giovedì 30 aprile 2015

Far East Film Festival 17 - mercoledì


Direttamente da Udine...

Anche oggi, perché siamo fuori forma, siamo riusciti a vedere solo alcune delle pellicole in cartellone, prediligendo il genere horror, che grandi fasti ebbe in passato e spero anche nell'immediato futuro.

Hollow di Tran Ham, è un interessante film vietnamita che parla di possessioni di bambine dallo sguardo inquietante e capelli lunghi. presente il genere? A inizio film una ragazzina coperta di sangue si butta in un corso d'acqua con un pupazzo brutto, che scopriremo essere una roba strana rituale vietnamita. Poco dopo una famigliola felice va dalla santona locale per assistere a un rito strano in cui quest'ultima regala dei soldi benedetti. Naturalmente il pupazzo brutto di cui sopra compare nel fiumiciattolo presso lo studio della santona. La piccola di famiglia lo vede e va a recuperarlo, finendo trascinata in acqua dalla classica mano inquietante di bambina morta con sguardo truce e capelli lunghi. La sorella più grande, che doveva badare a lei, in quel mentre la perde di vista per andare a vomitare (in questo film si vomita molto), la famiglia le darà quindi della incosciente e insensibile sgualdrina, anche perché si veste come Madonna negli anni '80.
Successivamente, dopo che il funerale della piccina presunta annegata è stato fatto senza corpo, mettendo al suo posto nella tomba un totem di ortaggi (strani i vietnamiti), la piccina ricompare, morta, e viene portata in un obitorio gestito da quello che è il personaggio comico del film, perché mangia facendo le facce buffe.


Per via di strani riti che riguardano piante maledette che mangiano feti di pulcino per portare prosperità (strani i vietnamiti), la bimba morta torna dal regno dei morti come inquietante bambina dallo sguardo strano e i capelli lunghi, tanto che la riportano in casa, felici, anche se questa talvolta si tramuta in uno zombie cinereo che erutta sangue. La sorella maggiore allora indaga, tra un vomito e l'altro a causa della sua condizione di sgualdrina incinta pre-matrimonio con disonore che ricade pure sugli avi. Scoprirà una shockante verità e sarà coinvolta insieme alla famiglia, alla santona e al resto del cast in una serie di twist di possessioni multiple in cui gli spiriti trasmigrano da uno all'altro attraverso conati di vomito verde (tanti). Il colpo di scena finale vi galvanizzerà più della 58ma puntata della soap Manuela.
Non che sia contrario ai film con bambine o spettri che si trasmettono attraverso vomito color pisello, ma questo film parte bene, intriga, poi succede il danno e lascia così così. Parte bene perché la cultura sovrannaturale vietnamita è roba che non conosciamo e pure strana forte. Gli attori poi sono adeguati alle parole e la trama si dipana bene, fluidamente. Poi però si vuole arrivare a un twist che dia il "patentino" di pellicola che affronta anche disagi culturali e qui il tutto si accartoccia male. Poteva essere un film riuscito se affrontato in modo più semplice, magari collegandosi al tema della gravidanza, sviluppando idee più vicine all'interessante The Eye 2. Poteva essere un film sulle possessioni diaboliche alla Omen, e in parte con il discorso "fede - non fede" cerca di esserlo. Vorrebbe pure cavalcare il ghost movie "investigativo", stile The Ring. Esce invece un intrigo che perde di senso, sfocia in un melodramma "WTF???", non soddisfa e pretende che gli spettatori da amanti dell'horror mutino in comari che guardano nel pomeriggio Rete 4 senza anestesia. Rimane qualcosa di originale a ogni modo. Avessimo noi santone che donano soldi a pioggia durante delle cerimonie strane.

The Swimmers di Sophon Sakdaphisit, è invece un bell'horror con venature di black commedy di origine thailandese.Il regista è pure uno bravo, di cui in italiano potreste aver visto il divertente Coming Soon. La trama è semplice, funzionale quasi, ma stracarica di trovate niente male. 
Due nuotatori professionisti sono in perenne competizione tra loro nonché grandi amici. Fino a che tra i due non arriva Ice, una ragazza. Questa si mette con quello che è dei due il più serio: prima il nuoto, poi la verginità pre-matrimoniale, poi le prime coccole dopo sei anni. L'altro ama la fregna e il sesso non protetto, gli frega la tipa, la ingravida e questa per disperazione si suicida, gettandosi dal trampolino della piscina dove i due si allenano, in un giorno in cui nella vasca non c'è acqua. E iniziano così i titoli di testa, mentre gli addetti alla piscina thailandesi, non riuscendo a rimuovere i grumi di sangue della ragazza dal fondo della vasca, decidono di ripiastrellare tutto, ma per economicizzare la cosa usano piastrelle di un colore diverso, tanto per evitare l'effetto "è qui che la tizia è morta".

Passa un anno e si scopre il vero grande mostro del film: Facebook. L'ex della tipa non sapeva della tresca con l'amico, ma della gravidanza mancata sì, e ora sta indagando su chi l'aveva messa incinta. Per gonfiarlo male. L'amico suo allora cerca di depistarlo come può, ma c'è un problema; un filmato pubblicato su Facebook che lo inchioda, in quanto lui confessa che la ama. Non è una prova così schiacciante, ma lui esce scemo. A ingarbugliare le cose dal regno dei morti con sguardo torvo e capelli lunghi la piccola oca fa ritorno. Come finirà?
Il regista, il cui nome faccio tuttora visibilmente fatica a trascrivere, conosce il genere, molto bene e ha grande senso dell'ironia, che è encomiabile. Come Raimi e lo Zemekis di Verità Nascoste riesce di scena in scena ora a farci spaventare di brutto, ora a farci ridere di gusto in un perfetto e armonioso equilibrio. Certo fa un uso sporchissimo dei "bus", i momenti in cui l'inquadratura muta di colpo e la musica sale a manetta, ma queste sono le regole del suo rollercoaster e noi le accettiamo di buon grado. Registi come lui sono preziosissimi per horror moderno anche se magari non mettono in scena nulla che vi farà salire i brividi per tutta la notte, sanno come far divertire. Divertire e spaventare. Non facile.

Uncle Victory di Zhang Meng è un film cinese che combina il gangster movie con L'asilo dei papà di Eddie Murphy.
Dopo dieci anni un boss locale esce di prigione e tra un debito riscosso e l'altro, prende possesso di una scuola materna. Motivato a una nuova retta via, con l'aiuto di una infermierina che si invaghisce di lui e con un tremendo costume gigante da panda che spesso ostenta il nostro eroe diventerà la guida per tanti bambini del disagiato quartiere. Certo vuole che i bimbi si chiamino per numero, usa regole fortemente derivative del carcere penitenziario e pare più un secondino, con il suo cane lupo, che un insegnante. Ma alla fine è un buon uomo. Purtroppo il passato arriverà a bussare alla sua porta molto presto.

Molto carino questo film cinese, che guarda ottimista il futuro delle nuove generazioni non dimenticando di rappresentare la cruda realtà del "passato" delle aree più povere. I bambini riempiono la scena in modo adorabile, ma il film non sarebbe riuscito se non ci fosse sotto quel costume da panda un attore straordinario. Commovente, anche se magari non rivoluzionario, l'intreccio complessivo. Paesaggi evocativi, brulli e perennemente in sfascio, con ruspe che vanno a eradicarli mattone dopo mattone. Interessante.

The Wicked di Yoo Young - Seon. Un bell'horror sud - coreano ad ambientazione camera café. Su-Yeung è il Calimero del suo ufficio. Minuta, dallo sguardo strano, timidissima. Diventa in automatico il bersaglio di tutti i dipendenti. MA nonostante sia derisa a nastro, si dica che porti sfiga e venga isolata dal gruppo, Su-Yeung è anche piuttosto temuta. Dice cose folli e potrebbe pure metterle in pratica. Un giorno la sua capoufficio per scommessa sadica le dice che se non ultimerà in tempo vorrà avere in cambio un suo dito. Lei ribatte che se farà in tempo vorrà avere in cambio un suo dito. Dopo una giornata di angherie e sopraffazioni arriva lo scadere del lavoro. Su-Yeoung pretende il dito del capo e con in mano un paio di forbici la seguirà sotto casa. E poi entrerà nell'appartamento violando la password di sicurezza.


