sabato 30 aprile 2016

Dylan Dog n. 355 : l'uomo dei tuoi sogni



Continuano le torbide frequentazioni di Dylan presso gli uffici di Scotland Yard. Gli manca così tanto quel posto, che ai tempi del vecchio Bloch frequentava un giorno sì e l'altro pure, che tutte le volte ci passa dentro per un qualsiasi motivo, torna poi a casa con un ricordino. Questa volta non si è portato a casa una graffettatrice, una gomma o una penna multicolore dalla scrivania di Carpenter, ma nientemeno che Sandy, l'addetta agli identikit! Certo la ragazza ha pure dei problemi dai contorni soprannaturali, come tradizione vuole per giustificare l'interessamento del nostro indagatore. Nello specifico Sandy deve aver letto troppe volte il Fotocane di Stephen King o deve aver visto troppe volte i film di Freddy Krueger o la serie Twin Peaks, fatto sta che ogni volta che si addormenta fa dei sogni spaventosi. Si trova seduta su una sedia di plastica Ikea per giardino, ha un abito lungo, è scalza e non può muoversi quando un brutto figuro, con occhi torvi e capelli unticci le si avvicina. Un tizio brutto, dai caratteri lombrosiani, forse l'uomo nero in persona. Chi è? Cosa vuole? E' un promoter Ikea? E notte dopo notte, sogno dopo sogno, il brutto figuro appare sempre più vicino, sempre più vicino, sempre più vicino. E lei non vuole di sicuro sapere cosa succederà quando raggiungerà lei e la sua sedia Ikea da giardino, non vuole saperne anche se magari il suo obiettivo fosse solo darle un buono sconto sulle polpette svedesi del famoso negozio dei mobili da montare. Così ha fatto l'identikit dell'uomo nero, ne ha fatto tipo sessantamila disegni al punto che ha sommerso di carta il suo ufficio di Scotland Yard e non vuole stare a casa da sola, non vuole più dormire. Mai più. Sesso però si può fare, almeno di questo Dylan è contento, ma per il resto è un casino. La ragazza a una certa si convince pure a fare dei bagni gelati per poi star male e vomitare l'anima, pur di non dormire. Anche il sesso alla lunga, a questo punto, ne risente. E così Dylan va da Bloch, nel paesino di campagna di Bloch. Il vecchio mentore, che ormai conosce tutte le donnette zitelle locali, gli presenta "sciura" Billigham, una dottoressa esperta in disturbi da sonno (non mi ricordo la sua qualifica a cirriculum, può prescrivere farmaci, forse è psichiatra, forse il fumetto lo dice pure ma ora non trovo la pagina). Sta di fatto che la dottoressa, in pensione e accanita tabagista, dà un'occhiata alla foto del losco figuro dei sogni e deduce, un sei secondi, che... è un tizio brutto, dai caratteri lombrosiani, forse l'uomo nero in persona... Grazie, lo avevamo già capito, ma lei specifica che è esattamente quello che uno si immagina quando pensa all'uomo nero. Non è un essere reale il brutto figuro, è un "archetipo". E io che credevo che l'uomo nero avesse l'aspetto di Carlo Buccirosso. Ma per lei quello è il volto del male, ne è sicura come ne avesse un poster in camera. Così, dopo aver buttato nel cesso più o meno 150 anni di psicologia criminale asserendo "brutto è cattivo", la tabagista offre e prescrive alla nostra Sandy il classico farmaco che fa dormire senza sognare che si trova in ogni film di Freddie Krueger in ogni farmacia ospedaliera, in genere protetto da qualche infermiere stronzo che non te lo vuole dare finché non muori male perché Freddy arriva prima. Ora non resta a Dylan che "trovare il brutto figuro" e fargli smettere di perseguitare la donzella prima che il farmaco le faccia troppo male. Ma come fare a trovare una persona che forse non esiste, perché lo ha detto una tizia mai vista prima dopo aver visto un foglietto sei secondi? Magari basta dare un'occhiata ai dvd di Nightmare e chissà mai...

Ok, tagliamo la testa al toro. La trama di questo numero, ad opera di Paola Barbato, è un po' derivativa. Certo questo non è di per sé un male, c'è un intero filone di storie dylaniate che pescano dai libri, fumetti e cinematografia, persino dischi! E' bello anche trovare le citazioni, giocare con i rimandi, l'importante è che la storia sia divertente e possibilmente, sanguinosamente, horror. E questo numero 355, che pesca un po' qua e un po' là, alla fine diverte, mette in scena delle situazioni davvero angosciose e truculente e forse ci regala un cattivo da portarci dietro per anni. Certo c'è un passaggio di trama che mi pare davvero infelice. 

SPOILER 

se Dylan sa che l'uomo nero lo ha visto altra gente, gente che in genere dopo la visione è finita male, l'idea di divulgare l'identikit al telegiornale è per lo meno... da incosciente... Ha appena appreso che un tizio che ha visto il disegno si è buttato su una sega circolare e nonostante ciò divulga il disegno ai media. E in effetti accade una strage, che coinvolge pure molti innocenti come effetto collaterale. E, non contento, dopo che immaginiamo Dylan sappia anche delle vittime collaterali dai media, cosa fa il nostro eroe? Con fotocopiatrice, scotch e pinzatrice, mette pure in giro una montagna di  identikit del mostro per tutta Londra!! Ma nemmeno con una indicazione tipo: "se lo vedete state tranquilli, prendete il farmaco, contattate qualcuno" solo identikit con scritto "avete visto quest'uomo?". Ma perché? C'è un modo per salvarsi dal mostro (e non ..cioè a me...coinvolgere innocenza in atti scriteriati) ma uno deve saperlo, poter scegliere, così si fa solo una strage... Bah.forse sono io che ho capito male, non so...errata corrige 1.5. 2016..in effetti i volantini un senso più profondo (molto più profondo e sociale)  lo hanno...con mestizia avevo saltato una pagina / me ne ero scordato.....capita ai migliori e quindi pure ai peggiori ( come me) ....daremi delle ferie...magari in luogo caldo....però ( a livello di scrittura, anche perchè questo evento è motore degli sviluppi futuri ) il problema di aver divulgato la notizia, che è diventata virale, rimane..alla luce del fatto che pure Dylan ha rischiado direttamente uno strangolamento ...

FINE SPOILER

Molto belli i disegni di Martinello. Mi ricorda un po' Juan Josè Ryp nel modo, un po' bulimico, che ha di affastellare sulle tavole un infinito numero di dettagli, spesso grotteschi quanto organici, come se la tavola fosse un unico organismo vivente, che il lettore - ricercatore deve scrutare centimetro per centimetro al microscopio, per capirla a fondo. Tavole da scrutare in antitesi a una fruizione veloce dei disegni, ma appaganti, adattissime all'horror. E, come Ryp, Martinelli sa essere anche estremamente sensuale nel delineare i corpi femminili e gentile nel far trasparire umanità e vulnerabilità dei soggetti ritratti. Differentemente dall'autore spagnolo, in meglio, Martinelli ha invece una maggiore definizione delle anatomie e una composizione di tavola più chiara e intellegibile. Mi piace questo disegnatore, mi ha commosso la sua triste e fragile Sandy, spero di rivederlo presto su questa testata . 
E poi c'è la copertina di Stano, che SI ILLUMINA AL BUIO!!! Che è una cosa carina in effetti. Nel prossimo numero mi aspetto un pezzo del galeone da montare! 
In conclusione. Una storia carina, un po' strampalata ma che diverte, trabocca sangue in scene splatter davvero ispirate e reca pure una riflessione non banale sul "fattore umano", che non vi spoilero. Disegni davvero molto validi, che rendono una gioia sfogliare più volte le tavole. E ora tutti a leggere il Fotocane nella raccolta di King Quattro dopo mezzanotte! 
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giovedì 28 aprile 2016

La ricompensa del gatto - la nostra recensione!



Haru è una ragazza giapponese che frequenta il liceo. E' un po' pigrona e sognatrice, altruista e indecisa, solare e magari un po' allocca. Ama i gatti. Li ama a tal punto che un giorno rischia la vita per salvare un micetto che sta per finire sotto a un camion. Un gesto nobile che avrà delle stranissime conseguenze. Il gattino salvato è il principe del regno dei gatti e il sovrano ha in serbo per lei un mastodontico programma di "ringraziamento" che culminerà con la visita del regno dei gatti. Solo che le cose che piacciono ai gatti sono diverse da quelle che amano gli umani e ben presto la nostra Haru sarà tramortita da "gentilezze" che spaziano da montagne di topolini da mangiare (tutti in bellissimi pacchetti regalo), il prato di casa trasformato in una piantagione di erba-gatta e torme di gatti adoranti che la seguono in ogni dove. Si fa concreta la prospettiva che anche andare nel regno dei gatti possa essere qualcosa di parimenti strano per lei, motivo per cui una voce misteriosa arriva in suo soccorso consigliandole di recarsi all'Ufficio del Gatto. Un luogo dove il misterioso barone, un gentiluomo vestito di bianco con cappello a cilindro e dall'aspetto felino, potrà aiutarla a uscire da questa strana situazione.


