martedì 19 maggio 2015

Mad Max : Fury Road - la nostra recensione



Il suo nome è Max, il suo mondo è un deserto che puzza di benzina, pelle bruciata e sangue, una terra distrutta senza speranza. Non ci sono terre del domani domani, non ci sono case a cui ritornare, tutto è sparito e chi cerca di razionalizzare la cosa, di tirare avanti, è solo un folle. Certo l'uomo esiste ancora, tra tribù nomadi popolate di cannibali e guerre continue per accaparrarsi le poche risorse, a colpi di mazza. Prospera la religione, ovviamente, in tanto dolore,  ma regredita al culto della morte e dei guerrieri, ai cancelli del Valhalla. Se morte deve essere, perché prima o poi comunque arriva, che sia splendida, eroica. In un certo modo anche l'energia che muove le città c'è ancora, grazie alla merda di maiale, le donne ci sono ancora e anche se le malattie, regalo della radioattività imperante di mille centrali atomiche esplose, corrompono il corpo e l'anima di tutti, si tira avanti. Anche grazie ai motori, in grado di portarti lontano, a sognare che nell'immenso nulla si trovi qualcosa. Max era un poliziotto. Max parla poco e vive ossessionato dai fantasmi, cocci di una vita spezzata dalla grande barbarie. L'eroe lo incontriamo così, più capellone che in Hair. Sta fissando negli occhi il nulla, per un altro giorno ancora, mentre una piccola preda mutante gli si avvicina, incauta. Diventerà presto il suo pasto. Ma da lì a pochissimo capiterà lo stesso a Max. In un mondo dove il pesce grande mangia il piccolo, e chi è solo è sempre morto, nonostante la potenza del motore, lui e la sua auto truccata Interceptor nulla possono fare contro una torma in festa di morte, di cacciatori motorizzati in cerca di sacche di sangue, flebo umane per cercare di far tirare avanti corpi malati. Se Max non voleva un futuro, ecco che il domani ti presenta sempre una opportunità. Fuggire non serve ma forse fuggire, se ti è data una pur piccola possibilità di fuga diviene tutto. E così inizia la nuova corsa di Max, il suo nuovo viaggio in fuga dal futuro. Per sopravvivere e poco altro. Per preservare la sua "roba", nel senso più "verghiano" del termine. Sperando che gli incubi non tornino a tormentarlo mentre deve schivare pallottole.
Mad Max è tutto qui, è sempre stato tutto qui da quando la strana, ispirata pellicola Rape-and-revenge del '79 è mutata a fantasy. Pura atmosfera, elegia della follia di un uomo che grida nel deserto che sta morendo, che l'acqua è finita, che la morte sta arrivando. Un deserto che è futuro e ci è orribilmente, realisticamente, sempre più vicino se non nella forma nella sostanza. L'autodistruzione del genere umano. Un musical sulle auto corazzate, novelle armature medioevali, interpretato dalla carne e dal metallo, sangue e bulloni in continui amplessi amorosi, che piacerebbero a Cronenberg. Cinico, disperato, inutile. Ma per questo pure titanico, epico, quasi con derive mistico-messianiche. Usando al meglio le sue abilità di combattente e pilota, la sua arte di sopravvivere ingurgitando carne di cane di un'era passata in scatola, Max dà l'esempio, ispira chi è con lui. Qualche volta riesce a cambiare delle vite, qualche volta il futuro inghiotte tutto. Ma lui non gode della gioa altrui, continua a vagare, come un dio sotto mentite spoglie, un deus ex machina alla Violence Jack (chissà chi sarà nato prima, a livello creativo..). Il resto è tutto una lunga corsa per la sopravvivenza, a bordo di veicoli ultraveloci, ultratruccati e ultratamarri, che sprecano al poca benzina del domani con infinite bocche di fuoco, per le desolate terre, un tempo australiane ora africane. Eroi in fuga dalla crudeltà, ebbri di speranza, guidati da Max, anche se controvoglia. Attaccati da punk pieni di borchie e animati da qualche indomito, inestirpabile, istinto predatorio.