Un po' commedia nera, un po' horror, questo film cinese in qualche modo ripercorre la pista tracciata da Audition di Takeshi Miike. La mostruosità della quotidianità è tanto forte da creare mostri autentici, laddove le vittime non siano schiacciate e spinte al suicidio? Un tema sempre di interesse, tristemente ancora attuale, una riflessione sul fatto che fare gli stronzi con chi riteniamo più debole e indifeso potrebbe essere uno sbaglio non solo a livello morale. Si parte dalla farsa, dalle battutine, si scende nel thriller e poi nell'horror. Così minuto dopo minuto la pellicola ci insinua in un vortice, magari scontato, ma ineluttabile, da cui non c'è via d'uscita, nonostante mille ancore ci vengano lanciate. Sarà tutto vero o tutto un sogno? A ogni modo, come ci ha ricordato di recente Le Streghe di Salem di Rob Zombie, non sempre chi è più debole, menomato o pazzo deve soccombere, o essere in automatico considerarlo come il buono.
Talk0

mercoledì 29 aprile 2015

Far East Film Festival 17 - martedì



La giornata di martedì al festival di Udine si è presentata abbastanza interessante, varia e a tratti gustosa. Il primo film che abbiamo visionato è The continent, cinese, opera prima di un idolo locale di nome Han Han, uno che scrive, fa musica, dibatte nei Talk-show e se ha tempo inaugura fontane. Per il suo debutto nella nobile arte non pugilistica, Han Han sceglie il Road Movie, buttandoci dentro qualcosa di autobiografico e innaffiando il tutto col gusto della commedia - tragedia dei sogni infranti. Un tontolone, un traffichino e un professore (indovinate chi sia l'alter-ego di Han Han), partono dal loro isolotto ameno - decadente per portare il professore (avete indovinato dove si cela Han Han immagino) a 4000 km lontano, verso la sua nuova vita e lavoro. Ma vogliono telare anche gli altri due e per suggello bruciano le loro case, distruggendo di fatto, per effetti del propano, mezzo villaggio. Perché il simbolismo è tutto.


Via i ponti col passato, il nuovo che avanza, Cina terra delle opportunità. Nel viaggio incontreranno diverse donne, ma prima si dimenticheranno il  tontolone in giro, perché fa riderissimo. La prima donna è una loro paesana che vive freneticamente nella Hollywood cinese cambiando d'abito a ogni inquadratura. E dopo scene riderissime li lascerà come sfigati. Poi l'intellettuale (avete capito chi è l'alter - ego di Han Han?) si invaghisce di una prostituta che t compare in stanza d'albergo prima ancora che la chiami al telefono, perché tanto la chiameresti lo stesso e fa riderissimo.
da qui parte una pantomima, una specie di truffa della prostituta per abortire e cose strane cinesi che trasformano per un po' la trama in una palla al cazzo noiosa sequenza narrativa. Ma poi il viaggio prosegue, tra sogni infranti e speranze speranzose e mal  riposte verso il genere umano tutto. La meta si avvicina in un continuo inno alla vita e al futuro, in genere tragico all'immediata prova dei fatti. E poi di botto il film finisce, nel momento in cui le scenette on the road iniziano a ingranare e pare di assistere davvero a un film divertente. Perché farà riderissimo i cinesi, ma non sempre gli occhi a palla.
Successo stratosferico in patria, folle esultanti. The continent è interessante spaccato della Cina di oggi, sognante e sincero, ben fotografato con lunghe inquadrature, della macchinina dei nostri eroi presa dall'alto, che ci piacciono, ci stimolano. LA storia è molto a "quadretti", i più pure divertenti. Mancano in modo imbarazzante "le palle", la volontà di scalfire un'aria tranquilla e un po' paracula che ammorba l'intero show. Probabilmente non si ha libertà creativa a cannone da quelle parti, dice qualcuno. Unica scena davvero figa e di rottura riguarda un missile - sonda - qualcosa erede cinese del Voyager. E lì ci si commuove e pure si applaude. Rimane una cosuccia divertente, ben recitata, un po' frammentaria e forse inconcludente, ma che proprio per questo ultimo aspetto possiamo guardare con un po' di affetto.

How to win a Checkers (Every Time) di Josh Kim
Ecco un film che difficilmente è stato prodotto dall'ente turismo thailandese. Perché lì non è tutto Muai Thai, Tony Jaa, elefanti e una lingua che fa sembrare tutti imitatori di Paperino. Ci sono ampi diritti per gli omosessuali e transgender, ma poco altro di positivo e nei ghetti la povertà è da paura  e a 21 anni hanno, giuro, qualcosa di simile agli Hunger Games. La leva è obbligatoria, ma va a estrazione in una lotteria della sfiga. Se becchi palla rossa vai a sparare e finisci male, se becchi la nera resti nella miseria. E nessuno scampa, giusto gli operati con gli ormoni in regola, due sovrappeso e tutti i malavitosi e ricchi in genere. Gli altri, anche se hanno babbo morto e vita da schifo, anche se sono monaci, se beccano la rossa partono. La storia parla di due fratelli, il più grande tiene la baracca con un lavoro da barista, il piccolo sogna di guidare le moto. Poi arriva per il grande il tempo della lotteria della morte, e il piccolo cerca di fargliela sfangare "come può".


Il film affronta prevalentemente il punto di vista delle coppie omosessuali e lo fa con garbo e tranquillità. Il fratello più grande ha un compagno ricco, tutte le donne della pellicola con approssimazione del 76% sono transessuali. La trama è interessante, la narrazione veloce, il mondo downtown thai è spaventoso, pieno di abusi, prevaricazioni, scene forti tanto per violenza che per connotazioni sessuali. Esce  lo spaccato di un paese dove i buoni muoiono e farsi "furbi" significa dannarsi a una vita per nulla bella. C'è rimpianto, rabbia ma anche tenerezza e n questo i giovani attori si dimostrano capaci, convincenti. Ci è piaciuto.

Helios di Sunny Luk e Longman. Giga - coproduzione action di Cina e Hong Kong.
E simo arrivati a quello che per noi tamarri è il pezzo forte della giornata. Un film grande, grosso e cattivo, pieno di effetti speciali e duemila personaggi in cui tutti menano tutti e a muovere i fili di una spaventosa caccia all'ordigno nucleare è un tizio che pare uscito dai cattivi di James Bond. Se gli americani lo scoprissero, lo copierebbero. E' automatico. Il fantomatico Helios incarica un ladro zarro carismatico (Chang Chen, che tutti avete sicuramente visto ne Il buono il matto e il cattivo) e una topa di livello stellare plus (Janice Man, che vi farà buttare dalla vostra cameretta il poster di Scarlett Johansson) di fregare un'arma nucleare tattica coreana da piazzare a Hong Kong. Si mettono insieme per bloccarli una task force di poliziotti/esercito/fotomodelli hong-kongesi, cinesi e coreani, ma quando si mette di mezzo la politica tutto va a rotoli, tutti si scannano ed Helios con i suoi personal avengers del male gongola.



Un po' disaster movie un po' action estremo di stampo quasi supereroistico, un po' thriller di spionaggio, un po' melodramma patriottico e un po' riflessione sui casinosi rapporti tra Corea Cina e Hong Kong, questo Helios è una bomba. Divertente, veloce, esagerato in ogni sua parte. La risposta intelligente agli ultimi Fast'n'furious potremmo dire, con una punta bondiana da rimirare, copiare, esportare. Di fatto potrebbe essere un film di Bond visto dalla parte della Spectre, dove gli eroi buoni abbondano, ma sono in sostanza carne da macello. Un Gundam visto dalla parte di Char Aznable. Viva i cattivi, potremmo urlare, anche perché carichi di quella intelligente ambiguità che ci spinge quasi a tifare per loro, laddove il resto è puro gioco di potere che macina per auto - conservazione i pochi eroi - martiri. Nutritissimo e di prima grandezza il cast, trama a orologeria d non farsi assolutamente spoilerare. Lo vogliamo, già da ora, in tutte le sale d'Italia e dell'universo. C'è pure una canzone di coda di stampo bondiamo, a farci godere fra trama intelligente, gnocca e chilata di proiettili e auto sfasciate.

Alleluja di Fabrice Du Weltz
Per la serie "e questo da dove sbuca" il festival fuori concorso ti piazza un film dalle tinte fortissime, coproduzione belga-francese. Una robetta che amerebbe anche il nostro amicone Nicolas Winding Refn (e magari il LArs Von Trier non bollito di quindici anni fa). Tratto da un'agghiacciante  storia vera, si mette n scena la relazione disfunzionale tra un gigolò e un'anatomopatologa fusi completamente di testa. Gli attori sono bravissimi, la telecamera è pazza nel suo modo di arrotolarsi su se stessa, sgranarsi e spararci in faccia primi piani, la sceneggiatura è ugualmente schizoide, imprevedibile e malata, con scene di feticismo abbinate a macelli del peggio torture porn e una malatissima scena musicale. Da brivido. Da avere. Un gioiello di cattiveria e stile che c'entrerà una sega con i film asiatici, ma che se avete amato Natural Born Killers quanto Gli Abissi della Follia di Stephen King dovete provare a vedere...
Talk0

martedì 28 aprile 2015

Far EastFilm Festival 17


Dal vostro inviato Talk0...