Prosegue la bella iniziativa di Lucky Red di proporre tutte le opere dello studio Ghibli con questo anime del 2002, rimasto fino a oggi ancora inedito, a firma di Hiroyuki Morita. Il bel documentario allegato come extra all'home video ci racconta come in quel periodo lo studio cercasse nuovi registi, giovani che potessero apportare nuovi stili visivi al marchio oltre a quello degli arcinoti due grandi maestri dell'etichetta. Morita aveva a curriculum esperienze diversissime che spaziavano da Akira di Otomo a Tenchi Muyo e al contempo non era estraneo in casa Ghibli. Aveva infatti lavorato a Kiki delivery service di Miyakazi quanto a I miei vicini gli Yamada di Takahata. Il regista di Pom poko in particolare era rimasto piacevolmente soddisfatto dal suo modo tanto di lavorare che di vedere le cose, semplice ma nel contempo pieno di sfumature. La ricompensa del gatto, un progetto nato in modo bizzarro come "corto" commissionato per un luna park e poi espansosi a pellicola vera e propria, era l'occasione giusta per provare Morita come regista, dandogli carta bianca per esprimersi e benedicendolo con personaggi (la cui inclusione era stata fortemente voluta da Miyazaki) e una sceneggiatrice che venivano direttamente da I sospiri del mio cuore, l'opera che forse più univa idealmente MIyazaki e Takahada. Morita accetta la sfida e crea una pellicola dall'aria moderna e realistica che si discosta tantissimo dallo stile visivo dello studio, pur conservandone sotto traccia un legame intimo e mantenendo una buona qualità generale. Ugualmente interessante è la sceneggiatura in cui l'autrice de I sospiri del mio cuore torna a parlare dei giovani giapponesi e come sono cambiati a distanza di 15 anni dal quell'opera. E come sono questi nuovi virgulti, com'è la nostra protagonista Haru? Non mancano le qualità e le buone volontà, anzi solo il top dell'altruismo e gentilezza, ma questi giovani si fanno troppo trascinare dagli eventi e dalle bugie della società (sebbene qui abbia dei contorni fantastici), rimanendo "inguaiati" in una brutta situazione lavorativa o di vita dalla quale possono scappare (attraverso un percorso classico del romanzo di formazione) solo riflettendo a lungo e prendendo decisioni concrete  su "chi sono e cosa voglio fare da grande". Perché il furto della giovinezza è un dato che succede anche, e soprattutto, se non di fa nulla per impedirlo, se si lascia che gli eventi facciano il loro corso. Il lassismo porta inevitabilmente a finire male. Un argomento importante e "urgente" per i giapponesi (ma anche per noi), che viene sottolineato anche nella precedente opera Ghibli, La città incantata, dove un'altra strana e fantastica "società" arrivava addirittura a privare la piccola protagonista del suo nome, costringendoli a una dura vita lavorativa da cameriera di un centro termale abitato da fantasmi. Un concetto di nuovo presente nell'opera successiva, Il castello errante di Howl, dove una strana "maledizione sociale" priva la protagonista della giovinezza, costringendola, anche questa, a diventare una cameriera. E sono sempre lavori duri ma anche di riscatto, umili ma che se affrontati con impegno temprano e fanno crescere le protagoniste. Ma ne La ricompensa del gatto c'è una sfumatura diversa rispetto alle grandi pellicole appena citate, una differenza che sta nella "condotta furtiva" portata a compimento dalla società, potremmo dire. Nei due casi sopra citati la società è implacabile, le sventure e accadono senza che le protagoniste possano di fatto avere parola in merito. Qui è più subdola la questione. Si potrebbe dire che Haru appartiene alla generazione del "nì". Per il fatto di non prendere una posizione precisa Haru finisce in una girandola di eventi allucinanti (ma che all'inizio appaiono in effetti anche allettanti) che si potrebbero risolvere forse solo con un "no grazie". Il mondo dei gatti assomiglia in effetti al Paese dei balocchi, anche se in una accezione meno estrema, ma tuttavia non è un luogo in cui Haru vuole fortemente andare, è più la curiosità che una fuga effettiva dalla realtà quello che cerca. Da questa prospettiva la storia risulta quindi interessante, con molto più da dire di quanto apparentemente sembra dire. A ogni modo la trama è agile e snella, nei suoi settanta minuti e poco più pieni di scene assurde. Anche se l'umorismo giapponese è un po' criptico (a vedere il making of sembra si divertano un casino a fare le voci dei gatti e io li guardo ammutolito come fossero alieni) e magari il coinvolgimento emotivo che scaturisce da altre opere Ghibli viene  meno, il film si vede con piacere. Graficamente è effettivamente diverso dal solito, al punto che non sembra quasi un Ghibli tanto nelle animazioni che nei colori che nei fondali. Me è animato bene e comunque piacevole.


Insomma stringi stringi è un film che merita una visione e fa emergere un buon regista, che anni dopo affronterà nuovamente l'adolescenza e le sue sfumature nella struggente e spietata trasposizione animata di Bokurano (che è un vero delitto non sia mai arrivata in italiano, come invece accaduto nel resto del mondo). Un appuntamento comunque immancabile per avere tutto di tutto dello Studio Ghibli. 
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lunedì 25 aprile 2016

Godzilla di Anno - un primo sguardo al trailer





Ecco cosa sta facendo in questi mesi Anno invece che Evangelion 4.0. Nel trailer tanta gente che urla, ma di cui non sentiamo una parola perché la colonna sonora epicheggiante è sparata a palla. In aggiunta un mostrone gommoso come tanto piace al "sindacato giapponese di attori che indossano costumi di mostri per vivere". No, bello eh..! A me ricorda giusto qualcosa...



Che poi, per infierire, ricordo come Anno, dio incontrastato dell'animazione giapponese, quando si dedica al live - action tira fuori (a volte) robe di questo tipo.,.



Che io ho ovviamente in collector's edition rigida rosa, perché sono un intenditore. Comunque. Io questo film lo voglio troppo vedere! Saranno i modellini dei carri armatini, saranno i personaggi misteriosi con manie di grandezza con ciuffo e occhiali enigmatici alla Gendo Ikari (si ma cheppalle!!!), sarà per il mostrone che sembra davvero viscido, sanguinante, logoro e potente come non mai. Io il film precedente giappo,  Final Wars lo avevo visto . Non ci ho capito nulla, tra alieni e tizi usciti da Matrix, ma era figo da paura. Questo pare più serio e drammatico, un ritorno alle origini e un po' una risposta attesa al Godzilla (bello ma "timido") di Gareth Edwards dal lato della paternità. Si punta dritto a Honda e a quel misto di artigianato, musica drammatica e incubi post bomba. Sembra davvero cupo o almeno così pare. Speriamo in un distributore italiano che per una volta faccia il miracolo. Incrociamo dita. 
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mercoledì 20 aprile 2016

