domenica 19 luglio 2015

Orfani: Ringo vol 10: animali selvaggi


E finalmente siamo arrivati a Milano! La stazione centrale con il Frecciarossa che porta le genti del sud a rubare il lavoro, i bastioni di porta Venezia dove stanno gli scioperati come me, la piazza San Babila dei sciuri, la Via della Spiga delle modelle gnocche nude e degli arabi dai grossi portafogli, il Castello Sforzesco e Parco Sempione per una volta privo di spacciatori (crisi post-atomica ?). Perfino un tizio che assomiglia a un vecchio leader leghista! Dai mi sento troppo a casa!
Anche se è tutto distrutto, tutto in rovina, Milano tiene botta e sono sicuro che la trattoria Da Oscar, in porta Venezia, tiene ancora altissima la bandiera dell'arte culinaria italica. Peccato che Ringo e i suoi cuccioli abbiano sbagliato strada e non ci sono passati, si sono persi qualcosa di bello. Avrei voluto vedere anche i Navigli , il Monumentale, viale Zara che sicuro mi diventava una roba alla Sin City... Ma purtoppo dobbiamo andare avanti, che il tempo stringe e una cosa una sulla trama del numero non l'ho ancora spiccicata. Milano è peggiorata, ma resta un posto di lupi, seppure questi siano geneticamente modificati e quindi neppure buoni per essere mangiati.
La città è deserta, depredata di ogni sostanza vagamente commestibile. Un grosso e tronfio scatolone vuoto. Dal nulla appare un castello. Rosa vuole andarci e Ringo glielo consente, alzando il pesante portone elettrificato che blocca l'accesso. Conseguenza per la quale i ragazzini passano e vanno a fare incetta di mele padane. Mentre Ringo perde i senso e fa quindi un nuovo incontro con Jonas. Qui si apre una interessante parentesi di sociologia recchioniana. Jonas, il techo-fascista dice a Ringo che è possibile comunicare con lui, basta picchiarlo fortissimo in faccia e il suo controllo mentale può vacillare, rendendolo più simile a un essere umano. Ma allora e così che si fa democrazia del futuro! Ed è anche abbastanza pratico!
Jonas, tornato momentaneamente in sé, informa Ringo del fatto che tra due numeri si conclude la seconda stagione di Orfani e che quindi deve prepararsi che sarà tutta una escalation di botte e tradimenti. Basta perdere tempo negli autogrill!!
Fa poi anche una rivelazione grossa-enorme che non vi dico, o il numero non me lo comprate più .
Nel frattempo gli orfani hanno a che fare con i leghisti post-apocalittici, intenti nella difesa delle mele padane dop. Come andrà a finire?
Luci a San Siro 




Noi a Milano c'abbiano il grano, mica come voi poveracci!

Ci stiamo avvicinando al finale di questa serie. I cuccioli allevati da Ringo diventano sempre più grandi nella misura in cui sta del tutto finendo la loro innocenza da fanciulli. È tempo di dimostrarsi uomini e questo significa essere in grado di compiere scelte difficili, spesso necessarie quanto sbagliate e addossandosene la responsabilità. Il racconto di Recchioni parte come il classico viaggio in una terra deserta e desolata, riprendendo il copione della sopravvivenza come unica chiave per poter avanzare, ma a metà del volume tutto cambia. Una nuova importate rivelazione getta nel caos tutta la narrazione e nulla sarà più come prima dopo la lettura di queste pagine. Un numero quindi fondamentale, duro, ingiusto e forse necessario. Un numero in cui la temperatura sale progressivamente come in questa torrida estate. C'è una scena significativa che voglio sottolineare. Ringo è circondato da dei lupi mutanti che stanno per assalirlo. L'eroe mette da parte le armi, cerca il lupo più grosso, il capobranco, lo sfida a mani nude. Lo abbatte in combattimento conferendogli quella che ritiene una buona morte, una morte da guerriero. Gli altri lupi scappano. Valutate questa scena che impatto ha sui ragazzini. Valutate quanto sia davvero servita come insegnamento. È un aspetto che mi ha sorpreso .
Ottimi i disegni di Pittaluga per i colori di Saponti.
Milano è grigia, dalle venature marroni, trasuda ruggine e miseria in un continuo eco di grandezza passata. Avrei voluto vedere i Navigli, con la natura che, secondo me, si sarebbe riappropriata del territorio. Ma il lavoro grafico è potente, di spessore, le architetture sono così dettagliate da sembrare delle fotografie rielaborate. Per me, che vivo dalle parti di Milano, veder le San Babila distrutta o la stazione centrale ha offerto probabilmente le sensazioni che i giapponesi provano quando vedono Godzilla distruggere Tokyo. Mi ha fatto davvero paura. E penso che questo lo abbiano provato anche i lettori che vivono nelle città in precedenza rappresentate da questa serie nella versione post apocalittica. Davvero forte, quanto disturbante. I disegni dei personaggi sono molto belli ma diventano spettacolari quando "esplodono" nelle scene action. Davvero violente nella misura in cui sono anche inattese, veloci, a senso unico, glacialmente senza ritorno. I colori impreziosiscono poi i contrasti, dal grigio ruggine della metropoli si passa poi a colori più caldi e accesi, potenza della natura, metafora forse di un nuovo "ordine naturale" che risorge. Ed è in questo clima caldo e rilassato che avvengono le violenze più inattese e forti. Quasi che destino dell'uomo sia, al di fuori del cemento urbano, quello di ridursi inevitabilmente al barbarico. Mi ha colpito. Davvero.
E sono davvero elettrizzato nell'attesa del finale di questa seconda stagione!
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