giovedì 5 febbraio 2015

John Wick - la nostra recensione



Due parole sul film: John Wick è un personaggio fittizio super-armato ed esperto di sterminio di massa interpretato da un attore bolso e senza più minimi guizzi recitativi che ultimamente ha deciso di dedicarsi alle coreografie di kung fu, pistolettate e basta. In pratica uno stuntman e in questo film è pure diretto da gente che faceva gli stuntman, garantendo la massima coerenza possibile del prodotto: qui si picchia e si spara e basta.  Magari la trama viene scritta su un post-it ma chissene. Quello che dovete sentire in sala è solo bang bang bang per 90 minuti. E magari pure divertirvi a cannone.
Il film ha comunque questo pensierino alla base.
John ha uno strano passato alle spalle che pare uscire dritto da un fumetto di Brian Azzanello e costituisce l'unica vera idea interessante di tutta la pellicola. John veste di nero, è grosso, ha la faccia cattiva giusta dello spaccamondi, tante, tante pistole, una Mustang '69 badass full black che ruggisce come una pantera. Tanta gente solo a nominarlo si caca sotto. Così come per "Voldemort", si preferisce riferirsi a lui con un nomignolo più rassicurante. L'uomo nero. A differenza però del 97% degli eroi-antieroi-supereroi-supercriminali ora al cinema, John pare una persona "normale", dove "normale" sta per Charles Bronson  stra-motivato a far trionfare il "bene risentito" in pellicole tipo: "ll giustiziere della notte 25: chi ha ucciso il mio criceto la pagherà". Gente "normalmente" incazzata ma che non vive con un costume colorato addosso o in location - cartoline stile Abu Dhabi, piene di puttanoni, muscle car e di birra Corona. John, ed è qui la forza del personaggio, sembra un tizio qualsiasi e l'immedesimazione del tizio qualsiasi in lui è totale. Al solo guardare John che stermina sullo schermo milioni di comparse, uno si sente bene, appagato e pronto ad affrontare un altro giorno del cavolo nella routine. E cosa c'è di meglio dell'uomo comune timido che sbrocca giù duro e asfalta il pianeta terra? Forse l'uomo comune che ha già asfaltato il pianeta terra e sta solo aspettando la nuova occasione-pretesto per farlo. E il pretesto per svegliare il mostro-interiore arriva presto, risibile quanto volete, ma arriva.
La cosiddetta trama: All'inizio del film vediamo John in forma umana, con l'attore che lo interpreta in una fase quasi di rinascita recitativo-drammatica che paiono i tempi che recitava con la Bullock. John è un sereno, noioso, uomo sposato, felice. Purtroppo però una brutta malattia gli porta via la tanto amata consorte e John non può prendersela con Dio, scatenando una guerra ultraterrena, perché il budget del film, roba da tre happy meal piccoli, non lo permette. Magari nel seguito si potrà fare qualcosa, vedo bene un crossover Drive Angry - John Wick, roba che costerebbe almeno 6 happy meal, ma per ora dobbiamo stare con i piedi per terra. E così John subisce. Depressione, cucina svogliata a furia di quattro salti in padella, poca voglia di continuare a vivere. Ma ecco il pretesto tanto atteso per la strage. Cioè la svolta narrativa. In casa arriva l'ultimo regalo della moglie, una cucciolotta affettuosa che speriamo non sia stata in una scatola in balia del corriere Bartolini per oltre un mese. La cucciolotta è allegra, intelligente, recita meglio di Reeves, vincerà qualche premio. La vita sembra almeno un po' più sopportabile per John Wick, oggi tutto intento a comprare il Ciappi e coccolare la pupottola. Per sfogarsi senza comprare una playstation poi si arrangia. Va a farsi giretti sulla pista dell'aeroporto locale con la sua Mustang. Sì quest'ultima cosa pare all'inizio strana, ma poi con il proseguo del film si spiega in modo chiaro: John è (metaforicamente) il fratello cattivo di Satana e tutto il mondo pur di non fargli girare le palle (garantendosi una brutta morte) gli permette di fare tutto quello che vuole. Pochi giretti nell'aeroporto dopo, John è sulla sua Mustang d'epoca a fare la benzina presso un distributore frequentato da truzzetti gangsta-wannabe. Un bulletto si avvicina. Anzi, "IL" bulletto. La vittima sacrificale perfetta, l'esserino odioso che magari nella vita vera riesce a rompere l'anima ma che sul grande schermo, in orgasmo catartico il protagonista riesce sempre a fare a pezzi con calci in faccia. Il bulletto, l'unico in 400 miglia che no sa chi sia John Wick (perché viveva all'estero, scopriremo), vuole la sua macchina ed è disposto a pagare bene. John dice che non è in vendita. Il bulletto minaccia. Un secondo dopo arriva quello più sveglio dell'entourage del bulletto a rimbrottarlo e  a scusarsi con John per l'insolenza del bamboccio. Perché John è sempre il fratello cattivo di Satana, lo sanno tutti ecc. ecc., anche se ora copra Ciappi, ricordiamolo.  Ma il bulletto non demorde e la sera stessa con altri bulletti (che vivevano all'estero? Questo non ce lo diranno..) gli si fionda in casa, lo tramortisce (cosa strana per l'uomo nero, il fratello cattivo di satana ecc. ecc. che comunque qui le prende come un fesso), gli uccide il cane e ruba l'auto. Il bulletto, felice, giunge da un meccanico fidato, il meccanico vede l'auto e sbianca e lo schiaffeggia. Il bulletto è il figlio cretino di un boss locale che ben conosce John, chiama il papi e dice che lo hanno picchiato due volte in tre ore. Il papi vuole incontrarlo ed è allora che anche lui lo prende a sberle. Perché è sicuro che ormai il figlio abbia praticamente una condanna a morte incisa sulla fronte. Il papi cercherà di far ragionare John e non riuscendoci allestisce una spaventosa guerra preventiva contro di lui mentre questi è intento con un martellone a dissotterrare dal pavimento della sua villetta una montagna di armi. Come finirà la pellicola? Seguono bang bang bang per quasi due ore.