Dylan Dog n. 354 : Miseria e Crudeltà


Londra. Qualcuno vuole male ai senzatetto, li aggredisce nell'ombra e li uccide in modi complicati e rituali come il pazzo del film Seven. Lo chiamano "il fantasma dei vicoli", è inafferrabile, ha l'ubiquità e lascia addosso alle sue vittime una firma sempre riconoscibile: lingotti, collane in perle e dobloni. La polizia brancola nel buio, il fantasma è imprendibile,  ma uno degli homeless, Billy, sa a chi affidarsi. A una sua vecchia conoscenza, un poliziotto che ora è diventato detective e che ora ha studio in Craven Road. Ed è così che Dylan Dog entra in azione, supportato a Scotland Yard da una sempre più collaborativa e complice Rania, libera di "blochizzarsi" in assenza di Carpenter e di passare significativamente più tempo in compagnia dei nostro eroe. C'è forse qualcosa in pentola. Dylan ha il numero di casa privato di Rania, Groucho la tempesta di mail con foto di gattini con il suo Smartphone Ghost 9100, vediamo Rania e Dylan in momenti molto intimi. Prima o poi qualcosa scatterà, anche perché entrambi sono carinissimi in questo numero, ma torniamo alla trama. Se c'è un fantasma che attacca i senza tetto l'unico modo per scovarlo è vivere per strada, insieme agli homeless. Essere costretti a fare l'elemosina anche solo per fare una telefonata, inventandosi giacigli di fortuna per la notte in zone pericolose, combattendo una guerra quotidiana per preservare dagli altri i propri beni migliori, le scarpe, prendere un mare di botte per invasione di territorio altrui. La strada è brutta e Dylan deve starci un bel po', in attesa di scorgere anche lui il terribile fantasma dei vicoli.
Vi pongo un giochino sociologico. Sapete quanti sono i senzatetto in Italia o anche solo nella zona in cui vivete? Non state troppo a pensarci, sparate un numero "a sensazione". Il giochino (un po' infame) non punta ad una corretta rappresentazione numerica di questo tipo di "popolazione", quanto a una "percezione del fenomeno" da parte vostra. La risposta ve la metto qui sotto SPOILER  
i senzatetto in Italia sono 50.000, nella mia zona , Milano, sono da soli intorno ai 3000 
FINE SPOILER  
Che voi abbiate immaginato un numero più altro o più basso, il problema della povertà è uno dei "veri" mostri del nostro tempo e tende sempre più ad allungare i suoi tentacoli. Ce lo ricorda bene Recchioni nella paginetta del Dylan Dog Horror club, ragionando in modo "rock" tanto di povertà quanto di crudeltà umana fornendovi pure citazioni niente male per un tatuaggio sul braccio. Tutti possono diventare poveri da un giorno all'altro, non è un guaio che capita solo "agli altri". L'unico modo di contrastare il fenomeno è essere pro-attivi, allungare la mano ai bisognosi, partecipare a iniziative di volontariato, anche solo offrire il proprio contributo con i banchi alimentari. Così facendo si creerà  una "rete di fronteggiamento" sempre più ampia e in grado di rendere felici non solo i bisognosi, ma anche le stesse persone che si dedicano al volontariato, che troveranno un significato migliore della vita. Un equilibrio migliore del mondo, che la società non è in grado di offrire. E se non abbiamo né tempo né voglia di dedicarci agli altri, dovremmo per lo meno considerare come un tesoro nazionale quelle persone che, sottopagate se non a titolo sempre più gratuito, si mettono a disposizione, anima e corpo, nelle iniziative rivolte al sociale. Soprattutto se rimaniamo inerti di fronte al problema.


Per questo ho un po' di problemi con questo albo 354. Non riesco ad afferrarne il significato. Da un lato, come è giusto e già si è fatto in passato, si parla dei problemi di vita dei senza tetto, cercando di farvi immergere nel loro mondo. Magari in modo un po' didascalico, ma "se ne parla" e per questo è sempre utile farlo, anche perché questo è un fumetto che finisce nelle mani di molti giovani. Non è un mistero che Dylan Dog parli spesso di sociale. Dall'altro la storia ha una deriva davvero curiosa. Una deriva per la quale immagino rimaneggiamenti in corso d'opera, magari per coprire uno sviluppo troppo "forte" 
SPOILER 
comprendo che ci siano persone che utilizzano la beneficenza per farsi vanto, se non per coprire condotte poco limpide, pubblicizzando il loro coinvolgimento  in iniziative umanitarie a monte di un sacrificio economico per loro sostenibilissimo ottengono enorme pubblicità e prestigio, almeno di facciata. E ciononostante non mi sento affatto di demolirle in questo se, qualunque sia il loro "fine ulteriore", con i loro fondi si riescono ad azionare misure concrete di intervento agli indigenti. Ma trovo del tutto inimmaginabile il comportamento, in questo albo, dei due Hennings, madre e figlio, spiegato a pagina 97 come "psicopatologia genetica", senza ulteriori approfondimenti di trama. Non senza un "passaggio ulteriore di trama" che potesse far quadrare la cosa, di cui preciserò dopo. Ok: "è brutta gente". Non sapere perché si comporti in questo modo fa forse, pure, maggiore paura. Ma possono queste persone, per un periodo di almeno 9 anni, dedicarsi a una mensa per poveri, tutti i giorni della loro vita, salvando così la vita di migliaia di persone, con l'unico scopo di trovarsi un alibi per uccidere tre dei senzatetto? Non possiamo capire tanto la loro volontà omicida quanto l'affidabilità quasi decennale del loro impegno sociale  ma "lo fanno", quindi prendiamolo come dato acquisito e non ci curiamo più dei loro problemi mentali. Andiamo all'aspetto potenzialmente più grave. Quali sarebbero le conseguenze della cessazione del loro servizio mensa? La storia, per scansare il dubbio, salva capra e cavoli "morali" con un intervento esterno (la lettera del preside suicida che smaschera l'assassino e lo fa arrestare evitando il confronto diretto con l'eroe) e con una postilla, affidata sempre alla speaker del telegiornale di pag 97 che accenna al fatto che "dopo le scorribande degli Hennings, la fondazione si sarebbe occupata di continuare il servizio mensa". Con questa doppia manovra si lascia di fatto poco a Dylan, giusto un contentino da eroe sul finale. Ma senza interventi esterni e la rassicurazione finale, considerato che gli assassini sono solo "funzioni della macchina del caos" da accettare così come sono, Dylan poteva davvero diventare protagonista forte della storia. Perché si sarebbe potuto trovare davanti a un terribile e interessantissimo (perché nel mondo reale "succede" e perché sarebbe stato davvero il punto più horror del racconto) dilemma morale. Un aggiornamento del dilemma sul "male minore" noto come "del trolley"




Seguendo questo ragionamento, Dylan sarebbe "venuto a patti" con i due assassini per veder garantito il loro supporto al centro degli homeless? Mi sarebbe piaciuto vederlo davanti a una scelta di questo tipo, una scelta che non ha per sua natura una risposta giusta. Qui c'è "troppa delegazione" e contestuale (ricercata) protezione del personaggio da una scelta che, girala come vuoi, poteva essere impopolare.
Poi ci sono un paio di dettagli minori poco chiari, ma secondari. 
Perché le punizioni elaborate tipo Seven, con tortura e marchio dell'assassino? E perché l'homeless a pagina 6 non riconosce chi gestisce, da almeno 9 anni, la mensa dei poveri locale conosciuta da tutti i suoi amici? Ma, ripeto, sono cose secondarie 

FINE SPOILER

Bene, dopo che avrete letto il fumetto vi invito a leggere tutto il casino che ho scritto qui sopra. Fine. 
No dai scherzo. 
Ci metto pure la faccina : ) 
La storia scritta da Simeoni a parte le questioni rilevate nella "zona spoiler" funziona abbastanza come ritmo. E' un giallo da risolvere, che si basa su un gioco di prestigio che sarebbe piaciuto al compianto Wes Craven. Vede un Groucho in ottima forma, battutaro ma anche compagno di vita  unito, in modo sempre più "bromance", a Dylan, nella buona e pessima sorte. Vediamo, soprattutto, l'evoluzione del bellissimo rapporto tra Dylan e Rania. Un rapporto che si vuole fare a piccole tappe come i fidanzamenti seri. Giochi di sguardi, prime osservazioni "anatomiche", complicità, forse le chiavi per aprire il diario segreto. Ci piacciono. 
Belli i disegni di Tanzillo, ci ho visto (poi magari mi sbaglio) delle similitudini con il fumetto argentino. Tavole molto dinamiche cariche di dettagli, belle le due splash page, molto sensuali e ammiccanti Rania e Dylan. Un plauso alla rappresentazione degli homeless, figure credibili e non le caricature dickensiane a cui troppo spesso siamo abituati. Ma Quello a pagina 84 è per me sputato Antonino Cannavacciuolo! Che mi sta pure simpatico e quindi tutto ok! 
Un numero quindi che per me poteva dare qualcosa di più. Una storia che riesce comunque a scorrere e appassionare per il lato più sentimentale. Disegni validi. La copertina di Stano, legata al titolo "miseria e crudeltà" (invero bruttino) mi ha fatto chissà perché venire alla mente i film di Totò. Pure l'assassino misterioso in copertina mi è parso la "forma diabolica" del principe De Curtis. Questa "combinazione" mi ha fatto rimandare la lettura di settimane, non avevo davvero "il coraggio di affrontarla". Ma queste sono mie menate personali. 
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lunedì 18 aprile 2016

The neon demon


Il nuovo film di Nicolas Winding Refn arriva in Italia grazie a Midnight Factory l'8 giugno!