E anche quest'anno ci siamo anche noi! E anche quest'anno ci siamo giusto un po' in ritardo, da oggi! 
La kermesse del cinema pop asiatico in quel di Udine è evento ghiottissimo che non ci vogliamo perdere, nei limiti degli impegni lavorativi. Una occasione anche per fare due salti a Cividale del Friuli per prendere i dolcetti alcolici noti come "strucchi", ma questa è altra storia.
il festival senza di noi si è aperto a palla di cannone con quello che ci piace di più e non è poco. Dopo il concerto del grande Joe Hisaragi, autore degli score dei migliori film Ghibli e di Takeshi Kitano, del resto non poteva essere tutta discesa. Venerdì 24 c'è stata quindi l'apertura con una pellicola che a maggio arriverà anche in tutti i cinema italiani by Lucky Red: il documentario sullo studio Ghibli, The Kingdom of Dream and Madness. Imperdibile e un po' amaro visto lo stato attuale dello studio di Totoro. assolutamente da recuperare, cercare la pagina Facebook di Lucky Red per sapere in quali sale sarà proiettato.


Sempre il 24 è stato portato in sala il classicone kung fu diretto da Jackie Chan un po' di anni fa, Young Master, e non è la sola delle grandi pellicole restaurate e riproposte.
E' stata poi la volta di The Dragon Blade, di cui abbiamo già parlato e credo che abbia più di una possibilità di uscire in tutte le sale. Quel film in cui si narra della battaglia tra esercito romano e cinese con Jackie Chan, Adrien Brody e John Cusack, speriamo divertente e con un mare di botte ben coreografate per la regia di Daniel Lee.


Sabato è toccato all'imperdibile Once Upon a Time in China 2 con Jet Li, pellicola alla quale il Matrix dei Wachowskii deve più di una suggestione. Successivamente altro classicone: The Wah of the Dragon con Bruce Lee.
E domenica sono piovuti altri tre film di botte. Il roboante Kung Fu Jungle di Teddy Chen, Duel of the Death di Tony Ching e Righting Wrongs di Corey Yuen. Avremmo voluto davvero esserci! Andremo di recupero sfrenato. 
Lunedì poche botte di contro. Ma oggi è martedì e ci siamo anche noi!!
A risentirci presto. Molto presto!
Talk0

martedì 21 aprile 2015

Wow !! Ancora trailer !!! Continua la settimana orribile del lollissmo ...trailer da : Jurassic World, Insidious 3, Fantastic Four, L'attacco dei Giganti, la cosa di Holmes novantenne e Terminator Genisys





 
 
Starlord insegna a dei velociraptor come mimare una scoreggia...

Nuovi trailer con fantastiche nuove scene!!!
Ci siamo, ormai gli spot sono più attesi dei film!!! L'apocalisse è giunta....
Non lo so con certezza, ma deve riguardare in qualche modo il fatto che Fast'n'Furious 7 ha fatto i numeri al botteghino e che Avengers age of Ultron stia per fare uguale. La gente vuole andare al cinema e i produttori devono farle sapere che loro "vogliono"mandarla al cinema a tutti i costi. Anche se succederà tra un anno magari, ci tengono  a dircelo adesso. Così se volete vedere dopo Age of Ultron se davvero Iron Man mollerò un pugno a Cap America, tra più di un anno, in Civil War, arriverà oggi un pischello a dirvi: "noooo, stai manzo bro', sono troppo indietro questi della Marvel...hanno copiato da Superman v Batman che deve ancora uscire tra un anno, guarda il trailer succede uguale-uguale, con pure Batman che c'ha l'armatura.... e io non do soldi ai copioni!!!Viva Arrow!!!".  Certo c'è di base anche un po' di insana concorrenza e un po'ci manca la "magia" dei vecchi sistemi per venderci trailer. Una volta i trailer si vedevano prima al Super bowl (che quest'anno è stato così triste che l'articolo canonico è saltato), a San Diego a Conicon ( dove ora ci stanno solo due poster e tizi che parlano di roba che non si vede) a natale, al giorno del ringraziamento, si aspettavano, pregustando la magia.  Ora ci sono solo queste inumane fregature dei teaser, micro-scoregge che non dicono nulla del film, oppure quando c'è qualcosa di un po' più solido te lo piazzano solo dove serve a rompere le scatole a chi vende lo stesso prodotto. Ma in fondo siamo nel mondo dei popcorn, e uno tira l'altro! Stiamo felici e godiamoci la nuova mini-carrellata di spot, che tanto spesso la pubblicità è pure meglio del film.
 
Jurassic World
 
Ne abbiamo qui già parlato per bene ed ora possiamo parlarne solo "di pancia". Il film più atteso di giugno. Che detto così pare lo sminuiamo, ma quest'anno va davvero così. Tutto sembra molto convincente, come l'assenza del sempre più "bollito"Spielberg ( a dire una cosa così anni fa mi sarei dopo autoflagellato per venti minuti)dagli effetti speciali grandi, grossi, ganzi, brutti e cattivi,  agli attori coinvolti ( e speriamo che i bamnbini questa volta siano pochi o muoiano male..no dai scherziamo...forse..). Le scene con i velociraptor con Starlord ( un giorno lo ricorderemo anche per il suo nome, per ora tutto il cinema lo chiamerà Starlord) che li addestra come cani da caccia sono da urlo. C'è gente che viene presa e tirata o mangiata da colossi rettiloidi, ci sono stormi di pterodattili , lo show dei delfini senza i delfini (che sennò che parco tematico è)e robe enormi che inseguono robe colorate che paiono fragilissime con altra gente dentro urlante (la versione horror del Brucomela).  Se non vi eccita tutto questo è inutile che andiate in sala, andate a vedere Holmes da vecchio piuttosto. Ma per tutti gli altri è come stare a Gardaland. Volevamo vedere il parco aperto e finalmente abbiamo qui la possibilità di farlo. Non ci sono questa volta attrazioni ancora in allestimento. Speriamo che attori e sceneggiatura tengano bene il passo con la giostra.
Credo che il museo di Scienze Naturali di Milano avrà un significativo incremento di visite presto. A chi non piacciono i dinosauri?
 
Fantastic 4
 
 
Confermiamo tutto quanto già detto in precendenza, questo appare a  tutti gli effetti sempre più come un adattamento della serie Ultimate Fantastic Four. Non vediamo l'ora di vedere la Dimensione Negativa. Il tono è quello giusto, ci piace. Il volto della cosa magari dovremmo vederlo meglio, ma il personaggione funziona, con tanto delle sue articolazioni "sabbiose"che si divincolano in piccole scoregge esplosive. Wow. L'importante è che qui sembra davvero "La cosa"e non un ustionato grave e ingessato come negli altri film. Forse è veramente giunto "tempo di distruzione". L'effetto gommolo di Mr Fantastic è sempre un casino da fare e viene sempre una merda nel live action, qui sembra un pochino meglio di quello dei vecchi film, speriamo, qualcosa alla One Piece magari non funzionerebbe... La donna invisibile si vede poco. Sì è un a battuta triste ma è così. Giusto un accenno ai suoi poteri che non sembra male, ci vedo l'influenza di The Hollow Man di Verhoeven e la cosa mi garba tantissimo. E mi piace pure come hanno reso la torcia, che nella trasformazione si "scalda"dall'interno con le orbite che si incendiano alla fine. Molto horror. Se pure mi fanno Doom con coda  e zoccoli da diavolo abbiamo davvero svoltato e nasce qui il post-supereroistico. Più dalle parti di Akira che di Spiderman.
Direi che per ora va decisamente bene, è molto creepy,  "brutale" e "primordiale", ben rappresenta il lato mostruoso e meno eroico dei supereroi, caratteristiche che hanno reso grande il precedente lavoro del regista, Chronicles. Un approccio alla adolescenza che potrebbe essere sconcertate quanto Un lupo mannaro americano a Londra. speriamo, Ci aspettiamo grandi cose.
 
Insidious 3


Il film horror che aspetto di più. Orami sono "addictet"al Wan-verso horrorifico. Amo gli acchiappafantasmi pasticcioni e amo i loro terribili, umanissimi e infernali avversari. Datemi una medium con una maschera antigas e avrete di nuovo i miei soldi. Mi piace la serie, che con due lire ti fa spaventare male, mi piace l'impostazione, il fatto che ci siamo regole e schemi ad ogni fenomeno sovrannaturale, mi piace che i personaggi sembrino persone vere e non pazze vittime adolescenti da b-movie anni 80.  Probabilmente sopo più attratto dal "mondo narrativo"che dalle singole pellicole, più o meno riuscite, ma per me è questa la strada più interessante dell'horror moderno, il giusto modo di parlare di parlare e rappresentare il sovrannaturale, il migliore dai tempi dell'asiatico The Eye,  e spero che sia percorsa ancora a lungo.
No, dai non devo aggiungere niente. Lo avete visto anche voi immagino. Parlo del fratellino di Darth Maul che compare per un millisecondo. Bene, ora abbiamo tutto. Il mondo può finire.
Naturalmente queste good vibrations devono essere confermate in sala e nonostante tutto qui, come in Annabelle, Wan non c'è (ma tornerà eccome). Incrociamo le dita. 