John Wick, il b-movie che aspettavamo. Questo è un film che fa la selezione all'ingresso. Non tiriamo in ballo "La vendetta di Porter", "Man on Fire", Man from Nowere,  "Il corvo", "Il punitore", "Un giorno di ordinaria follia" o altri grandi classici del revenge-movie. Qui siamo a minimo sindacale, zero o quasi interesse-approfondimento dei personaggi (a  parte un paio di mossette cool), zero sorprese narrative e chi entra in sala sa benissimo di cosa ha bisogno ed è già stato sbeffeggiato dai parenti che hanno sentito le recensioni tv in stile: "chi ha ucciso il mio Fuffi la pagherà". Ma questo non importa. E la cagnolina a me ha pure commosso. Tutto quello che conta è la solidità granitica e un po' burina del progetto. Un film 99% azione e 1% di trama, nelle mani di gente che se ne intende di botte e spari. Gente volenterosa che assembla per il protagonista (che naturalmente è affetto de semi-immortalità per il tipo di film) legioni e legioni di bersagli umani. Si perde davvero il conto a volte  e capita pure che lo perdano anche i registi, dove travolti da body-count ultra-generoso, dimenticano qua e là di aggiungere gli effetti visivi di spari o buchi in faccia. Il ritmo è tanto concitato, sembra un lungo livello di un videogame spara-spara, si perdona letteralmente tutto il "già visto" narrativo, si viene travolti dal rimbombo dei colpi, si va a casa e si è sereni. Reeves è bolsissimo, tremendo, smorto, non fa nemmeno finta di dare realismo al personaggio, magari schivando un colpo o due, avanza e spara come il più motivato Steven Seagal, con nessuno che lo colpisce. Colpisce e spara in fronte, ri-colpisce e spara in fronte, sempre con armi più grosse e cattive. Ed è immenso in questo, iconico e ironico. Il resto del cast esiste. Nel senso che ci sono pure succulenti personaggi come il boss di Michael Nyquist, il cecchino di Willem Dafoe, l'assassina subdola di Adrienne Palicky, il direttore dell'albergo Ian McShane (sempre immenso). Solo che sono parecchio messi da parte in ragione del ruolo-vortice del protagonista, comparse (pur sfiziose) o bersagli mobili. Certo la parte di trama relativa all'hotel Continental come la questione delle "monete degli assassini", trasportano per un istante il film in una specie di mondo parallelo, strano e cool, abitato da oscuri personaggi con proprio codice d'onore, rituali e cotillons, ed è davvero una figata, pare una trovata uscita da un numero di 100 bullets di Azzanello. Fa quasi pensare, per un istante, che messo in mani migliori poteva saltarci fuori un piccolo classico. Perché sì, di quel 1% di "trama" alla fine devo parlare comunque. Ed è tragico. Non si può solo accumulare personaggi cool, bisogna pure farli interagire. Mancano i minimi sindacali dell'intreccio narrativo, climax e anticlimax. Un personaggio chiave a metà film non c'è più e si perde quasi il senso di quello che si sta vedendo. Gli sprechi di personaggi sono ovunque. Ma non importa, ci si diverte comunque e si vuole vedere fino a che punto arriva il nostro allegro sterminatore. Riuscirà a vendicare il cane? Riuscirà ad essere felice? Ma chi governa un mondo tanto marcio? Risposte che avremo magari presto, perché per il successo a profusione della pellicola è in cantiere già pronto un numero 2. Perché alla fine John Wick è il film action da vedere senza essere costretti a skippare sulle scene dove non c'è azione. Ci hanno già pensato i registi. Nemmeno lo sforzo di schiacciare il tasto ffw, tutto già pronto. Cosa si può volere di più?
Come direbbero i Nirvana
Here we are now, entertain us....e pure quello che segue...
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