Koch Media e Lucisano Media Group portano nelle nostre sale The Neon Demon, l'attesissima, misteriosa e nuova fiammante pellicola di Nicolas Winding Refn. Ci arriva in tempo zero, con l'etichetta Midnight Factory, a brevissima distanza dal festival di Cannes, dove è in concorso e dove ovviamente noi tiferemo per lei. Perché Refn è pazzo e sexy, brutale e poetico, scarno e dadaista, ateo e profondamente religioso. Un regista che come pochi riesce a traghettarci in strani mondi paralleli per un paio d'ore e il prezzo di un biglietto. Dal dramma carcerario al noir, dal dark fantasy alla tragedia greca Refn ci racconta di uomini e donne, piccoli e tragici, che giocano con la pazzia rincorrendo amore e vendetta, onore e morte. In questi luoghi visivi si possono incontrare esseri immortali da un occhio solo tenuti al guinzaglio da bambini, uomini che per la troppa voglia di libertà marciranno per sempre in carcere, criminali martiri per amore e, forse, si può incontrare lo stesso Dio, che è asiatico, non ride mai e ama esibirsi al karaoke. Pochi film, facili da recuperare in toto anche grazie alle nuove riedizioni (la trilogia di Pusher torna disponibile, in uscite separate, dal 20 aprile in dvd,  il resto si scova senza troppi problemi in dvd e blu ray).


Certo Refn si ama o si odia, e infatti ai Festival funziona solo a giorni alterni, non fa prigionieri. Ha tutti i vizi delle più grandi rockstar della cinepresa e relativi detrattori. Ma è come pochi potente nella messa in scena e le immagini delle sue opere hanno quella mistica proprietà in virtù della quale riescono a imprimersi nelle retine. Ve lo abbiamo già detto e lo ribadiamo, noi aspettiamo i lavoro di Refn con la gioia dei regali di Natale .Le musiche qui sono di nuovo di Cliff Martinez, autori degli ipnotici viaggi sonori di Drive e Solo Dio perdona. La direttrice della fotografia è Natasha Braier, il cui ottimo lavoro di recente abbiamo apprezzato nel meraviglioso, e assolutamente da recuperare, The Rover di Michod. Al montaggio il Matthew Newman, solidale con Refn dai tempi del rocciosissimo Bronson. Il cast è molto ricco, da Elle Fannig a Keanu Reeves, da Christina Hendricks a Jena Malone. Lo scenario del film è un mondo della moda quantomai attraente e inquietante, una fornace in cui vengono cannibalizzate da regole perverse giovani e bellissime donne, che si troveranno a un passio dalla follia se non peggio. Dalle immagini sembra spaventoso quanto glaciale nella perfezione plastica delle scene,  il glam - horror definitivo, dove l'estetica patinata delle sfilate di moda incontra il rosso sangue. Siamo già in fibrillazione. L'8 giugno è vicino. 
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giovedì 14 aprile 2016

Suicide squad e TMNT 2 - aggiornamenti veloci veloci


C'è sempre in sottofondo musica da urlo. Jared Leto sembra davvero un Joker interessante (per quanto ci è concesso vederlo per pochi secondi). Ci sta Batman!!!! Anzi, col proporzionale entusiasmo, cistabbbatmaaaaan!!!!!!! Noi lo abbiamo già inquadrato dai vecchi post. Regia, sceneggiatura, la bella Margot e tutte quelle armi da fuoco... Questo film promette di essere una bomba. E ora vai di secondo trailer:


E... Abbiamo già visto praticamente tutto già dai trailer prima, peccato. Però le tartarughe ci piacciono tanto. E pure Megan Fox. 
N. B. E poi c'è pure questo...




Che sembra Bioshock Infinity!!! Vuoi vedere che ci convincono ad andare a vedere al cinema un film spin - off di Harry Potter? 
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mercoledì 13 aprile 2016

Doctor Strange - un primo sguardo al trailer!


Scott Derrickson, uno dei nostri registi horror preferiti (Sinister, L'esorcismo Emily Rose, Liberaci dal Male), approda ai cinecomics Marvel insieme a Benedict Cumberbatch per il film sullo stregone supremo custode dell'occhio di Algamotto. E i registi horror quando arrivano in Marvel, vedi James Gunn (un sacco di Troma e soprattutto Slither per poi blockbusterare tutto con I guardiani della galassia) ci piacciono un sacco. Ma chi è il Doctor Strange? Un super dottore con mani prodigiose che a causa di un incidente perde tutto e inizia a girovagare per l'oriente dove trova spiritualità e nuova vita come, direbbero i ragazzini nati "ieri" il Batman di Batman Begins di Nolan. Chissà da dove avrà preso la trovata del viaggio in oriente Nolan... Mistero! Solo che in oriente Stephen scopre nientemeno, come Harry Potter, la "magia", un elemento da sempre presente nell'universo Marvel ma del quale salvo Ghost Rider e poco altro (qualcosa negli X -men, ma che serviva per "dire altro") si è parlato troppo poco. E com'è il Doctor Strange nella scala di "chi è più forte" dell'universo Marvel? Uno che fa tremare le gambe a chiunque, un puro agglomerato di potere onnisciente, un personaggio così fuori scala che gli autori, per costruire storie che non abbiano esito troppo scontato, devono  metterlo sempre fuori gioco, costringendolo a combattere infinite battaglie ultra-dimensionali con strane e oscure entità mistiche, demoniache e immortali. E quando non picchia diavoloni immensi e cattivi come Dormammu in persona, Strange sta a riposare per riprendere forza o è in viaggi infiniti tra i piani della realtà. Insomma,  non c'è mai e scrivere qualcosa su di lui è un casino, una sfida per "only the brave", come Peter Milligan, Warren Ellis, Straczynski, Bendis. Ma il buon stregone supremo c'è sempre, nei cross-over principali come House of M, in Siege, tra gli Illuminati, nei Difensori (e nei difensori si fa qualche sana risata ogni tanto per lo meno). E non poteva quindi mancare anche nel Marvel Universe cinematografico.


Una origin story quindi ci sta bene in vista del mega-maxi crossoverone Infinity Wars, anche perché una delle gemme di cui è alla ricerca Thanos probabilmente apparirà in questa pellicola. Com'è Cumberbatch sulla carta? Se rispecchierà la carta stampata potrà essere uno Strange perfetto quanto lo poteva essere Hugh Laurie o Peter Capaldi, british nell'umorismo e tic, aristocraticamente sopra le righe. Fa un po' Doctor Who, è innegabile, soprattutto nella versione di Milligan, quella che mi piace di più. Il problema, ripeto, è che è veramente un personaggio "over -powered" e quindi toccherà fare i miracoli per renderlo al meglio, come il fatto che materiale per sue storie "singole" ce n'è ma non troppo. Credo ad ogni modo che prenderanno come modello di questa pellicola un po' del cartone animato del 2007 .



Oppure si ispireranno all'indimenticabile film del 78!


Ma soprattutto la vera domanda che dovete farvi, la questione che non vi farà prendere il sonno stasera è: ma sta bene Benedict Cumberbatch col pizzetto? Vi auguro una tormentata notte con questo dilemma. 
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domenica 10 aprile 2016

Rogue One


E finalmente è uscito il trailer che aspettavamo, Rogue One!
Il regista del film di Godzilla senza Godzilla (11 minuti su schermo del mostro) approda alla Disney con una delle storie più attese, fondamentali e ancora inedite nell'universo cinematografico di Star Wars: il furto dei piani della Morte Nera. Perché c'era poco da fare, Luke Skywalker aveva una mira da paura ma senza quei piani nel corridoio del terrore sulla superficie della Dark Star non avrebbe saputo dove cacchio mirare, non avrebbe incontrato Leia, non sarebbe diventato un Jedi, non sarebbe salito sul  Millennium Falcon e probabilmente sarebbe vissuto sereno come un agricoltore tatooinese medio. E la missione di Rogue One è anche il simbolo della lotta della Resistenza contro l'Impero, il manifesto programmatico politico di ogni fan di Star Wars che si rispetti e una storia da milite ignoto, in quanto Leia Organa e un paio di droidi a parte, non abbiamo mai conosciuto davvero gli eroi senza nome che hanno dato una svolta al conflitto pagando con la vita il loro gesto di coraggio. 

Una grande storia, un cast con grandi nomi tra cui Donnie Yen, Forest Whitaker, Felicity Jones e Mads Mikkelsen, un setting da urlo direttamente nel periodo storico che precede episodio IV, l'inizio e l'apice orgasmstico per ogni fan. E queste prime scene sono una figata totale, senza se e senza ma. E ci sono i camminatori AT - AT, quelli de L'impero colpisce ancora, enormi e granitici, lenti e spietati. Ci sono gli X-Wing , i Troopers e soprattutto i nostri eroi in divisa bianco-arancione pronti a conficcarsi con tante palle, follia e gloria nella missione più suicida di sempre. Anche perché qui non ci sino Jedi immortali ma solo uomini (anche se per me Donnie Yen..). E chissà se Darth Vader e Boba Fett avranno, come tutti ci aspettiamo, il momento per entrare in scena e fare una strage di scala planetaria. Perché questa volta Boba Fatt potrebbe davvero avere voglia di fare qualche disintegrazione . Il mio socio Gianluca mi ha già confermato che ha prenotato i posti per Natale e ora non mi resta che aspettare con impazienza quel momento. 
E David Bowie lo sapeva che quest'anno sarebbe tornata nei cieli una stella nera...