Terminator Genisys
 
Niente da fare, più vedo questi nuovi scampoli del nuovo Terminator più mi sento male...Il problema della serie era cosa farle fare "dopo"i primi due capitoli-capolavoro di James Cameron...Anche solo l'idea di rimaneggiarli con in testa una qualche strampalata trovata alla J.J. Abrams, tipo remake-reboot-midquel, è pura ottusità. Ma almeno Abrams non andava a ricalcare in modo così becero e se copiava lo faceva "in meglio". Qui no. Come prendere la Gioconda è buttarla via in favore di una modernizzazione della stessa opera fatta da un tizio qualsiasi privo di fantasia, Lo schifo. Il succo di questo nuovo trailer e che vediamo anche rimaneggiamenti da Terminator 3 e 4 in una apoteosi revisionista che però ci fa, in quelle scene, meno "male". Tuttavia, se sospendiamo per qualche secondo la lesa maestà, possiamo timidamente apprezzare questo involucro colorato come qualcosa di nuovo, diverso e forse magari alla fine pure gradevole se strutturato e concluso a dovere in un bel trittico (che oggi se non fai il trittico c'hai il pene piccolo). Riprendere i primi due film significa aver capito qualcosa di importante e forse dimenticato dalla saga strada facendo. Ci si potrebbe comunque divertire. Se andrà male, la saga si stopperà di nuovo con un altro capitolo che non va da nessuna parte, l'ennesimo. E allora solo Cameron potrà sistemare le cose, fra vent'anni, quando si sarà rotto anche lui le palle ( non ce le e siamo già rotte) di raccontarci di alieni blu arrapati che ficcano il loro spinotto rasta dentro orifizi di strani animali...
 
L'attacco dei giganti - live action
 
 
 
Bene, pensate cosa potrebbero fare gli americani con questo brand? Sarebbe il nuovo Signore degli Anelli nelle mani giuste....Qui vediamo dei cosplayer con facce ispirate che ispirano pochissimo (quando in Giappone c'è gente come Kitano, Kaneshiro, Watanabe, Tak Tsukamoto....attori fenomenali) e tanti giganti che paiono usciti da un tech demo della playstaion 2... E naturalmente della "tecnica tridimesionale", una specie di balletto alla Spiderman che poi è la cosa figa del fumetto e dell'anime, manco l'ombra. Prontissimi  a stupirci domani, per oggi rimaniamo perplessi...
 
Sherlock Holmes vecchio
 
Ah, e poi c'è anche un film inglese con Magneto che fa Holmes a 94 anni. Giuro....Ma c'è a chi piace. Vedo schiere di fan della Signora in Giallo pronte a frantumare ogni record di prenotazione delle sale. In pratica Holmes è vecchio, stiamo a metà novecento e non riesce a vivere sereno se non risolve un caso di cinquanta anni prima. Ad aiutarlo c'è un nipote, investigatore poco motivato, ma il nostro ha sicuramente qualche altra cartuccia da sparare. Il libro da cui il film è tratto dicono sia bello.
 
e per oggi gli spot sono finiti. Speriamo che da pochi scampoli, come da dei semini, nascano piantine rigogliose e sane, che ci facciano tanto divertire ed emozionare. E non è sempre un male esagerare un po' nella pubblicità.
Talk0
 


domenica 19 aprile 2015

Star Wars vs Batman vs Superman


Il conto alla rovescia, iniziato ormai da qualche anno, sta per volgere al termine e per il momento non possiamo far altro che guardare e riguardare i due trailer che lo storicamente poco parsimonioso J.J. Abrams ci ha elargito. Io non posso commentare, sono troppo di parte, mi basta vedere una spada laser per sciogliermi in un brodo di giuggiole. Qui poi c'è un R2-D2 che cambia luce e chi lo tocca ha una mano meccanica, c'è il Millenium Falcon, c'è un incrociatore imperiale spiaggiato dai tempi dell'ultima guerra e poi... beh posso solo dire che quando Han dice : "Chube siamo a casa" io ho pianto.


Secondo trailer anche per Batman vs Superman in quello che dovrebbe essere l'inizio della corsa Dc per acchiappare Marvel, ormai lanciata a testa bassa nella sua fase tre. Dal trailer non si carpisce moltissimo, se non che Ben Affleck mantiene la sua espressione poco intelligente, ma indossa un'armatura con visore notturno davvero interessante. Superman pare una specie di Vegeta pronto a scatenare l'inferno, come se non gli fosse bastato devastare l'intera città nel finale del film a lui dedicato. Funzionerà? Alla DC stanno incrociando più di qualche dito in quanto in cantiere ci sono numerosi progetti, tutti estremamente costosi: dal doppio appuntamento con la Justice League ai film dedicati interamente a Flash, Aquaman e Wonder Woman. Per ora...
Gianluca

mercoledì 15 aprile 2015

Dylan Dog 343 Nel fumo della battaglia



Il bambino di Susy, Joy, non c'è più. Lei lo ha lasciato solo, incapace di prendersene cura e lui ha preso la via del cielo (credetemi, in letteratura, cinema e cronaca succedeva anche molto prima che Von Trier canonizzasse la regola bambino suicida = genitore di merda... non sintetizzate, o voi "sintetizzatori vontrieriani", tutto alle scopate dei suoi due ultimi film... non l'ha inventata lui questa cosa). Da allora la vita della giovane madre è in sospeso, nulla sembra riuscire a farle girare pagina, sente che è colpa sua perché non è riuscita a capire suo figlio, non è riuscita a vivere con lui l'autismo, si è arresa a consegnarlo ai medici e alla solitudine. Ma ecco che una strana mail arriva al suo computer. Joy la sta chiamando, le dice di non piangere. Susy è sorpresa, spaventata e poi arrabbiata. Joy è morto da più di un anno. Qualcuno che la conosce, che la spia, le sta facendo uno scherzo orribile. In lacrime davanti allo schermo Susy urla: "Perché mi fai questo?". Ma ecco un altro messaggio apparire. E anche se le parole non hanno voce, quello è Joy, lei lo riconosce. Il suo bambino chiede alla mamma aiuto, è solo e spaventato, ma superando spazio e tempo con il suo amore è giunto a lei, e ha bisogno di lei: "Perché ho paura".
Joy non è riuscito ad arrivare in cielo, il troppo amore per lei lo ha trattenuto e così si trova perduto in un mondo oscuro dove infuria una battaglia infinita tra angeli e demoni. Qualcuno di malvagio lo sta cercando, per portarlo in un posto ancora più brutto, ma in mezzo a tutto questo c'è un angelo morente e sventrato, che ripara il bambino nel suo costato proteggendolo dalle ombre che sempre più insistentemente lo stanno fiutando, sono vicine. La protezione dell'angelo non durerà a lungo, predatori affamati sono già riusciti a trovarlo e sbranando il suo custode, pezzo per pezzo, si stanno facendo strada dentro il suo corpo, pronti a divorare anche Joy. La madre ha poco tempo per salvarlo, ma come?
Arriva quindi il momento di consultare un certo detective londinese dalla pessima fama, specializzato in paranormale.
Wow! Datemi la stessa cosa che ha bevuto Gigi Simeoni mentre stava scrivendo e disegnando questo numero di Dylan Dog. Un numero che spiazza da subito, appena tra le mani, grazie a una copertina di Stano dagli effetti quasi stroboscopici con un Dylan nascosto tra due tonalità di nero. Simeoni è nel mio cuore da sempre e non celebrerò mai abbastanza il suo romanzo a fumetti Stria, ogni sua nuova opera è quindi attesa e accettata con gioia. Perché Simeoni in un mare di autori che copiano, rimandano e ritrattano è un cavallo di razza che riesce a colpire nel segno per la sua innata originalità e profondità. Questo albo del nuovo corso di Dylan parla dell'amore, inteso come una forza inarrestabile che trascende spazio e tempo. Una forza che muta e si corrompe con il lutto ma che ciononostante non si estingue, riesce ancora a mettere in contatto mondi che si trovano agli estremi del cosmo, una autentica porta-dimensionale. Una energia in grado di trasmettersi attraverso multipli canali, come la musica, l'aria, persino la rete internet (attenzione, in questo numero Dylan e la rete, da sempre indifferenti tra loro, faranno le "cosacce" e in futuro ne pagheremo le conseguenze). Ma come affrontare un'energia che impedisce ai vivi di tirare avanti e che trattiene i morti dal lasciarsi la vita alle spalle e arrivare nell'aldilà? Si può e di deve uccidere l'amore, seppur infranto, riducendolo, come ne dà definizione nientemeno che la medium Madame Trelkowski, con tono quasi inquietante per scientificità a un puro "costrutto alchemico"? Si può accettare, come insinua il dottor Harp, che l'amore di un figlio per la madre sia solo un circolo vizioso di ossessioni edipiche? E soprattutto, se l'amore è un male, quale può essere la cura?
E la risposta non è facile, né scontata, quanto spietata e suggestiva e ci rimanda (se vogliamo farci piacere la connessione, non per forza in tema ma suggestiva, ma stando sul puro ludismo) quasi dalle parti, e "dagli al di là", che costituiscono sogno-incubo dei J-Horror. Anche se questo "amore infranto" di Simeoni sembra una piccola e indifesa, da cullare, parte di noi, (chi ha letto Fullmetal Alchemist fino alla fine? Fino all'origine degli homunculus?) stando lontano (pur essendone simile come "energia") dallo Ju Oh, dal rancore senza senso e solo rabbia di mille bambine dai capelli lunghi uccise dall'odio delle persone. La questione del lasciare l'anima libera dai vincoli d'amore pregressi è di fatti una tematica cara anche al Buddhismo. 
C'è in questo albo pure spazio per parlare, in modo potente, anche della fede, intesa come vera, autentica corazza contro le avversità del mondo, un rifugio sicuro, quanto a volte inquietante, sfuggente e in fondo precario, in grado di dare forza a chi la invoca. Un luogo per l'anima che potrebbe essere magari, cinicamente, pura fantasia, frutto della autoconvinzione ferrea di un bambino, ma pur sempre un luogo di luce.
In solo cento pagine e senza toccare nemmeno l'argomento dell'indagine "del mese", Simeoni ci riempie di dubbi sulla fede e ci fa temere i risvolti più bui dell'amore. Non è cosa da poco.
Ci sarebbero poi dei bambini in pericolo e uno strano mostro senza piedi. Personaggi che probabilmente hanno ancora qualcosa da dirci e raccontarci una volta finita la lettura, perché la loro storia ci è stata in fondo solo accennata di sfuggita. O forse è anche la loro una storia già finita? Questo numero è sempre più misterioso e in grado di reimmergerci in una seconda e terza lettura.
E ancora non ho speso una sola parola sui disegni, anch'essi opera di Simeoni. Se per il mondo "reale" l'autore conferma la sua bravura nel delineare personaggi credibili e sfaccettati, il suo mondo "parallelo" tra cani infernali, diavoli e angeli morenti e crocifissi è puro heavy metal, grezzo, potente, fuori dal tempo e di insana violenza. Ci è piaciuto. Un botto. Premio "sadismo-mistico-malato" alla gloriosa, inquietante pagina 56.
Siamo davvero contenti, atterriti ed entusiasmati dal 343 di Dylan Dog. Un numero da top ten di tutti i tempi. Qualcosa di bello e unico. 
Talk0
    

