giovani e che urlano più forte, non può farci niente. E' depressa e sconfitta, dimenticata dal mondo. Il fantasma della diva che era un giorno la perseguita. E' quello il fantasma che Dylan deve esorcizzare, magari in camera da letto. Una notte di passione dopo,Vanessa scompare. Il nostro eroe teme che sia finita in un brutto giro, anche per il misterioso e inquietante biglietto indirizzato a lui che la donna lascia come ultima sua traccia. Pochi indizi che lo portano ad un viaggio intercontinentale inaspettato e affrontato senza Travelgum. Riuscirà il fan numero uno a trovare e a salvare la diva dalla sua ossessione per il cinema e dai fantomatici giurati dei Bloody Awards? 
Eros e thanatos, amore e morte declinati in sesso e sangue, una ricetta inquietante ma vincente che inconsciamente, primordialmente, attira e che ha reso grandi negli slasher, almeno quanto "i mostri", le Scream Queen, tanto le peccaminose "bitchs" che le virginali "final girls". Autentiche coppie di fatto sullo schermo, i mostri e le vittime. Norman Bates si avvicinava armato a  una bellissima Janet Leigh sotto la doccia e il suo coltello sembrava comporre un disordinato amplesso sessuale che sfociava con uno sverginamento, il sangue di lei che arrivava a turbinare nel tombino mente l'ultima barriera alla nudità dei corpi, la tenda da doccia, veniva strappata. Jason Voorhees aveva una passione autentica per uccidere utilizzando lunghe lame, tanto che in Freddy vs Jason la scream Queen Kelly Rowland gli chiedeva esplicitamente di mostrare il "suo lungo coltello".  Michael Myers aveva una passione parentale e morbosa per la sorella Jamie Lee Curtis, ma amava anche giocare con le coppiette. Lo dimostrava  il suo celebre travestimento da "amante fantasma" (ci hanno fatto addirittura una action figures!!) con lenzuola e occhiali come maschera, usato per ingannare la bellissima P.J.Soles del primo film, per confonderla con lo stesso travestimento poco prima usato dal suo ragazzo (precedentemente ucciso) per poi per trapassare le sue carni in un rapido raptus (non una grande performance). Il mangaka Tatsuya Egawa nell'horror Deadman arrivava a spiegare, scientificamente, il modo in cui i morsi dei canini dei vampiri generassero, sul collo di procaci vittime, ferite a forma e struttura di vagine. C'è un flirt continuo tra sesso e horror, tra mostri e bellissime ragazze seminude che provano a fuggire a loro. Ognuno ha le sue scream Queen preferite. Io sono da sempre innamorato di Heather Langenkamp e quest'anno attendo tantissimo di vedere al cinema Blake Lively (che per me è nata per questo tipo di parti) in The Shallows giocare a una specie di striptease con i denti di uno squalo gigante. Insomma, un numero dedicato ad una scream Queen mi piace sempre, dai tempi de "Il fantasma di Anna Never". E come è questa Vanessa Wilson? Un po' sul viale del tramonto ma sempre diva, consapevole ed esigente del suo ruolo di unica protagonista della storia, come esplicitato in una azzeccata ed estrema scena onirica. Una attrice che sa di avere anche un corpo sensuale da esibire e usare come suo potere per irretire le folle e i fan, forse fino a confonderli. Un personaggio forte protagonista di una storia forte, estrema, dalle parti dello snuff movie, come vediamo fin dalle prime tavole dell'albo. Un numero molto sanguinolento con cui la testata punta a un livello di budella e schizzi ematici su pagina davvero extra-large. Un numero che già dal titolo minaccia temi forti e che cita in copertina Frank Miller nella sua opera più "peccaminosa". Non è lettura per tutti, qui la violenza visiva è molta. Labbra divelte da mazze ricoperte da spine metalliche, corpi arsi vivi come spiedini, decapitazioni a uso orgasmo, torture corporali a base di mannaie e martelli che penetrano le carni, smembramenti a piacere operati da carnefici-attori che si fingono ora cuochi d'alta cucina ora soldatini. Tuttavia, e purtroppo, c'è "solo questo" nel numero 357 di Dylan Dog.