Ah!! E io intanto ho già iniziato a giocare con uno dei miei pupazzetti preferiti!!


Talk0

mercoledì 6 aprile 2016

The BFG - il primo trailer del gigante gentile di Spielberg


Ok, magari sono io che non conosco la storia e penso male...


E sto ancora pensano male!! Non riesco a smettere!!! Sta di fatto che è una storia conosciutissima nei paesi anglosassoni, scritta dal tizio della Fabbrica di Cioccolato, il libro c'è pure in italiano.


E' edito da Salani, costerà quindi un botto, ma si trova e a questo punto io lo cerco pure in libreria. 
Alla fine a me non era nemmeno dispiaciuto Il cacciatore di giganti di Singer, nonostante fosse spaventoso, anche se non per i giganti che mangiavano le persone, più per  per la pettinatura del protagonista direi...


Una pettinatura spaventosa. Non ci ho dormito per delle notti... Ma torniamo al punto, affrontiamo di petto il problema. Io vedo questo trailer e penso a Christmas Carols di Zemekis. E si compone un enorme: "No, dai!!"nella mia testa. Perché Spielberg deve farmi film del genere? Cioè, non dico che non potrà essere un film galattico, ma perché, cavolo, non fa più le pellicole che mi piacevano anche solo "a pensarle", al punto che quando pensavo a Spielberg avevo una erezione? Cioè, quest'uomo ha fatto Incontri Ravvicinati, Lo Squalo, Indiana Jones, A.I. , Salvate il soldato Ryan, Il colore viola, Minority Report, Munich, Schindler's List, ci metto per ricordi di infanzia pure Hook e anche Tin Tin (sapete che Jurassic Park non lo sopporto). Poi vabbeh, ha fatto Amistad, quello "del cavallo", la brutta recita delle medie che è stato Lincoln (se vi è piaciuto non ve ne farò certo una colpa, ma è di un retorico vomitevole) la palla delle spie e la robetta dell'aeroporto con Tom Hanks. Nel mezzo cose carine, ok, ma quest'uomo ha degli "alti" così vertiginosi che vorrei sempre vederlo lassù, sulle nuvole, a elargire film che vorrei vedere e che non rientrano molto (e spero di sbagliarmi) nell'ottica di questo Gigante Gentile che già sembra cosparso di melassa (la stessa melassa di Hook, sia chiaro) solo dalla fotografia. Ma non doveva prima girarmi un film pazzesco su una città piena di robot (roba che avevo già comprato i biglietti della prevendita "ieri" per una uscita del 2022)?


Cioè, anche solo la copertina del libro da cui si trarrà il film è una figata!
E se Robopocalype è "uscito dai radar" (insieme a Tin Tin 2, sembra...), il buon Spielberg ha pure in programma un altro film tratto da un libro molto più nelle mie corde...


Ma dobbiamo pupparci il Gigante Gentile. Che magari sarà fichissimo, eh!!! Vabbeh... Di cosa parla questo libro a prima vista non di nostro interesse e già immaginiamo invaso dei piccoli, mostruosi, bambini Spielberghiani?

Cioè, magari sono io che vedo male le cose e non riesco a fare la sospensione dell'immaginazione giusta... In fondo parliamo di un gigante gentile che vuole bene a una bambina.
Ok, la chiudo qui, speriamo sia carino ; )  
Ho messo pure lo smile con l'occhiolino che fa "ggiovane" e privo di preconcetti retrogradi... ; )
Talk0

lunedì 4 aprile 2016


Ieri ci ha lasciato Gallieno Ferri, uno dei più straordinari disegnatori italiani di sempre. Lo piangiamo insieme ai familiari e amici nella convinzione assoluta che le sue magnifiche tavole, cariche di passione e dinamicità, non saranno mai dimenticate, perché, immortali, fanno già parte del bagaglio di ricordi più belli di tutti i fan di Zagor, in un museo grande come tutta Italia e buona parte dell'estero. Da parte nostra solo un grazie, con l'augurio di rivederci un giorno dall'altra parte.

sabato 2 aprile 2016

Batman v Superman - la nostra recensione!



A) Sinossi fatta male
Dopo la distruzione di Metropolis avvenuta nell'ultimo atto di Man of Steel per via di tizi venuti dallo spazio è tempo di riparare tutto il riparabile, curare chi è ancora curabile e magari insegnare il concetto di "danni collaterali" al nuovo semi-dio apparso in città. Che non è cattivo, sia chiaro, ma che è tanto stressato e non pensava che con i suoi primi due pugni fotonici contro un alieno buttava giù sei palazzi. Gli servirebbe giusto una guida, uno che picchia cattivi psicopatici da una vita vestito da pipistrello perché... Boh, c'ha i soldi e può farlo. Ma che è anche uno che (almeno nei fumetti) ci tiene a non uccidere nessuno, nemmeno e soprattutto i cattivi, che quotidianamente cattura e consegna all'ospedale psichiatrico di Arkham. Insomma, Batman più che un supereroe è (nei fumetti) un super assistente sociale e potrebbe avere giusto in mente un programma di recupero socio-sanitario a cinque step per l'uomo di Krypton. Si è già occupato di ragazzi con l'istinto da supereroe, ha l'esperienza giusta (anche se in una celebre scena del trailer vediamo il costume di Robin cosparso di insulti del Joker e ipotizziamo che Robin o almeno "un Robin" sia defunto in qualcosa di brutto...qualcosa che magari ha coinvolto la vecchia residenza Wayne, al momento rasa al suolo, che di sicuro potrebbe diventare in seguito "la casa dei Superamici."!.. E, la butto li, magari la caduta di casa Wayne ce la fanno vedere nel prossimo film in un flashback, con ricostruzione della stessa sul finale!! potrei fare lo sceneggiatore...lo so...ma quanto è inutile tutto questo discorso tra parentesi?...andiamo avanti...). Prima però di aiutare Superman a essere un Superman migliore, i due dovranno fare a pugni perché: 1)  "è giusto e bello" vedere un uomo che picchia alla pari un dio e 2)  in tutti i crossover, dall'alba dei tempi, è necessario che gli eroi si menino tra di loro prima di a) capirsi, b) mangiare insieme al cinese, c) noleggiare American Gigolò, d) iniziare a sbaciucchiarsi per poi negarlo subito dopo con la scusa del troppo alcool e infine e) affittare una stanza e praticare la bromance definitiva. Così Bats, in una sceneggiatura tipo del fumetto, andrebbe a menare Superman direttamente a Metropolis (viaggio in effetti molto più breve del previsto, ma non facciamo qui spoiler) con il bat-aereo,le bat-cagate (soprattutto il rampino, tornato di moda col videogame di Rocksteady ) e soprattutto indossando una mega bat-armatura-gigante "milleriana" più grossa di quella di Iron Man. Tutto questo accadrebbe se Warner-Snyder-Goyer-Nolan avessero in mente i fumetti  e volessero risparmiarci due ore e dieci di pellicola. Ma qui le cose accadono in modo un po' diverso. In un impeto di celodurismo supremo, hanno voluto infilare a forza, per lo meno a livello "visivo"( nella riproduzione delle tavole a fumetti più iconiche) , tanto Miller quanto il noto ciclo di Doomsday (che ha un "altro nome" ma ci siamo capiti). Hanno voluto introdurre la Justice League a formazione completa, un po' a forza, un po' didascalicamente, un po' "perché sì". Non contenti hanno pure voluto già lanciare ponti a film futuri di vent'anni (citando il videogioco Netherrealm: Injustice: God Amog us quanto il ciclo a fumetti Crisi delle terre infinite.. ed in effetti questa è per me la parte più figa di tutto il film). Presi male dall'onnipotenza hanno pure voluto rinarrare, per la quinta volta tipo, da un nuovo punto di vista, la storia della genesi di Batman (Il nuovo Bruce Wayne bambino è bruttissimo) e hanno voluto rendere Luthor una specie di Joker coi soldi (anche se il suo progressivo "impazzimento" un senso lo ha) identificandolo "per la faccia" con "l'attore del film del tizio di facebook", un milionario eccentrico facilmente immaginabili per la gioventù del nuovo millennio (una vera cazzata, almeno per il sottoscritto, che ha sempre visto il buon Lex, il vero Lex, come una personalità forte e raziocinante quanto e forse più di Batman). Come dicevamo in un post di preview: tanta, tantissima, troppa carne al fuoco. Da che punto incominciamo? 