martedì 14 aprile 2015

Coney Island di Manfredi, Barbati e Ramella - il nuovo corso dei Romanzi a Fumetti della Bonelli


New York, inizi del secolo scorso. Uno sbirro, Sloane, duro, determinato nel suo lavoro e troppo solo si infatua di una cameriera, Brenda, una ragazza diventata adulata troppo in fretta e dai tanti sogni infranti. C'è aria di intesa e di colpo una serata come tante nel baretto vicino alla centrale di polizia si trasforma nell'occasione per un incontro. Destinazione la bellissima, colorata e a soli due passi, Coney Island. Una serata calda e le sfavillanti luci dell' enorme parco di divertimenti a fare da sfondo. Case stregate, montagne russe, indovini, il tiro ai barattoli, il circo dei freak e gli acrobati. Tutto sembra fatto su misura perché delle coppiette stiano avvinghiate, ridano e si spaventino insieme, si coccolino e siano felici. Tra giostre a due posti, pop corn e bambolotti rosa. Ma a Coney Island c'è anche qualcosa di davvero magico, oltre alle luci. Mister Frolic, un mago fanfarone con uno spettacolo da due soldi ma che potrebbe avere davvero il potere di predire il futuro. Speedy, uno stuntman in grado di sfidare la forza di gravità con la sua moto e forse giustiziere mascherato votato allo sterminio dei gangster. E tutto pare collegato, in qualche modo, con la dolce Brenda.
Hard Boiled di lusso, duro e disincantato, con splendide punte vintage e trovate atte a riecheggiare il supereroistico (moderno) Rocketeer quanto Dick Tracy. Un ritmo incalzante, che travolge nella lettura fino all'ultima pagina e altissimo divertimento narrativo.
Esce così, in totale sordina, ed è un peccato, una delle più interessanti nuove iniziative di Sergio Bonelli Editore. Una miniserie di 3 numeri che fa da apripista ad una "nuova" collana che pubblicherà miniserie di diverso tipo. Una versione "a rate" dei Romanzi a fumetti Bonelli (infatti la serie è rubricata come "Romanzi a fumetti n.12", ma i numeri sono solo intorno alle 100 pagine l'uno qui) , una visione più "espansa" della collana Le Storie.
La penna è dell'amatissimo Manfredi, che dopo Magico Vento e Volto Nascosto ci sta ultimamente viziando con il sempre più interessante Adam Wild. Il suo stile è riconoscibilissimo. Una ricerca maniacale di ambienti e dettagli, la precisa scrittura delle scene d'azione, i dialoghi brillanti e un piccolo, ma sempre presente, tocco di mistero, di soprannaturale. La narrazione è in questo primo numero bipartita, la vicenda raccontata, con narrazione in prima persona da romanzo noir,  da due personaggi diversi. Il burbero detective Sloane e la giovane cameriera Brenda si alternano, raccontandoci un po' di loro come degli intrighi che si sviluppano nella misteriosa Coney Island.
I disegni di Barbati e Ramella, già matite amate in Magico Vento, sono sempre ricchi e accattivanti, morbidi e versatili. I personaggi riescono a trasmettere al meglio le loro emozioni, le scene d'azione sono veloci, Coney Island è ricostruita in tutte le sue luci e attrazioni tipiche, frutto di una ricerca folle (La Wonder Whell, amata anche da tutti i fan de I Guerrieri della Notte, svetta ovunque, anche sulla splendida e vintage  copertina di Mastrantuono). Le strade sono popolate da veicoli d'epoca perfettamente riprodotti e i mille volti di una folla in festa si affacciano in ogni tavola, un lavoro minuzioso, paziente e appagante per lo sguardo. E poi c'è il tocco supereroistico, inaspettato quanto intrigante, per ora accennato ,ma che siamo curiosi di vedere esplorato nei prossimi numeri. Divisa militare, stivali in pelle e maschera a gas rielaborata per la accattivante silouette di un giustiziere mascherato che salta con sprezzo del pericolo sui tetti di New York. E noi ne siamo già innamorati. 
Questo è anche l'ultimo lavoro di Giuseppe Barbati, una matita come non ce ne sono più molte. A lui va il nostro ringraziamento per tutti i suoi splendidi mondi di carta, finestre che hanno riempito la nostra immaginazione.
Inutile dirvi che questa collana vale la pena di essere supportata e pubblicizzata il più possibile e noi siamo felicissimi di poter dare nel nostro piccolo un contributo. Sappiamo giù che la collana tra tre mesi ospiterà una nuova storia a puntate, ma ne parleremo a tempo debito. Siamo ancora elettrizzati da questa Coney Island di un tempo lontano. 
Talk0

lunedì 13 aprile 2015

Ant -Man : il nuovo trailer in uscita con Avengers: Age of Ultron....ma ce ne sbatte realmente qualcosa?



Oggi è il gran giorno in cui la Marvel ci deve convincere davvero su questa cosa del film sull'uomo-formica. Un personaggio che almeno da noi non si è mai cagato nessuno e che in patria è a dir poco controverso (Hank Pym, l'ant-man originale, è più noto per essere lo scienziato pazzo fallito nonché uno che picchia la moglie, perché stava sul cacchio pure agli autori di fumetti, Scott Lang, il più recente, che è poi quello "riadattato" dal film, è forse più simpatico glielo concedo... ho pure riso a un paio di battute). Il trailer nuovo nuovo non è ancora uscito, appena accadrà lo metteremo in calce e lo commenteremo, ma già dopo il primo esordio, il primissimo teaser trailer fatto "in minuscolo" e già commentato indietro sul blog, il fattore "chissenefrega" era a livelli spettacolari. Poi farlo in minuscolo... che idea favolosa...


Atmosfera brutta-stantia-riciclata da un action movie di Don "The dragon" Wilson, effetti speciali troppo accennati (allora) per dire davvero qualcosa (traileristi masochisti?), personaggi bidimensionali antipatici per convinzione, la pretesa che ci siano collegamenti ai film precedenti anche se non si sono mai neppure menzionati uomini formica dal carisma pari a zero. Il faccione ebete di Paul Rudd che sembra dirci: wow faccio un film marvel anche se pure mio padre non mi riconosce per strada!! 
Paul Rudd mentre da sfoggio della sua invidiabile versatilità facciale

Paul Rudd mentre da sfoggio della sua invidiabile espressività facciale...non avete voglia di mollargli un pugno?


