martedì 21 luglio 2015

Dylan dog 346 ...e cenere tornerai



Il mondo di Dylan in pochi mesi si è capovolto, vecchi amici se ne sono andati, le certezze sono crollate e nuovi incubi lo aspettano all'orizzonte. Il primo e più tangibile è una notifica di sfratto, dai contorni quanto mai diabolici, che gli intima di lasciare l'appartamento di Craven Road 7, entro cinque giorni. Il risultato di sei mesi di canone non pagato. Vedendo crollare anche la sua casa, una delle poche certezze ancora rimaste, il nostro eroe esce di senno. Accusa violentemente l'assistente Groucho di aver complottato alle sue spalle, al punto che l'amico fidato è costretto ad abbandonare lo stabile facendo i bagagli. Si barrica in casa, non risponde a nessuno. Rimane senza luce, acqua, telefono ma nulla lo stana. Dylan guarda maligno il mondo a terra, seduto nervoso sul pavimenti del suo studio, con la barba di tre giorni, lo sguardo da pazzo,  la pistola carica con il colpo in canna. È il suo Fort Apache, nulla conta più nulla, è lui contro tutto il mondo che lo odia e complotta contro di lui, primo tra tutti Groucho. Chi è Groucho? Perché lo assiste anche se lui non lo paga? Dove vive, chi frequenta nei lunghi periodi in cui manca da Craven Road. Dylan è un po' confuso, un po' arrabbiato e un po' si sente pure tradito dalla partenza dell'amico. Una cosa che ricorda molto il rapporto Sherlock - Watson nelle interpretazioni più recenti. Il Dylan del nuovo corso recchioniano trasuda di bromance. Ma torniamo al Dylan sul pavimento, all'assedio.
La difesa a oltranza non può durare ancora, perché arriva il fuoco. La casa si accartoccia sopra il nostro eroe mentre sinistramente il telefono, da giorni staccato, torna a suonare. Poi è tutto buio, un tunnel nero che culmina con la luce di un ospedale. È salvo, qualcuno chiama un medico, Dylan è cosciente. Davanti a lui ci sono persone che dicono di volergli bene, persone che si professano suoi amici di sempre. Ma lui non li riconosce, hanno volti diversi da quelli che bene ha stampato nella memoria. E allora tenta la fuga, ma tutto si fa sempre più grottesco, Londra muta in un incubo a cielo aperto popolato da persone gentilissime ma con l'aspetto di mostri. Forse la follia è esplosa nella testa del nostro eroe, forse c'è qualcuno che sta volutamente cercando di farlo impazzire. La verità è complessa e davvero inquietante.
Come fa dylan a pagare sempre la bolletta del gas come l'affitto, se spesso non lavora per mesi? Chi è Groucho al di là del momento comico del fumetto? Domande che nel vecchio corso, con numeri auto conclusivi e atemporali non ci ponevano. Domande che con la nuova impostazione "in continuity" come un telefilm di lungo corso, stimolano l'immaginazione del team recchioniano. La sempre da noi amata (pur con alti e bassi, come una relazione seria para-matrimoniale impone) Paola Barbato, ci trascina così, rispondendo a queste domande "fiscali", in un avvincente overtour da incubo. Un viaggio allucinatorio in cui Dylan con riconosce se stesso e il suo mondo fino a che non riuscirà a venire a patti con se stesso, a risolvere i propri incubi. Un racconto quasi da psicanalisi, davvero spaventoso nella misura in cui riesce a mettere in discussione ogni dialogo, ad alimentare complottismo dietro a ogni minimo dettaglio. Un racconto che letteralmente "vola" e si legge con piacere. Anche grazie al magnifico apporto grafico offerto dalle sontuose matite di Cestaro.
La sua Londra, quantomai animata, trasuda in ogni vignetta di insana follia. I volti e la fisionomia delle persone si deformano, le auto di trasformano in carri con cocchio, le scale di un ospedale diventano gradini in terracotta di un castello. Tutto è magico e surreale, impreziosito da mille citazioni cinematografiche, molte squisitamente fantascientifiche ma non solo (mi è parso di vedere pure i due protagoniste de "Il vizietto") a rendere ancora più gustosi i luoghi. Tra tutte , e ce ne sono davvero tante, si segnala la  affettuosa presenza di un personaggio che ricorda graficamente l'alieno Mork, del mai troppo amato e compianto Robin Williams. E parte una lacrimuccia. Il lavoro di Cestaro è davvero perfetto per rappresentare al meglio l'orrore a fumetti. Certe tavole, come quelle sull'amatissimo Circo di Autunno, hanno davvero il potere di catapultarci al loro interno, roba da sindrome di Stendhal. Magnifiche.

Ci sarebbe da parlare di tutta la "questione Groucho". Da questo punti di vista l'albo diventa importante e forse epocale. Il "forse" è d'obbligo in quanto tutte le sottotrame recchioniane potrebbero confluire e chiudersi nella fantomatica "fase 3", che partirà da qui a sei mesi o poco più, forse nove. Ma di sicuro rimane il fatto che Recchioni stia davvero allestendo uno scenario interessante per le storie che nei mesi a venire interesseranno il detective dell'incubo. Questo albo ci è davvero piaciuto, sotto tutti i punti di vista. È poi davvero bravissima la Barbato a buttare a terra il nostro eroe, con una metodicità ma anche con un amore che fanno tornare alla mente il Daredevil di Bendis. Applausi.
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