domenica 1 febbraio 2015

Dylan Dog n. 341 : Al servizio del caos



Sinossi breve senza spoiler: Il nuovo telefono Ghost 9000 sembra aver portato a Londra, e nel mondo, un'ondata di pazzi come ai tempi degli Uccisori (numero 5 storicissimo amatissimo). Il produttore dell'aggeggio, John Ghost, chiama a indagare Dylan Dog, mentre le vittime si moltiplicano.
Giudizio breve senza spoiler: un numero con spunti interessanti, ma dal punto di vista narrativo davvero bruttino.  Disegni più che validi, giusto per farci incazzare.
Il commento, con spoiler acclusi, leggere a proprio rischio e pericolo: Andiamo per punti.
1) John Ghost: In città è arrivato un nuovo supercattivo, si chiama John Ghost e risponde a tutti i requisiti della perfetta "nemesi" per il nostro indagatore dell'Incubo. Entrambi hanno un guardaroba pieno di vestiti identici, entrambi hanno un assistente fedele, entrambi sono di bell'aspetto e hanno uno spiccato successo con le donne, entrambi guidano una macchina con targa "personalizzata". Ma uno è biondo e l'altro moro, uno ricco l'altro povero, uno veste bianco e l'altro nero, uno tecnologico l'altro tecnofobico, uno immanicato alla grande e l'altro giusto con un amico che una volta contava qualcosa e che per esigenze di trama sta in villeggiatura. Naturalmente, ma questo è ricercato e voluto, uno è il "bene", l'altro il "male". E Ghost, che parla direttamente ai lettori abbattendo la quarta parete come DeadpoolRiccardo Terzo di Shakespeare e il deputato Underwood di House of Cards è stracontento, felice, di essere il cattivo per eccellenza, un cattivo fieramente integrato nel suo paese, l'Inghilterra. Recchioni gioca con la cultura pop per rendere più gustoso il concetto. L'Inghilterra, illustra nell'albo, ha tante facce e una di queste potrebbe essere proprio John Ghost. La terra di Albione è patria di  eroi (di carta e celluloide) come James Bond ma anche/ancora "colonia capitalista cattiva" (anche nell'accezione moderna il "male" non cambia, il paese ricco tiene in schiavitù il terzo mondo che in catene di montaggio disumane produce i nostri beni di lusso). L'Inghilterra è terra dove puoi incontrare artisti anticonformisti (ancora di sola carta e celluloide) come Alan Moore (o, nello specifico, suoi tremendi fan-cloni usciti in trip dopo la lettura di Fungi di Yuggoth e altre colture, andatelo a recuperare che è uscito da poco rieditato da Panini), ma anche personaggi dello spettacolo tipo lo chef televisivo Gordon Ramsey (anche questo citato e disegnato, Gordon entra a far parte del cast di Dylan Dog, grande evento di questo numero... naturalmente scherzo, lo preciso perché molti lettori sembrano carenti di senso dell'umorismo) e se ti va di grassa, e conosci davvero chi conta, nella capitale ti imbatti pure nella Regina. Tutti personaggi-icone riconoscibili di un affresco in cui John Ghost, dicevamo, è parte. Ghost che  con la sua multinazionale ha tra le mani un po' tutta la tecnologia del futuro, dallo spazio alla nutrizione, dall'intrattenimento alla comunicazione. Mancava nell'Inghilterra di Dylan Dog un epigono maligno e ultra-capitalista riconoscibile e potente come Bill Gates (o il suo quasi-clone di Transformers 4 interpretato da Stanley Tucci), il riccone cattivo e Recchioni ci regala questo John Ghost, pronto a irrompere sul mercato con il suo personale I-phone, il Ghost 9000, che tutti vogliono e tutti cercano e probabilmente tutti spia e manipola. John Ghost è arrivato e tutto il mondo narrativo di Dylan Dog andrà necessariamente "filtrato" con questo nuovo elemento. La cosa ci dispiace? No, affatto. I tentacoli di Ghost (e non solo i suoi, scopriremo) danno anzi l'opportunità di scrivere un mare di storie interessanti e nuove sul rapporto-scontro tra uomo-tecnologia. Il personaggio è ancora tutto da scoprire e il fatto che abbia tanta baldanza va benissimo.