Ossia vincenti, grottesche, alimentari, spaventose e divertenti scene splatter splendidamente disegnate da Furnò e Armitano, ritratte per lo più in cinematografici set,  non-luoghi spaventosi e artificiali carichi di donne seducenti e terrorizzate in balia di oscuri e spesso garruli carnefici. Tutto cattivo, attraente e funzionale per il lettore che "sa quello che vuole" ed è in cerca di facili sfogli a frustrazioni quotidiane. Un po' come chi prende Tex e va a sfogliare le pagine solo in cerca delle sparatorie. Ma se si brama da un fumetto horror solo questo, non è meglio rivolgersi direttamente a comics porno-splatter come Crossed della Avatar Press? Lo splatter va benissimo, ma il canovaccio narrativo confezionata da Ruju pecca di eccessiva schematicità. Il modello di riferimento sembra inizialmente essere quel film maledetto di A Serbian Movie di Srdan Spasojevic. Bastava "citarlo di più" per farne un fumetto migliore, magari mettere da parte le scene più intraducibili per un'opera main stream e concentrarsi sulla caratterizzazione emotiva dei personaggi, sulla caduta esistenziale e morale del protagonista (un attore fallito in cerca di un ultima parte... Ricorda qualcosa), sulla esaltazione erotica, macabra e gioiosa di carne e sangue vista attraverso gli occhi di vittime e carnefici. Qualcosa di tutto questo "rimane" nel lavoro di Ruju. Il senso del "business", della "autenticità", del deprezzamento morale. Solo che sulle pagine di questo numero abbiamo di questi temi una versione drammaticamente e inesorabilmente depotenziata, a "uso gialletto". Un A Serbian Movie adattato a puntata di Don Matteo, abbinato a un finale senza guizzo e da plagio (citazione qui è un termine riduttivo) a uno dei più riusciti film di Tarantino. Una volta imboccata la parte finale, la storia si trascina banalmente su un lungo e prevedibile binario triste (perché ripeto, è la riproduzione di un epilogo notissimo, ma fatto male) fino alle ultime vignette e a un colpo di scena che, possa piacere o meno, riesce a farci trastullare in po' e dare un senso interessante alla lettura. Speravo qualcosa di più. Il personaggio di Vanessa creato da Ruju non è affatto male. E' sexy, autoritario, fragile e cinico. Ha inizialmente una interessante caratterizzazione e le scene che la riguardano, in un progressivo amalgama di eros e thanatos, pornografia e morte, sono le migliori: dirompenti, tracotanti, ruvide. Sul finale lei mi piace di meno, ma questo è un mio giudizio personale che si abbina alla sensazione che la storia manchi di quel qualcosa in più che mi porti ad empatizzare i suoi personaggi. Il lavoro di Ruju comunque alla fine sicuramente intrattiene e accompagna con una cornice abbastanza funzionale, quelli che sono scollegati ma impattanti quadretti "grandguignoleschi". Possiamo quindi immaginare questo "Vietato ai minori"come una sorta di "film a episodi", un genere di recente rinato grazie a opere come ABC of the Death e V/H/S. Ma si poteva fare di meglio. 

SPOILER 

Non si comprende come sia possibile che un gran numero di attori e registi si radunino ogni anno senza che un paparazzo o la stampa ne sappiano qualcosa. Il terrore per l'alta quota di Dylan viene liquidato forse con troppa facilità. Il dettaglio della cicatrice sul collo doveva essere visibile prima anche per i lettori. In genere per la tecnologia e contesto sembra che la storia sia ambientata nel 1986, non che sia per forza un male però, un po' di sano amarcord. 

SPOILER

Insomma divertente anche se poteva essere più interessante, troppo derivativo, ma splendidamente disegnato al punto da invogliare a tornare più volte sulle tavole più impattanti, specialmente quelle che vedono la Wilson padrona-vittima della scena. 
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2 commenti:

  1. La storia migliore degli ultimi tre anni e guarda caso porta la firma di Ruju, colui che dovrebbe essere il vero curatore di Dylan Dog.

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