Un deserto per giocare alle corse, un enorme campo di battaglia tra tribù diverse per accaparrarsi benzina, donne e merda di maiale (per il metano). Qualcosa in grado di folgorare sulla via di Damasco ogni bambino. Che guarda questi film vietati ai minori sognando un boomerang tagliente.
Per me come per molti, brutti inutili nerd anni '80, e oggi semi-quarantenni "evaporati", il futuro di Max è venuto dopo, nei ricordi e nei sogni più esaltati-esaltanti (anche se cronologicamente precede) al futuro di Ken il Guerriero, l'opera più destabilizzante e potente dell'animazione giapponese anni '80, quella che spiccava su tutte per magia, epica. Quando poi ho scoperto Max, interpetato da Mel Gibson nella prima "trilogia", tutto è stato un continuo urlo di gioia: "Wow". Ricordo che ho attaccato con il bostick degli spuntoni alla mia bicicletta "saltafoss". E come mi piacevano le protezioni per i ginocchi, appoggiati come spallacci. Senza il kung fu hokuto di Ken, in Mad Max c'era già tutto e tutto era più cattivo, più veloce, più deprimente.
Ma è durato davvero troppo poco.
Poi, dopo Masterblaster e il capitano Walker però le luci finivano.
Mel Gibson andava a fare Arma Letale e un sacco di altra roba che non valeva la metà della metà della metà della metà di Max.
Il regista George Miller entrava nella leggenda, ma subito dopo decideva di uscirne, passare ad altro. E così dopo un interessante film sulle streghe con Cher e L'olio di Lorenzo, Miller passò alla favola Babe, al pinguino ballerino Mambo. Sempre al top, sempre bravo, ma cacchio... E giù lacrime, qualche imprecazione e smarrimento quando in Happy Feet 2 per un'ora dei pinguini ballerini devono ballare tip tap per sciogliere un ghiacciaio. Per una dannata interminabile ora. Perché George? Perché, davvero, un talento visivo così e legioni di tizi infoiati con gli spallacci di Ken lo volevamo fisso sui motori e gente disperata post apocalittica che mangia carne per cani e tira boomerang. Fortuna che poi, adesso, è tornato. Ci ha fatto aspettare trent'anni questo ritorno, anche se nel 2000, prima delle Torri, l'idea era tornata a stuzzicarlo. Ma erano tempi brutti. Oggi il nuovo Mad Max è qui, di nuovo in corsa. Speriamo accada anche per Ridley Scott in ritorno a Blade Runner. Ma siamo fuori tema. Mad Max fury road è magnifico. La dimostrazione di una chiara, precisa, capacità tecnica e narrativa. Un film nato e cresciuto tutto nella mente del suo autore, con gli attori che ogni giorno andavano sul set e non capivano cosa stavano facendo, in mille ciak per oltre sette mesi. Tutto è orchestrato, limato, perfezionato tra suono, sangue, epica e musica. Uno spettacolo di due ore che vengono sparate a tutta velocità tra invenzioni visive continue che spalancano gli occhi e ci fanno tornare increduli. Registi così non ce ne sono. Registi così ispirati non  li vedevamo da tempo. Mad Max fury road è "opera totale", in grado di guardare dall'alto verso il basso tutto il cinema pur apprezzatissimo degli ultimi anni.


Ottimo Tom Hardy nell'ereditare la parte di Gibson, il suo Max è dolente, acciaccato, incazzatissimo e svitato. Ma così perfetto che non potevamo chiedere di meglio. Ha firmato anche per i sequel e la cosa ci piace.
Stupefacente Charlize Theron, che di fatto è, con la sua Furiosa, il personaggio principale di questa storia nonché la più riuscita eroina del grande schermo dai tempi di Ripley di Sigurney Weaver. Lo hanno detto più o meno tutti, ho notato, ed è per un fatto inconfutabile: è vero. Lei è l'eroina del film, il cuore, gli stunt più fighi e la storia più bella, anche se non narrata di fatto e relegata nell'intuizione dello spettatore, come Miller ha voluto. Un tempo si parlava di un sequel chiamato Furiosa, ora si parla di un sequel chiamato Wasteland e di una Theron che non vorrebbe tornare sul personaggio. Come andrà a finire non lo sappiamo, ma questo ruolo è la ennesima dimostrazione di quanto Charlize sia unica, una delle donne più belle del mondo e una delle attrici da film action più cazzute di sempre. Una dea.
Bravissimo Nicholas Hoult con il suo stralunato, disperato e tenero Nux. Da Warm Bodies ci piace sempre di più. Anche perchè in X-Men first class lo avevamo visto come un bambolotto e nulla più e ne Il cacciatore di giganti aveva un look così orribile che faceva distrarre dalla sua interpretazione (comunque scarsa). Qui è decisamente bravo, portà fare grandi cose e non siamo con lui a supportarlo e promuoverlo da qui all'infinito.
Poi c'è tutto un circo colorato di mostri, nani e giganti, tettone da mungere (vero), guerrieri malaticci sbiancati, omologhi di Dracula e gnocche da calendari che fanno una versione tutta loro del car wash. E un pazzo con chitarra elettrica che sputa fiamme, assicurato con catene su una specie di palco mobile fatto di casse sparate a palla. Lo spettacolo è servito.
Non voglio raccontarvi altro, che sia il vostro viaggio disperato e folle. Questa è la pellicola dell'anno. Un Kolossal del tutto analogico (ma allora si possono fare ancora!!) che viene dritto da un simpatico vecchietto, in grado di dire più di mille nuovi registucoli inetti della nuova guardia (anche perchè magari legati mani e piedi da un pg13 e tizi in giacca e cravatta di multinazionali che li trattano come registi di spot di cereali. Miller è un dio dorato e può andare oltre tutto questo). Puro mito visivo.
A tutti coloro che confondono George Miller con Frank Miller e che credono questo sia il nuovo film dell'autore di Sin City e 300... Dio abbia pietà di voi.
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