2) Irma il telefono: negli ultimi numeri abbiamo visto come le resistenze di Dylan alla tecnologia si siano sempre più abbassate e ora siamo allo zenit: anche al nostro eroe tocca compiere il grande salto. A monte il "barbonismo", anche lui si fa lo smartphone. Glielo regalano, ma lui se lo tiene comunque. Bene, e con il Ghost 9000 con cui fare i selfie è arrivata anche l'intelligenza artificiale integrata: Irma, che ha doti apparentemente sconcertanti. Riesce ad avvisarti, non si sa con quale sistema di telecamere, se qualcuno sta per spingerti sotto un treno. Ride alle battute di Groucho. Compie ricerchine in rete. Ecco, per fare in modo che Irma possa sfoggiare le sue doti multimediali-investigative ci vengono regalate le assolutamente folli pagine 45 e 46. Al di là della verbosità folle, quello che succede in quelle pagine non so se sia una svista dell'autore ma è qualcosa di pazzesco. SPOILER Dylan deve indagare su morti strane relative all'uscita del nuovo smartphone e prende l'incarico dal produttore. Ora, al momento di prendere l'incarico, un cretino avrebbe chiesto al produttore, che gli ha appena esposto come le vittime non siano collegate tra loro e che crede possibile la via paranormale, il nome dell'artefice dello smartphone. Invece Dylan non lo fa. Si porta a casa in cambio lo smartphone omaggio e lascia smanettare Groucho a trovare informazioni sul possibile costruttore. Groucho le trova in un attimo (prende wikipedia), tre minuti, e allora Dylan riceve una telefonata "inaspettata" dal produttore-Ghost che gli dice dove può trovare il costruttore. Dylan si irrita. Irma il telefono ha comunicato in tempo reale a Ghost la sua ricerca e questo lo ha chiamato. Privacy violata. Più avanti il nostro indagatore smemorato si dimentica pure di questo "controllo a distanza" dimostrandosi un cretino, ma è doppiamente cretino perché ha preso un incarico senza aver fatto a Ghost la più banale delle domande: "chi ha fatto questo aggeggio e dove lo trovo?". FINE SPOILER La trama sembra davvero essere stata "forzata" per introdurre Irma e la cosa non funziona benissimo. Inoltre se tutte le indagini del futuro saranno svolte da wikipedia (come già nei numeri passati..) ci si potrebbe chiedere a che pro chiamare un detective. Parte anche il dubbio che avendo reso parzialmente inaccessibile Scotland Yard a Dylan, Irma supplica nei casi in cui a Dylan servano risposte immediate. momenti in cui lo sceneggiatore di turno non c'ha voglia o le pagine per fare tutta la nuova utilissima trafila (ipotetica) che temo possa essere: "vai da Carpenter, Carpenter ti caccia, vai da Rania, Rania cincischia e ti aspetta fuori, Carpenter lo scopre e ti minaccia, Rania viene cazziata, Carpenter si accorge della buona fede di Dylan e supporta" (chiamiamola pure "supercazzola alla Don Matteo" per intenderci..)