B) Riassunto delle puntate precedenti: setting, aspettative e roba già scritta e meglio un po' da tutte le parti.
Man of Steel del 2013, film il cui epilogo viene richiamato più o meno all'inizio di questo Batman v Superman (penso per pubblicizzare una nuova Jeep nera, parecchio brutta pure lei). Nato per ridare lustro all'uomo di Kripton dopo un film "fru fru" di Singer, Man of Steel è stato un bel successo di botteghino ma ha scontentano buona parte del fandom dei fumetti, quello che si diceva essere il "core business". Al di là dei pregi (il richiamo a Gattaca - la porta dell'universo come paradigma della società kryptoniana su tutti, i combattimenti alla Matrix, il Superman che vaga on the road come l'Hulk dell'omonimo telefilm perché si sente mostro e diverso, ma  aiutando  il prossimo) e dei difetti (ruolo paterno solo accennato, la storia della "chiavetta usb universale") della sceneggiatura, il problema maggiore era la figura di Superman, che veniva, per molti, eccessivamente "non riconosciuta". C'è un video recente della serie Honest Trailer di Screen Junkies, sempre piuttosto buffi, che dice per me la cosa più calzante del mondo: il Superman attuale riflette la società attuale e non una società degli anni '30 che è oggi solo idealizzabile. Stringi stringi l'America attuale ( ho già scritto "attuale"?..non sono sicuro..) si identifica per me maggiormente con un superuomo stile Doctor Manhattan di Moore che con il boy-scout volante anni 30.E "l'uomo d'acciaio"attuale ( questo termine mi perseguita perchè oggi non mi viene un sinonimo che sia uno..) è in fondo parecchio più "bravo ragazzo" del Doctor Mahattan, vuole bene a tutti e ha solo commesso un peccato (del peccato originale cui si è fatto un dramma nei social) perché nel mondo reale, attuale e non idealizzato anni 30,  non esiste mai una soluzione reale di ottimo ai grandi problemi, ma bisogna sempre fare i conti con due o più variabili, in fondo non sempre soddisfacenti. E tocca mediare tra l'errore meno grosso. Non parliamo delle astronavi, non poteva fare nulla per impedire alle astronavi di arrivare a Metropolis. Parliamo dello scontro finale, quello in cui il nostro eroe poteva operare una scelta, sia pure infelice. Superman uccideva, ma lo faceva per salvare delle persone, molte persone, da morte certa e imminente. Sbagliava, ma sceglieva il male minore. Diventava "adulto", la sua scelta di porre fine a un'esistenza, sia pure deprecabile, uccideva la sua fanciullezza - innocenza. Non è trasformando Batman in 007 come ha fatto Nolan che il fumetto si trasforma di colpo "in cinema" e quindi fa entrare gli spettatori - amanti dei fumetti  "nel mondo degli adulti". Mettete concretamente un eroe positivo nella condizione di non poter fare la scelta ottimale, come in Man of Steel, e avrete davvero il realismo di un mondo adulto che rilegge e forse un po' stupra la fantasia delle nuvole parlanti di un'epoca più ingenua.

Certo è un aspetto che può o meno essere accettato da chi guarda un film che è comunque di supereroi.
Io parlo abbastanza da profano, avendo letto un paio di cicli di storie (tra cui Death of Superman e il ciclo legato Crisi infinita, qualcosa di Loeb, i lavoro di Miller e Sale, Kingdome Come e non troppo altro) e avendo visto i film, Smallville e la serie tv dei "Superamici " nel 1982 (c'erano nel bar sotto casa le formine di cioccolata!!! Da allora amo Flash!!). E devo dire (ve lo devo aver già scritto ma sapete.. Sono un po' anziano)per quanto ho letto che come "modello di superman" preferisco i suoi  "cloni" Marvel. Hyperion dello Squadrone Supremo come re-inventato da Strackinsky o Sentry - Void di Jenkins. Entrambi "dei Superman" che mi hanno appassionato di più. Non so perché, forse giusto perché erano più umani, scorretti, dei pazzi con cui trovavo più semplice "empatizzare".  Magari non ho letto le storie "giuste" per appassionarmi al Superman vero, che ho invece trovato parecchio stucchevole. Hyperion "appena caduto sulla terra" veniva subito odiato e rinchiuso nell'area 51 come un alieno, con finti genitori stile Truman Show che si cagavano sotto all'idea che con i raggi laser degli occhi li friggesse se non lo coccolavano e piangeva. Hyperion voleva essere amato ma era visto fin da bambino come un mostro. Sentry era un Superman strepitoso così ossessionato all'idea di salvare tutti, schizzando da una parte all'altra del mondo per evitare incidenti e catastrofi in tempo reale, che alla fine impazziva e si "sdoppiava", creava catastrofi per poter intervenire ad aggiustarle, fino a che gli cancellarono la memoria. Figure tragiche. Insomma, la favola del  trovatello spaziale aiutato nella crescita dalla coppietta del Kansas con sani principi che sosteneva l'equazione "dio esiste ed è americano", forse perché raccontatami troppe volte, non mi attirava più. Quindi vedere un Superman diverso o comunque "non ancora così superman" in Man of Steel, fallibile perché "miseramente e realisticamente umano in un mondo reale" non mi dispiaceva. Un Sups che sbaglia, si incazza, non sa dosare la sua forza, mi stava benissimo. Ma questo valeva e vale per me. Molti lettori di Superman invece lo seguono mese dopo mese, da secoli, anche perché iconicamente è un'infallibile immagine cristologica, perfetta e ineludibile, positiva, colorata e vitale. Se questi lettori volessero un eroe tormentato avrebbero solo l'imbarazzo della scelta, oggi, su mille altre testate. Superman "dà tranquillità". E' uno dei pochi a farlo. E non importa se perde tempo dietro la gonna di Lois Lane (anzi, lo rende l'eroe più sentimentalmente appassionato, quello che romanticamente mette in pausa la sua vita pur di mettere al primo posto la sua donna) invece che salvare freneticamente tutto il mondo. Il lettore, ogni lettore, si immedesimerà in Lois Lane e tutto il mondo sarà "automaticamente salvato". Superman è prima abbracci e dopo pugni. Molti lettori hanno bisogno di questo, a livello emotivo. 



Quindi questo Batman v Superman, che sarebbe a tutti gli effetti "Man of Steel 2" e non il nuovo "Dark Knight", anche se poi protettivamente va quasi nel senso opposto, ha anche il fardello di recuperare, con una guest star di lusso, parecchi di questi lettori scontenti. Ridare a loro un Superman migliore. E lo fa ispirandosi a uno storico ciclo di Miller, puntando a mettere in scena una propria  "civil war" tra supereroi, uno scontro ideologico che indaghi sul vero significato della parola "eroe" , tra luce e ombra.  Batman di fatto ha sempre goduto di maggiore fortuna ai botteghini, in qualsiasi interpretazione, anche in quelle più scarse, anche se ha avuto pure lui fasi calanti. Ben Affleck è il primo Batman "anziano" (anche questo di matrice milleriana) e quindi una prospettiva nuova sul personaggio, una impostazione che in rete in breve tempo è piaciuta al punto che la Warner ha deciso di aumentare su schermo, in questa pellicola, la presenza dell'uomo pipistrello.
Mesi di preparazione, riprese e post produzione dopo, ecco i primi screen test. 
Un disastro. 
Cioè, più o meno dalle parti di Man of Steel. 
Troppo lungo, troppo uguale al trailer e quindi "privo di colpi di scena ulteriori", Cavill non piace, Affleck è un "ni'", wonder Woman è topa spaziale (e ci mancava che non lo fosse), Luthor inconsistente, troppa roba ammassata .
Snyder al rogo, tutti ri-vogliono Nolan, ma forse è più colpa dello sceneggiatore, Goyer. E allora Goyer al rogo. Certo che pure la musica dai, Zimmer al rogo! Gli effetti speciali al rogo! E pure la Gadot, perché non c'ha abbastanza tette, al rogo! 
Snyder che si ri-mette a litigare online, a sei anni di distanza, per via del finale di Man of Steel. Tira in ballo l'ultimo Star Wars come film più nichilista e distruttivo e così  non si fa esattamente amare. Snyder prosegue con l'autodistruzione pigiata con una nota "mossa Peter Jackson" per cui ha già rivelato che quella cinematografica è una versione tagliata di 30 minuti dalla censura e probabilmente per quello non si è capito nei test e non si capirà nelle sale un cacchio del film vero. Ma ha già pronto l'home video esteso, vietato ai minori ma più bello e completo e che aggiusterà tutto. Tutto questo accadeva prima che la pellicola arrivasse ufficialmente in sala. 
E ora? Ora che lo vedo?