Voliamo basso, bassissimo. Non siamo felici.

Hulk odia omino del cazzo che gli pende dal naso....
Sarà anche perché il regista originario, il  bravo e da noi amatissimo Edgar Wright, artefice dei capolavori comici noti come la "trilogia del cornetto" di Simon Pegg e dell'interessante (quello sì) cine-fumetto Scott Pilgrim vs The World, (e tutte le idee visive di Scott Pilgrim sarebbero ottime in un film marvel, soprattutto quel senso di "leggerezza") è stato defenestrato a progetto avviato, dopo tanto studio e sudore e ha pubblicato sul suo profilo questo tristissimo contributo.

Ed ti vogliamo bene, lo sai ...il cornetto è ancora potente il te... 
Vittima degli studios, che hanno bocciato una idea più colorata e divertente per preferirvi una versione pallosa-seriosa e incolore-spento. Volevamo la musica vintage come Guardians of the Galaxy, volevamo i colori di Guardians of the Galaxy. E non la musica tesa e i colori plumbei, ne abbiamo le tasche piene dell'impostazione alla "batman", seguita di recente (ma lì ci poteva stare..) anche da Cap America! Questo è un cacchio di film sull'uomo formica!!!! Dovrebbe essere "Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi" che incontra "Spiderman"!!! Una cosa divertente, colorata, leggera!!! L'opposto della linea scelta da queste anticipazioni!! (e aggiungo pure !!!!!!!!!). Ovviamente non sappiamo se sarà così finché il film non sarà uscito, ma non si può, umanamente, togliere Ed, e l'umorismo e le visioni slapstick di Ed soprattutto, da un progetto simile... ci pare un errore grosso. Ed, come Gunn, poteva dare molto ai film Marvel.
Non ci piace.
Sarà perchè il regista che lo ha sostituito ha girato come suo top Abbasso l'amore con Renee Zellwegger e poco altro.
Sarà che Paul Rudd, attore tristissimo, anche se vanta su imdb 92 ruoli ha un carisma bassino e non ha mai fatto davvero qualcosa di significativo nella sua vita. Lo abbiamo già ribadito ma è giusto segnalarlo: lo odiamo.
Sarà che Michael Douglas, marchette a parte, non gira qualcosa di valido da Wonder Boys, dell'anno del signore 2000 e durante il trailer sembrava leggere la lista della spesa.
Ma poi, lo stesso costume dell' Ant-Man cinematografico, anche rispetto al fumetto, a voi piace? A noi no, è la cosa più brutta e anonima del creato. Ma forse vista meglio... ne riparliamo tra tre trailer e magari sul grande schermo ci ricrediamo pure...
Ma in tutta questa serie di "no" ci sono anche degli agguerriti "forse".
Ok, c'è Evangeline Lilly ed è sempre nei nostri cuori e nei nostri sogni, in bikini e con o senza orecchie a punta. E se lei sarà Wasp come si vocifera siamo contentissimi.
Ok, c'è Corey Stoll che abbiamo amato in House of Cards e che qui farà un ruolo gustoso (sarà, al posto di Pym, Calabrone, almeno pare). Ok, per John Slattey, attore di peso di Mad Man e qui in un ruolo altrettanto figo (il vecchio padre di Tony Stark) per il marvel universe.
Ci sono poi i mille collegamenti con la serie Agent Carter, che qualcuno può apprezzare, con tanto della protagonista Hayley Atwell nel cast, in una sottotrama - ragnatela di intrighi che scaturisce metastoricamente con l'origine dell'organizzazione Shield... ma, in tutta onestà, guardandoci nelle palle degli occhi... vi stanno davvero piacendo la serie Agent of Shield e la serie Agent Carter? Non vi fa un male quasi fisico il loro "parlare di nulla" perché anche se trattano di supereroi Marvel non hanno quasi mai il permesso di farne vedere mezzo nelle loro storie, nemmeno di sfuggita (e non parlatemi di Mimo e Sif... siamo seri...), perché metti poi che ne fanno il film e venderli a parte? Tristezza. Ma pur sempre una tristezza che fiduciosi seguiamo ogni puntata...
C'è da dire poi che la Marvel è sempre la Marvel e se ha deciso di chiudere la seconda fase con questo film, qualcosa sotto sotto di interessante dovrebbe esserci. Al di là di tutti i legittimi dubbi noi vogliamo almeno pensare che questa pellicola possa fare i numeri e convincerci quanto e di più di film che parlano di supereroi più famosi.
Quasi ora...
Silenzio in sala e vai con il trailer.


Che dire? Finalmente vediamo degli effetti speciali (spaziali, non ci piove) che ci fanno immaginare qualcosa di bello sul grande schermo. E poi si svela la vera star incontrastata del film, che già adoriamo. Il Trenino Thomas. Questo ci piace un casino!!! Questa sarebbe la chiave bella, se applicata con cura al film.
Le scene con insetti e la trasformazione "a bomba" sono effettivamente fighe, non possiamo negarlo. Il Calabrone è figo. Alla fine pure la tuta di ant man, rivista e rivista tremila volte, dai, (viva l'incoerenza in uno stesso post!!!) ci piace un botto pure lei.
Ma tolti il trenino, i costumi e i combattimenti il resto appare triste triste triste. Sbagliato nell'impostazione. Speriamo nel miracolo, ma sa questo è l'hype per il prodotto finale...


Certo mancherebbe poi una bella colonna sonora di richiamo, da urlo intendo. Roba tipo questa...



Talk0

domenica 12 aprile 2015

Ken Parker - Fin dove arriva il mattino


Così finisce l'epopea di Ken Parker. Il più grande antieroe del fumetto italiano.
Sono triste, distrutto. Aspettavo con ansia questo numero, l'ultimo indiscutibile capolavoro di Berardi e Milazzo. Un po' lo temevo, ma non pensavo che dopo la lettura quelle pagine mi travolgessero, mi ferissero e si imprimessero nel cuore in modo sinistro quanto malinconico. Ken chiude il cerchio.
Il nostro amico è invecchiato, si è indurito, ha fatto sbagli e ne fa ancora, ma non ha mai perso la sua scorza, nonostante la voce non sia più tuonante come un tempo, nonostante i muscoli non ce la facciano più a flettere una schiena malandata. Ken è al suo crepuscolo ma di nuovo a cavallo, ci basta questo e gli eccezionali disegni acquarellati di Milazzo per tornare di nuovo bambini e ascoltare il crak del suo Lungo Fucile, come tuono di un deus ex machina che rimette ordine nel caos.
Uscirà dopo questo volume 50 della collana Mondadori Comics da edicola anche un albo da fumetteria, interamente a colori che sarebbe davvero un delitto mancare nella collezione, ma nella sostanza la storia sarà sempre questa, bellissima e tragica.
Forse l'ultima storia, a meno di un ripensamento degli autori.
Ed è un delitto dire di più su quest'opera scritta e inchiostrata della pura magia che solo i grandi autori sanno infondere nel raccontare personaggi che diventano miti, e miti che pur di carta diventano uomini.
So Long Ken.
Grazie per aver fatto di me con le tue storie un uomo penso migliore.
Talk0

Maggie



Negli U.S.A. esiste una cosa chiamata Black List, che nulla ha a che vedere con Call of Duty, né con spionaggio da guerra fredda. Si tratta di una lista contenente le migliori sceneggiature originali non ancora trasposte sul grande schermo. Di questa fantomatica lista fa parte ormai da qualche anno questo Maggie, scritto da tale John Scott 3 (proprio 3, non jr. o III...), che stando a Imdb avrebbe scritto solo questo. Classica illuminazione da noia totale durante la lezione di storia dell'arte in quarta liceo? Può essere. Fatto sta che sembra roba buona tanto che si cercano subito finanziamenti per far partire il progetto e cavalcare il momento di estremo successo di zombie e contagiati vari (specifico per non confondere gli uni con gli altri e causare moti di stizza). Perché di questo si tratta. Nella zona del Midwest un terribile virus trasforma gli esseri umani in zombie e la propagazione pare inarrestabile. Un padre decide di restare accanto alla figlia appena contagiata per proteggerla dagli umani e nel caso, occuparsi lui stesso di accompagnarla nell'aldilà. La trama sembra interessante, capovolge il classico schema virus-zombie-fuggire-nascondersi e pone interessanti quesiti su chi sia più pericoloso tra una ragazzina spaventata e dei vicini col forcone. Ma sarà solo questo? 