3) Un po' di mal di testa post lettura. Chiarito come il personaggio di Ghost di  per sé vada bene e come l'introduzione di Irma ci lasci in parte sconcertati per i "modi", la storia del mese di Dylan Dog ci è parsa parecchio strana, surreale. Probabilmente è tutto voluto, come il nostro eroe siamo stati manipolati da John Ghost. L'idea di utilizzare la cultura pop, da Ramsey a Bond, per rappresentare Ghost come una delle tante diverse facce dell'Inghilterra "che ci è nota" ci piace, così come ci piace la rappresentazione ultra-realistica di Londra, tra Underground,  Harrods, Backingam Palace, il Tower Bridge, tutto "da cartolina". E il lavoro dei disegnatori è encomiabile, a livello visivo l'albo è davvero notevole. Ma il problema di tutto questo albo per me si potrebbe restringere a questo oggetto, vetusto, appena accennato e ormai quasi cimelio del passato: "la cartolina". Immaginette iconiche dei luoghi di villeggiatura che nel cenozoico ci scambiavamo con amici e parenti per farli morire di invidia per essere stati a Imperia a luglio. Per descrivere "l'Inghilterra di John Ghost", Recchioni ci bombarda di "cartoline", immaginette pop ed ecco Alan Moore, Ramsey, la Regina, Harrods, lo speudo-Iphone. E dove l'immagine non è tutto o risulta ambigua, ecco che i personaggi descrivono a parole i luoghi, dicono proprio che ci si trova davanti al ranch di Skyfall, con tanto di macchina alla Bond acclusa e protagonista di una scena alla Austin Power atroce e buffa in un contesto come Dylan Dog ma che molti fan, non si sa perché, hanno gradito (contento per loro). Ma al di là delle cartoline, pur gustose, cosa c'è di Dylan Dog in questo numero? La storia è una cosa così SPOILER Dylan trova l'autore del telefonino, senza alcuno sforzo-indagine. L'autore gli dice che ha fatto una cazzata e forse l'oggetto porta sfiga e Dylan se ne va senza chiedere altre spiegazioni o rimedi o chiamare in aiuto, chessò Wells o dire alla polizia di ritirare il prodotto. Dylan va dal produttore, gli dice di ritirarlo dal mercato perché "glielo ha detto quello". Il produttore non lo fa perchè tra sei mesi c'è l'aggiornamento riparatore previsto e per allora la gente si sarà scordata dei morti per strada. Dylan non si ribella o il pubblico percepirebbe il mega-cattivo meno incisivo. Dylan giura a se stesso che vuole tenere il telefonino. Arriva qualcuno di inaspettatto (davvero non si spiega) a coccolarlo. E finisce così. FINE SPOILER Ok, passiamo che pure qui c'è un'interessante riflessione sulla forza dei media di alterare la realtà e le coscienze (un punto a favore di Recchioni). Passiamo che anche questa è una storia di "presentazione", passiamo che come canta Ligabue "Il meglio deve ancora venire". Siamo sempre, comunque, fiduciosi. Ma proprio la scena dell'auto di Bond, una delle "cartoline" atte a mettere insieme la storia del numero, mi fa sorgere se non una riflessione un "pensierino", come quelli delle elementari. Mi pare di rivedere una vecchia puntata dei Simpsons dove a dei bambini viene chiesto come rendere il cartoon Grattachecca e Fichetto più appetibile a loro. E tutti che entusiasti vogliono, su suggerimento degli adulti, che i loro eroi siano coinvolti in avventure spaziali con robot e alieni. Poi arriva Marge che li convince a sua volta e allora ai bimbi gli va bene pure che Grattachecca e Fichetto abbiano storie di vita famigliare. E tutti ugualmente entusiasti. Tutta roba che una fava c'entra con un gatto e un topo che si picchiano, un prodotto che in origine era horror-splatter-comico. Vedere la macchina di Bond  e Gordon Ramsey, la Regina e Moore tutti insieme mi fa lo stesso effetto straniante, pare (perchè ci ho parlato, incredulo) che alcuni fan amino quelle scene, le trovino "bellissime". Ora ho gli incubi. Magari tra due o tre mesi mi vengono a dire in riferimento all'ultimo numero di Dylan Dog che non ho ancora letto: "wow, che figata la scena della partita di calcio in cui Dylan segna il rigore contro l'Arsenal!!!" Certo, possono essere scene divertenti, anche decontestualizzate, perché no, ma se quello diventa il top della testata e della storiella di base "chissenefrega, non è vitale",  io alzo le mani, hanno vinto loro e forse cose di questo tipo vanno benissimo ed è giusto che ce ne siano sempre di più in una testata che, una volta, ma solo per i tromboni, era horror di taglio investigativo e crepuscolare. Una testata che viveva di sfumature e funzionava anche senza i quadretti detective-polizia degni di "Don Matteo", senza il momento "action-tamarro" alla Michael Bay (che però non guasta mai se fatto bene) e senza che qualcuno urlasse "quello è il cattivo!" (che però non è detto sia un male, ripeto). Si riusciva comunque a creare tanti piccoli mostri-umani e umani-mostri, qualche volta. Bisogna, di nuovo, adattarsi a questa nuova visione della testata. Siamo sempre e comunque fiduciosi. Ma almeno personalmente storie che giustifichino maggiormente il ruolo del "detective" le leggerei più volentieri. 
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