C) buio in sala (NO Spolier significativi)
Tre ore belle dense di avvenimenti. Il primo tempo è decisamente "mortale". Troppo lento, troppo monocorde, troppo parlato. I due eroi flirtano a distanza nel classico gioco dei galletti per sedurre la pollastra. Il cattivo è ossessionato tra cotali omoni di essere quello col pene più piccolo e continua ossessivamente a raccontare a tutti di quanto lo abbia invece enorme. E la nuova "civil war" e relativa etica del supereroe? Superman dà a Batman del bullo di periferia, che ama sgasare con la sua Panda truccata dalle parti del molo di Gotham picchiano dei poveri balordi. Batman dà a Superman del moccioso rintronato che prima non riesce a spostare una guerra intergalattica per lo meno lontano dalla periferia in cui abita e poi per farsi scusare cerca ossessivamente di salvare dieci miliardi di gattini che non riescono a scendere dagli alberi nella più patetica operazione simpatia di sempre. E la cosa drammatica è che entrambi hanno drammaticamente ragione sull'altro!! Sembra davvero che l'ira di Batman parta perché Superman gli ha bozzato la macchina appena lucidata. Sembra davvero che Superman sia un ragazzotto poco sveglio per il modo in cui si lascia manipolare al primo giochino psicologico che gli fanno. Il film cerca disperatamente di rendere le cose meno patetiche e nel mentre ficcare qualche preview dei prossimi film Dc Comics. Lo fa parlando del conflitto uomo-dio nella metafora di Prometeo, parlando di difesa-preventiva stile guerra fredda, delle logiche di potere e relativa corruttibilità. Di bello evidenzia il ruolo chiave dei genitori nel segnare - guidare la vita futura dei figli, ribadisce il noto adagio che "nessun uomo è un'isola". Ma niente, tutto quello che accade mostra e conferma quanto uno sia poco sveglio e l'altro troppo zarro. Qualcosa di buono si trova comunque nella scrittura. C'è una timidissima, ma tenera, sensualità grazie a Amy Adams (pur in un rating che le cancella i capezzoli digitalmente quando è nuda nella vasca da bagno) che però avremmo voluto vedere anche con Gal Gadot (che è super gnocca ma troppo super coperta).  E' bello il rapporto tra Cavill e la Lane. Costner compare in una breve e bella scena che come nel primo film ha un suo perché (parla di "danni collaterali" e segue il concetto che vi ho già esposto poco sopra sull'impossibilità di salvare tutti nel mondo reale), ma che la maggior parte dei fan hanno trovato ugualmente inadeguata e cretina. Affleck senza costume e senza che faccia pesi, beh, alla fine è lo scarsone di sempre, almeno secondo me. Luthor da un lato è geniale, dall'altro sembra un totale sprovveduto (ma voglio dargli il beneficio di inventario sulla questione "sicurezza in casa Luthor"). Tutto appare per me fin troppo retorico e appiccicato male, al punto che è una vera gioia quando le parole arrivano a zero e si menano seriamente le mani, anche se accade a monte di motivazioni più o meno cretine o a buchi di trama. E Snyder nelle scene d'azione è davvero potente, come lo è sempre stato. Non saprà migliorare una sceneggiatura bruttarella, maneggiata più dagli addetti marketing che da un autore vero, non saprà dirigere gli attori con guizzi particolari, ma quando deve far menare qualcuno su schermo e ha come storyboard alcune delle più belle tavole a fumetti di sempre,  lo fa alla grande e tutti gli attori rispondono alla perfezione alle sue coreografie. E allora è un orgasmo visivo, poco da fare. Tutto è perfetto, a partire dall'allenamento estremo di Bruce Wayne in vista del grande match, con pesi giganteschi che sposta come cuscini e addominali ultra scolpiti, una versione truzzissima dell'allenamento del migliore Rocky. Dopo l'occhio della tigre vediamo l'occhio del pipistrello. E poi vediamo il Batman corazzato. Il Batman incazzato di Miller che digrigna i denti, l'unica parte umana dentro la "robocoppesca" bat-corazza dagli occhi che lanciano strani guizzi di luce blu. 

Gioiamo alla vista di Superman in versione alieno-demone spaventoso-incazzato con la voce di Lucifero, il viso deformato dalla rabbia e con gli occhi rosso scintillanti - accecanti che sembrano ustionare la pelle delle orbite e sparano raggi in grado di distruggere ogni cosa. Superman è sempre perfezione, semplicità e forza assoluta, divina. Il crociato di Gotham è invece sempre un contorto agglomerato di carne e acciaio stile Tsukamoto che si affida oltre che al suo talento, alle sue infinite armi e macchine e al suo partner (un Alfred ultra-attivo che pilota spesso i bat-mezzi da remoto), a trappole, gas e ombre per colmare un gap sempre troppo evidente. Nella bat-corazza milleriana è galattico, pesante e implacabile. Snyder lo rende possente. Corpi muscolosi e pesanti che si contrappongono alla grazia e fulminea potenza di una Wonder Woman di fatto mai vista tanto letale e sanguinaria, che combatte a testa bassa in stato di "berserk" quasi ridendo in modo malato nell'estasi del combattimento. Il mostro finale, purtoppo, e con lui tutta la serie di eventi che portano allo scontro definitivo, non convince appieno. Doomsday è un brutto, anonimo, inespressivo, inutile energumeno. Peggio si era fatto solo con il Lizzard di Amazing Spiderman. Ed è un vero mistero questa caduta di stile. Si potevano prendere le pagine di The Death of Superman e rifarle uguali, utilizzando per Doomsday anche solo il modello di Netherrealm per il videogioco Injustice, sarebbe stato diecimila molte meglio e Snyder lo avrebbe saputo fare alla perfezione perché quando "copia dalle tavole dei fumetti" non sbaglia mai. E poi invece leggi quel nome "Weta", come i responsabili degli effetti speciali, e davvero ti senti truffato perché Doomsday è davvero poco diverso dal loro Troll di Caverna del Signore degli Anelli. Un lavoro pigro o forse commissionato all'ultimo momento. Incompleto e che non gli fa onore, visti anche i loro lavori migliori, come in King Kong e Godzilla. Fortuna che nell'infuriare dello scontro a figura intera questo sgorbio che si muove pure sgraziato si vede poco. 
Il finale. Ci sta. Chiude un cerchio e riabilita completamente un personaggio ritenuto per lo meno ambiguo, apre a mille scenari futuri. Si esce soddisfatti anche perché gli ultimi 90 minuti sono stati una unica zuffa "sborona" senza fine, un vero tour de force visivo impreziosito da scenografie stupende, esplosioni e raggi laser continui. O almeno io, che ho un animo tamarro, sono uscito tutto gasato per via delle spettacolari scene action, che nella mia testa sono comunque andate a soppiantare, di prepotenza, i mille difettini e difettoni di una sceneggiatura a volte davvero schizofrenica, contraddittoria, a tratti banalissima a tratti contorta allo sfinimento. Ci sono un po' di cose che non tornano.