Il trailer  è forte, l'ambientazione suggestiva e gli effetti sembrano davvero carini nonostante si tratti di un progetto low budget. Inizialmente venne contattata la bellissima Chloe Moretz per impersonare l'adolescente da cui il titolo, ma le iniziali difficoltà a trovare finanziamenti hanno poi costretto la Moretz ad abbandonare il progetto. L'ingresso di nuovi fondi pare giunti da Schwarzenegger stesso (innamorato del copione appena letto... grazie mille Governator, ti ameremo sempre anche quando reciti il film orribili come Excape Plan!), ha permesso un rilancio del film e l'arrivo dell'altrettanto bella Abigail Breslin, la mitica Little Rock del fichissimo Zombieland, (da cui a breve una serie tv) che già adoriamo in ginocchio per i suoi prossimi film in uscita tra cui Final Girl, in cui uccide in modo orrendo e trucido una banda di strupratori...


Noi crediamo nel progetto come ha fatto Schwarzy, quindi attendiamo trepidanti!
Gianluca

sabato 11 aprile 2015

Fast & Furious 7 la recensione di Talk0

Ciao a tutti! Come va? Noi veniamo da un periodo infernale, davvero tosto e ci siete mancati di brutto. E come celebrare al meglio il nostro ritorno? Ma con una (e forse due) classica  e sintetica recensione del nostro tipo. Quindi sedetevi comodi, che inizieremo a parlare a cavolo per una ventina buona di minuti.
Premessa della sinossi: cos'è Fast'n'Furious. Non so se esiste veramente una persona che non lo sappia e ciò nonostante voglia andare a vedere il numero 7 della saga senza recuperare il resto. Ma se questa persona esiste gli devo almeno questo paragrafetto. Non parlerò dell'idea di Cohen di rispolverare il buddy movie virile bromance sulla base di quello che era in origine un film di fantascienza. Non parlerò neppure del mezzo passo falso di Singleton di appiccicarci una vena Miami Vice wannabe senza avere in campo gli attori giusti, pur non difettando entusiasmo . Non parlerò della rinascita della serie, rileggendo il codice dei samurai in modo del tutto low cost, da parte di un Lin del tutto deciso a portare tutto a livello di un Italian Job classico anabolizzato fino alla consacrazione-amarcord, i grandi numeri di botteghino e la svolta da rapina-movie a saga spionistico-bondiana (ma l'ho scritto veramente?)di questo 7 ad opera di Wan. Starò ai fatti. Quello che vede e capirebbe un alieno che prima di invadere la terra è penetrato al cinema durante una maratona fastnfuriana,  totalmente digiuno di Boys'n'the Hood, XXX, point Break e tutta la varia germinazione-humus da cui ha preso forma Fast'n'Furious.  Trama. Diciamo che in un presente distopico la razza umana ha conosciuto una sorprendente e inaspettata evoluzione. Nel mondo sono comparsi, più duri e resistenti dei bacarozzi, i turbotamarri. Quoziente intellettivo esagerato, che si traduce in capacità di calcolo del rischio che uno scacchista russo al confronto è una pippa (vedi il numero 4) e una memoria fotografica così estrema che permette di apprendere nell'arco di una notte il giapponese come lingua fluente (vedi il numero 3). Riflessi fulminei, sensi acutizzati che permettono di sentire e odorare ambienti distanti chilometri (vedi tutti). Sopportazione al dolore del tutto fuori scala, che li rende immuni anche dai colpi di cannone (vedi il numero 6) e capacità di piegare le leggi della fisica a proprio piacimento, quando vogliono. Sono per lo più alieni a qualsiasi senso del buon gusto circa vestiario e accessori, ma nessuno osa andarlo a dire a loro. Sì, hanno meno senso estetico dei crucchi. Praticano il culto totale dell'auto. I turbotamarri si tengono pronti all'arrivo del mondo di Mad Max perennemente ai comandi di qualcosa con sotto un motore, scorrazzano sul pianeta alla costante ricerca di benzina e soldi con cui comprare benzina. Vivono trafficando di conseguenza con le auto, organizzando tornei clandestini di auto, taroccando auto, spaccando le auto dei rivali e costruendo inimmaginabili garage dove stipare auto. Ovviamente depredano ogni veicolo, banca, città, disgraziato pur di avere benzina e auto in cambio. I turbotamarri sono promiscui a livelli inenarrabili, si accoppiano per lo più con modelle di intimo tatuate e tangate. Per contrastarli a dovere, perchè è giusto che le modelle di intimo non se le pappino tutte loro, la polizia ha arruolato fighetti metrosexual, palestrati perennemente sudati e una particolare, ricercata, partita di proprie modelle di intimo per avere una task force di risposta immediata. All'inizio investono pure soldi su pazzesche tecnologie che permettevano di prosciugare, con dei rampini elettrici, l'energia dei motori dei turbotamarri. ma poi la sceneggiatura col tempo si scordò della cosa. Di fatto la società è oggi piegata a loro e nemmeno fanno finta di cercare di rinchiuderli in carcere se distruggono un centro cittadino o fanno un genocidio. Le pellicole mostrano chiaramente come per loro entrare ed uscire da una strage all'altra sia del tutto ininfluente, un samplice cambio di scena senza motivazione alcuna sul prima e dopo. I poliziotti speciali palestro-metrosexual alla fine hanno perso la gara, hanno preferito assodare dei turbotamarri buoni per contrastare dei turbotamarri cattivi. Così il turbotamarro alfa per eccellenza Dominic Toretto è diventato il Captain America degli zarri del bene e film dopo film, con l'aiuto di suoi fidati samurai zarri del bene ha contrastato e contrasta i diabolici piani dei turbotamarri del male.
Sinossi scritta male: Ricordate il finale del capitolo numero 6, con la storia di Han, il turbotamarro di Tokyo? Sapevate che Han si chiamava in origine per esteso Han Song Ho, cioè "Han Solo"? Ricordate poi come di fatto combaciasse il finale del 6 con il finale del numero 3, ma con inquadrature diverse plausibilissime?  Bene, questo è quello che accade pochi secondi dopo quegli eventi. Il cattivo turbotamarro del numero 6 è stato picchiato di brutto e ridicolizzato dal team di Toretto. Ma il cattivo ha per fratello nientemeno che Jason Statham. Giuro! Ma Jason Statham non è solo la star di pochi film action fighi alla Transporter, gira  infatti per lo più vagonate di film-palla low budget intimisti (con stile tra Danny Boyle e Guy Richie...spesso pure diretti da Richie) sul disagio dei bulletti inglesi nell' inserirsi nella società post thatcheriano. Film come "Parker", roba che noi da fan duri e puri sciroppiamo in silenzio e immutata stima, ma piangendo dentro. E non parliamo del prossimo attesissimo "Spia cicciona"...



