lunedì 9 marzo 2015

Dragonero n. 21: Gli spettri del lago

Un nuovo giorno di sole per la ridente Solian. Mentre la coppia di fatto uomo-orco sta preparando la pappa, la loro  curiosa figliola adottiva elfica si intrattiene con un messaggero, legandolo con frasche sadomaso. E lui si lamenta. Ma il tempo per i giochi è già finito e i nostri tre eroi sono chiamati all'avventura sul confine Candaryano. Ian è irremovibile, non si mangerà per almeno tre giorni, che lui sta mettendo su troppi chili e Gmor non lo vuole tutto ciccia e brufoli. Strani riti di sangue stanno interessando da troppo tempo una sorgente miracolosa. Cerimonie pagane, officinate dal sacerdote del vicino villaggio, sacrificano a strane divinità giovani donne per garantirsi prosperità e benessere. Ian e compagni si trovano grazia a una guida  per caso al momento giusto nel posto giusto. Il nostro eroe si fionda letteralmente nel salvataggio della vergine designata per il sacrificio del giorno nel momento in cui sta per cadere nei flutti della sorgente. Vuoi l'influenza nefasta della spada ammazzadraghi, vuoi la peperonata consumata di nascosto dal gruppo nella locanda del Lento Pede, fiore all'occhiello della cucina messicana di zona, Ian appena viene a contatto con l'acqua svariona. Ian vede la gente morta. Non un grosso spoiler, visto che si vede già in copertina, ma iniziamo comunque a temere per la futura stabilità del matrimonio con sua moglie, l'orco Gmor. Ian esce quindi stra-incazzato dalle acque. I villici vengono con male parole allontanati dalla fonte senza il sacrificio, tutti in castigo dietro la lavagna! I nostri si accollano la protezione di una vergine che non vedeva l'ora di morire e cerca più volte il suicidio e tutto il paese se ne sta con le pive nel sacco, parlando di vendette che la predetta entità scaglierà su di loro se non avrà la fanciulla in pasto per l'ora in cui c'è Dragonball in tv. Tutto andrà naturalmente nel giro di poche pagine a scatafascio. Perché i nostri hanno deciso di restare ad indagare fino a che non avranno fatto girare le palle a tutti.
Nuovo arrembante numero di Dragonero, un racconto one shot leggero leggero che fa riflettere sulla medioevale ma sempre attualissima paranoia delle masse deboli e suggestionabili. Non vorrei spingermi troppo oltre, anche perché il pezzo forte è il classico mostro marino modello attore porno di anime giapponese,  ma il tema ha molto a che vedere con la religione e il fanatismo. E' anche l'occasione per scavare nel mondo passato della serie, approfondendo i contatti tra elfi e umani nelle epoche passate, in un miscuglio di scienza travisata in misticismo per la mancanza di un interprete in loco, ennesima dimostrazione della capacità espansiva infinita di questa saga. Tuttavia qualcosa non torna nel racconto ad opera di Vietti, rimangono oscuri i motivi "reali" che portano "proprio" (non bastavano due assistenti sociali e tre prozac? Occorreva uno scout imperiale ammazzademoni?) i nostri eroi in una landa tanto desolata, così come l'economia delle rivelazioni offerte. Di sicuro una storia futura sarà in grado di tornare sull'argomento. Graditissima la presenza dell'elfetta, ci piacerebbe vederla più spesso nelle future avventure, magari in un ruolo non necessariamente strumentale al racconto. La rappresentazione della bellicosa ma in fondo sfigata cittadinanza nei pressi della sorgente, guidata da un carismatico sacerdote a ogni modo funziona. L'idea di una sorgente come simbolo della forza della natura che si scatena ci piace sempre. Un'acqua che, con lo scotto di qualche piccolo sacrificio umano, fa sentire puliti dentro e belli fuori.

Validi e carichi di dettaglio i disegni della Platano. Riuscita la caratterizzazione di Sera, che qui ci appare più "piccina" del solito e ci piace un sacco. Meno affascinante Gmor, davvero troppo in modalità Kung Fu Panda così come abbastanza convenzionale Ian. Farei partire una petizione per il taglio del suo ridicolissimo codino. Le scenografie sono invece davvero da urlo, cariche di mille preziosismi, solide e davvero suggestive. Il pozzo è suggestivo, anche la città lo è e ogni tavola ha una ottima spazialità. Il lavoro di ombreggiatura è eccelso e le scene d'azione perfettamente chiare e convincenti. Bello il mostro tentacolare-pornoattore giapponese.
Ci è piaciuto.
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