D) cose che non tornano (SPOILER)
1) quanto dista Gotham da Metropolis e da quanto Batman opera come vigilante? 
Ok, una volta si diceva negli archivi delle interviste della DC Comics, che Gotham e Metropolis fossero di fatto due volti di una stessa città : la  New York "solare", Metropolis, casa di Superman, e la New York "by night " tenebrosa e minacciosa, casa di Batman. Di fatto ci sono testimonianze storiche che nell'800 New York si chiamasse effettivamente Gotham, ma non usciamo dal seminato. Tuttavia con il tempo si creò nella geografia del mondo DC Comics una New York vera e propria e si rese chiaro che le New York di Batman e Superman fossero città diverse quando si ipotizzò, per la prima volta, di fare un crossover tra le due serie, che legasse i due mondi narrativi. Si arrivò a considerare Metropolis più vicina a New York e Gotham più vicina a Chicago. Bene, oggi con questo film Metropolis e Gotham tornano a essere più o meno la stessa città, divisa da un piccolo lembo d'acqua, anche se sono due stati diversi a tutti gli effetti. Di fatto se viene lanciato il Bat-Segnale, questo è visibilissimo a Metropolis, come se le due città stessero sulle coste opposte del lago di Como. Insomma con la "supervista" Superman può vedere tutti i giorni Batman in pigiama che mangia i suoi bat-cereali. Dalla sede del Daily Planet con l'elicottero si è a Gotham in sette minuti. Questo ha senso per far vedere a inizio film Bruce Wayne che arriva in elicottero alla sede di Metropolis della sua ditta in un attimo, subito dopo l'arrivo delle astronavi. Ha senso perché, quando Batman fa il bullo con il clacson e i botti al porto di Gotham, Superman lo sente e lo vede e lo va a rimbrottare come si fa con i truzzi che si piantano sotto casa tua con lo stereo a palla alle tre del mattino. Ha senso per come si svolge tutta la parte finale della pellicola, anche se alla prima visione mi ero perso un paio di passaggi e ritenevo che Lois si fosse fatta a nuoto Gotham-Metropolis in 130 secondi netti, due volte più veloce di Aquaman!! E rimanendo asciutta!! Ma non ha senso che non si parli di Gotham a questo punto per tutto Man of Steel. Come non ha senso che al Daily Planet non sappiamo nulla o quasi di Batman. Ed è per me questo il frutto di un pasticcio strutturale del nuovo universo condiviso DC. Se fosse stato un Batman a inizio carriera poteva essere ancora sconosciuto MA non potrebbe aver catturato il Joker e compagnia della Suicide Squad (il prossimo film DC) gente parecchio "vistosa" per la cronaca. Si potrebbe dire che Batman era un supereroe del passato che ha smesso l'attività per depressione da 20 anni (come riportato da altre fonti a inizio progetto) MA di nuovo non potrebbe aver catturato il Joker (che gli ha fatto esplodere casa e Robin) quando questi, vista l'età di Jared Leto, non poteva avere di più di sedici anni! Quindi alla fine hanno deciso di dire che Batman è attivo da almeno 20 anni e recentemente opera traumatizzato al punto tale che fottesega sparare a raffica sui criminali (roba che ha indignato i fans quanto in Man of Steel la storia di Superman che uccide... Anche se Batman già dai tempi di Tim Burton sparava e nessuno ci faceva caso) e marchiarli a fuoco. Quindi dopo 20 anni di onorata carriera Batman è per Metropolis solo uno zarro che fa i garini con il bat-Porsche al porto di Gotham picchiando due o tre mezze tacche. Un po' deprimente, in effetti. E pure un po' demenziale se questo è il pensiero anche dei cittadini di Gotham!!! Perché un poliziotto che vede Batman sulla scena di un crimine, dopo 20 anni dall'inizio della sua attività (che siano o meno mezze tacche)  e gli spara addosso credendo che esista-non esista (cosa che nella pellicola accade) beh, per me è un po' stronzo.
2) Il senso radar di Superman che identifica chi è in difficoltà.
Fin dai tempi del film con Reeves e poi nella serie tv Lois e Clark con la nostra casalinga disperata preferita, ma che dico, fin dai tempi dei cartoni animati degli anni '40, accade che la reporter Lois Lane venga spesso salvata in corner, all'ultimo secondo, mentre sta cadendo in un burrone o da un palazzo. Lei grida, Superman accorre, la prende al volo senza l'effetto "collo rotto" di Gwen Stacy, la deposita a terra e va a menare chi ce l'ha buttata giù. Succede anche in questo film ovviamente, in almeno 3 casi. Nel primo Lois è in una base segreta nel deserto catturata da dei terroristi. Superman avverte il pericolo, forse il battito cardiaco di Lois? Di fatto lei non deve nemmeno invocarlo, ed ecco che arriva in 20-30 secondi da Metropolis, piegando la barriera del suono. Nel secondo caso viene buttata direttamente da un palazzo da Luthor. Lei grida e Superman in 1,3 secondi la salva al volo. Nel terzo caso lei sta per affogare, è completamente sott'acqua e tira dei pugnetti contro una parete per mezzo secondo. Superman in 1,2 secondi la sente e la tira fuori prima che possa anche solo pensare di soffocare. Lui per lei c'è, subito, non perde neanche il tempo a cercare la classica cabina telefonica per cambiarsi. Il che sarebbe in effetti un problema visto che oggi ce ne saranno pure a Metropolis tre o quattro al massimo, e pure rotte. Certo Superman a Lois ci tiene, come tiene a tutte le persone disagiate del mondo. Come ad una donna che su una chiatta dispersa nell'oceano disegna il simbolo dell'eroe di Krypton, facendolo apparire come sotto evocazione in pochi istanti. Se vede in Messico, alla tv, un bambino che sta per morire in un palazzo in fiamme molla tutto, parte, trova il palazzo in 4 secondi, più veloce di google maps  e lo salva. Tuttavia Superman non ci tiene alla sua mamma. Anche se fa brutto dirlo. La premessa di tutto lo scontro tra Superman e Batman è che Martha Kent è stata rapita dagli sgherri di Luthor e Superman non se ne è accorto. E Martha piange, si dimena, l'hanno torturata e lui non l'ha sentita. A un certo punto è sicuro che gli serva l'aiuto di Batman per trovarla. E Batman in 5 minuti si toglie l'armatura, parte con il bat-jet verso una genericissima meta dove forse potrebbe esserci uno sgherro di Luthor, sgomina due dozzine di nemici e un boss finale e "Toh che culo", trova e libera la mamma di Superman. Mah... Robin della serie tv direbbe: "Per mille satanassi , questo sì che è bat-culo!!"
3) Lois e la lancia
Lois vede Batman che sta per colpire a morte Superman con una lancia di kryptonite, che non vi sto a dire come l'ha fatta che non ne sono sicuro nemmeno io. Lois interviene. Riesce a interrompere lo scontro in un modo poetico (per me nemmeno troppo patetico, ma che a molti fan è stato sul cazzo) e si ritrova in un attimo sola in quel posto, dopo la maxi zuffa, col la lancia dalla punta verde acceso. Cosa fa? Temendo che Batman ci ripensi, la prende e la butta in mare. Pochi minuti dopo appare Doomsday. Lois non sa chi sia e da dove venga ma tuttavia intuisce che potrebbe ucciderlo solo la lancia che ha buttato in mare (secondo discorsi che stavano facendo Batman e Alfred a chilometri di distanza) e si getta al ripescaggio, che finirà nel mezzo annegamento di cui sopra. Perché? Telepatia? C'entra col fatto che un Flash del futuro gli abbia fatto vedere che Lois è in realtà la chiave per salvare l'universo? O è solo una sceneggiatura scritta a cazzo? 


E)Vabbeh , andate a vederlo e divertitevi.
Ok, ci sono dei problemi e quelli evidenziati sopra sono quelli che emergono di più, ma questo film è visivamente una manna. 90 minuti di mega pizze in faccia. Ok, a monte di 90 minuti di quasi-nulla, ma che con il blu ray skipperemo senza problemi sereni. I combattimenti sono tostissimi e si respira davvero un'atmosfera epica, tenebrosa e mistica. Poi chi lo sa, la versione estesa potrebbe chiarire dei punti oggi oscuri (in genere non capita, ma chi lo sa...). I costumi sono plastici, aggressivi, belli cattivi e la nuova Bat-Caverna è tosta, un posto tra il cottage del miliardario Figo e barbuto del film Ex Machina e la Fortezza della Scienza di Mazinga. Mi ha fatto un po' cagare la nuova bat-mobile, poco usata e usata male (cerca imbarazzata di fare cose che Toretto più virilmente faceva in Fast 5), non ha minimamente il fascino dei modelli bartoniani ne la potenza e possanza del Tumbler di Nolaniana memoria, sembra la versione barbona della tostissima (quella sì) bat-mobile del videogame Arkham Knight. Triste. Molto, ma molto buono l'ingresso in scena di Batman, in stile film horror. Bella la visione "onirica" del futuro (roba che spero sviluppino da qui ai prossimi film, per trasformarlo in un futuro vero, buttando ogni tanto delle visioni apocalittiche come queste). Gal Gadot troppo coperta ma bona come er' pane. Tutto sommato in questo film di scontri c'è anche una interessante riflessione, che parte direttamente da Man of Steel, sul ruolo e rapporto tra genitori e figli che alla fine mi è piaciuto. Ok, dopo questo sproloquio la chiudiamo qui.
Riuscirà la DC comics quest'anno a vincere la sua guerra personale con la Marvel, grazie a questo film e a Suicide Squad? Vi faremo sapere. Per ora diciamo che ci siamo divertiti un bel po', nonostante un paio di piccole fesserie. L'home video è da prenotare, in doppia copia, su amazon, con le statue giganti dei due eroi. E poi da ri-comprare in edizione estesa ovviamente. Io lo dico e voi ridete, ma alla fine lo so che tutto questo pupazzume e cotillons invaderà anche le  vostre case...




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