Jason oltre ad essere un attore che sceglie pessime parti, è anche un ex agente segreto / black ops/ Sterminatore / babau / esattore del governo inglese / terrorista, e nautalmente è così pazzo che pare vivere in un livello di GTA (come in una bellissima puntata di Misfits..l'avete vista?). Così, salutato in ospedale il fratellino in coma (e pare essere entrato in ospedale come Neo nel palazzone nella scena finale del primo Matrix) Jason decide di andare a farla pagare a chi gli ha pestato il fratellino. Ossia la gang di Toretto al completo. Così penetra di soppiatto nell'ufficio di The Rock approfittando di un momenti in cui l'eroe muscolare disney si stava pompando i bicipidi davanti ad una collega. Sottrae i dati della squadra e abbatte il samoano barando dopo un match assurdo e irregolare. Perchè negli hardcore match ok le sedie, ma non le granate... L'eroe disney si piglia due giorni di pronto soccorso e solo due graffi dopo un volo di cinque piani, effetto di una esplosione multipla delle granate di cui sopra, che fa crollare il piano di un palazzo sbalzandolo fuori. Jason inizia ad accoppare tutti. Partendo da Han Solo. Nel frattempo Vin Diesel - Toretto è triste perché  Letty - Rodriguez ha ancora la memoria che non torna da un paio di film a questa parte (frutto di una manipolazione mentale degna della Spectre...), ma si gode le gioie di essere zio mentre il cognato Paul Walker ,ex agente segreto ora "in incognito",non sembra adattarsi troppo alla vita del padre di famiglia, ha ancora tanta voglia di azione e comprare una giardinetta familiare gli fa triste. E la sua preghiera viene esaudita all'istante, quando Statham fa saltare per aria la sua casetta, familiare compresa. C'è solo un modo per chiudere i conti con Statham prima che abbatta i soci di Toretto e semini di cadaveri  la terra, cosa che plausibilmente accade anche solo quando va in edicola a prendere la gazzetta.  Cioè abbatterlo al primo momento buono. Cosa facilissima, basta aspettarlo armati. In quanto il nostro tenta di uccidere Toretto e compagni ogni quattro minuti di pellicola. Oppure c'è la via contorta-implausibile-non-sense, la via "fast'n'furious". Ossia entrare in possesso di un aggeggio che sembra creato da Batman (sembra proprio creato da Batman nel secondo film di Nolan...) e che riesce  a trovare, con un complicato scan di tutte le telecamere e cellulari del pianeta, chiunque sul globo in pochi secondi. Un aggeggio che una hacker, che nel mondo di Fast'n'furious equivale a "patata da urlo", tenuta prigioniera da dei terroristi su delle montagne inaccessibili all'uomo, ha dato a un tizio che lo ha nascosto non si sa perché sotto il carburatore dell'auto da millemila milioni di dollari che uno sceicco tiene nel suo appartamento al diecimillesimo piano delle torri di Abu Dhabi. Sembrerebbe un'impresa improba anche per James Bond. Ma Toretto e i suoi possono affrontarla. Senza scendere mai da una macchina. E nel frattempo Toretto avrebbe diecimila possibilità di abbattere Statham, ma non lo fa!!! Non sarebbe abbastanza fast nè furioius...
Ritornano donne e motori, gioie e dolori: Signori parliamo del quarto più "grasso" incasso mondiale di tutti i tempi (per ora, superato giusto da due Harry Potter ..o avatar e titanic...devo smettere di leggere a cacchio le notizie...e dal primo Avengers cinematografico senza Ralph Finnes), con la prospettiva di girarne altri tre e con schiere, per non dire "legioni" di fan adoranti in tutto il mondo. Perché Fast'n'Furious non parla solo di macchine taroccate e tamarri che le guidano. Non parla solo di patata, anche se ce ne è sempre, a chilate. Non è nemmeno solo la risposta zarra ai Bond, quello che XXX voleva forse essere all'inizio. E nemmeno il parto di uno sceneggiatore folle bambino di sei anni che per descrivere una scena al regista e produttori esecutivi, che poi lo pagheranno prende in mano dei modellini e fa "brum, bruuuum, e poi ta ta ta ta ta ta ta, e poi aiutami Letti! E poi kaboooooooom sono The Rock!!! Wha ah aha ah ". Non solo zero in fisica e plausibilità. Che ormai sono infrante dal capitolo 4. Non solo un mega spot della Monster e della Corona (senza però menzionare la birra belga che ama Kurt Russell, un vero schiaffo ai consumatori...). La serie è sì tutto questo ma non solo. Ho già detto "patata"? Dicevo. Quello che davvero lega ed eleva tutte queste componenti, la vera ricetta segreta di un brand assurdo e che sembrerebbe inconcepibile sulla carta per ogni sano di mente (tanto produrre che spettatore) solo i magnifici personaggi e la genuina, felice, relazione che hanno fra di loro. Fast'n'furious, come avrete già letto in migliaia di blog e recensioni varie è "l'Ohana", la famiglia nel senso più puro e allargato. Roba forte e buona, tanto sponsorizzata da Lilo e Stich che da Tartarughe ninja. Il mix che sarebbe il modo bello di vivere nel mondo: amicizia virile, onore, rispetto, fiducia, il "cuore". C'è spazio per le sparatorie, per gli inseguimenti e le spacconate, ma dove viene messo a nudo il cuore dei personaggi il film ingrana davvero la sua marcia migliore. Lin lo aveva capito, con la sua rilettura dell'onore da samurai si poteva elevare quanto tra le righe era già presente nella prima pellicola di Cohen, con l'omaggio-furto del buddy movie bromance buono-amico-del-cattivo, da Quel treno per Yuma in poi.  


Non è un caso che anche Wan , anche lui orientale per origini e quindi piccolo samurai-apocrifo pure lui, ben comprenda questo aspetto unico della saga, anche perché i film di questo regista sono sempre stati spettacoli dal grande impatto scenico fantastico ma soprattutto "luoghi" in cui le relazioni, lo spazio predominante lasciato alle meccaniche di relazione tra i personaggi, erano il vero motore degli eventi. I Warren (L'evocazione) sono una coppia di innamorati prima di essere degli esorcisti. Il fantasma bambino (Insisdious) più che spaventare vuole trovare qualcuno con cui giocare a nascondino. Jigsaw prima che un sadico vendicatore è un uomo che ha scoperto la malattia, l'amore per la moglie e in un certo senso la fede (Saw - L'enigmista e seguiti). Assodata questa bella "continuità narrativa", che ci fa subito sentire a casa, Wan prende saldamente il timone lasciatogli da Justin Lin ma sempre nelle mani degli storici sceneggiatori della saga. E uno dei due sceneggiatori è sicuramente un cretino che gioca con i modellini e grida: "Booom!!! Calcio volante!! E ora le macchine volano viiiiiiiiuuuuuu!!!" ma è un cretino a cui fino a ora abbiamo voluto in fondo bene. Con questi, con quasi tutti gli attori della saga (manca Eva Mendez, chissà perché...) e con una montagna inimmaginabile di soldi che non ha mai visto in tutta la sua vita, Wan si sente al settimo cielo e sperimenta pure nuove tecniche di ripresa (il suo modo di filmare i combattimenti qui con telecamera che ruota secondo l'azione sono sicuro che qualcuno lo copierà). Allestisce un circo visivo senza precedenti, tale che la scena più brutta potrebbe essere la scena top di un altro bel film qualsiasi. E gira così esaltato cose così esaltanti al punto da non farci soffermare sulle sedicimila "piccole" incongruenze della trama. Dipinge un cattivo così potente da sembrare soprannaturale, pertetta decilanzione dei mille cattivi del suo cinema, un incubo invincibile che cammina, quasi il babau di un J-horror e Statham è bravissimo ad impersonarlo, riuscendo a dominare qualsiasi scena in cui viene inquadrato. Jason si mangia la pellicola e noi siamo contentissimi per lui. Poi Wan ci fa divertire come dei pazzi con siparietti buffi, gente che cade da una montagna e non si fa nulla perchè c'ha il casco, sfilate di patata e sfoggio di roba zarra danarosa, ci fa voler essere più zarri di un 20%, quanto basta a bordare di fiamme la nostra Panda. Ma quando Wan tocca il tasto dei sentimenti. Boom! La platea è sua, tutta la platea, pure smettono di masticare i pop corn. Vin Diesel e Michelle Rodriguez diventano di colpo personaggi veri, Letty e Toretto (i migliori attori in campo tra i turbozarri"buoni") ci parlano a cuore aperto come prima non hanno mai fatto. Riusciamo a non ridere dei vestiti da gelataio-culturista che sfoggia Diesel, questa è sospensione dell'immaginazione massima. Ma tutto il cast, chi più chi meno, riesce a ritagliarsi i giusti spazi per far "respirare" il suo personaggio. Perché dietro i muscoli scolpiti e il motore rombante i tanti supereroi mancati che costellano lo schermo diventano esseri di carne e sangue, a cui ci siamo già affezionati negli anni e a cui vogliamo sempre più bene. Un bene amplificato pure dalle pellicole precedenti, un bene che si sente e fa quasi male anche oggi, perché la pellicola volente-nolente deve celebrare l'addio a uno dei suoi protagonisti, lo scomparso e compianto Paul Walker. Un attore che aveva ancora tanto da dire, che magari in futuro sarebbe esploso, tra un nuovo film sui cani da slitta e un revenge movie da due soldi avrebbe magari avuto la sua grande occasione da Oscar (anche se per gli amanti dei Fast'n'Furious sarà sempre una leggenda). Walker era "il buono", "in generoso", segno che sarebbe potuto diventare come Gary Cooper. Paul non c'è più. Paul viene omaggiato dalla pellicola e succede con inaspettato, straordinario garbo, quasi sussurrando, conferendo un abbraccio affettuoso e nostalgico che vale più di mille cerimonie e lacrime. Il giusto tributo non solo per un attore ma anche per un amico.
Visto a caldo c'è da essere franchi, questa pellicola è un autentico "casino": nel contempo ci fa volare sospendendo l'immaginazione, ci fa incazzare per una trama a vole forzata a volte ridicola, ci fa divertire a più non posso ma riesce anche a farci piangere, sinceramente. E questo accade tutto insieme, come miglior esempio possibile del cinema totale. E C'è pure Tony Jaa!!! E ha pure una parte più che dignitosa. E c'è pure Kurt Russell, è funziona alla grande, si diverte e crea un personaggio memorabile e non mi spiego perché, tra mille mummie bolse, non abbiamo chiamato lui per un Expendables. The Rock si defila un po', anche se è protagonista delle scene più assurde ed esagerate della pellicola, come di quelle più da Disney Club (oh, ultimamente gli va così...) strappando applausi a scena aperta. Tyrese è in grandissima forma, l'autentico crazy diamond in grado di scompigliare le carte, sorprendere e divertire, è un vero spreco che Hollywood non gli dia in mano tutto quello che un tempo avrebbe offerto a Eddie Murphy. . Non c'è in genere un personaggio che non abbia apprezzato.  
Non voglio dirvi di più per non rovinarvi quanto ha già ampiamente rovinato il trailer (fa vedere davvero troppe scene). Andate in sala e divertitevi. Questi film sono fatti unicamente per questo e di stare allegri oggigiorno si ha sempre di più una voglia matta. 
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