martedì 2 dicembre 2014

Dylan Dog n.339: Anarchia nel Regno Unito



Siccome il titolo è una bella citazione di un bel pezzo punk:



Sinossi scritta male: Londra. Il nostro eroe è intento nella sua rinomata arte seduttoria quando il campanello urla. Il nuovo ispettore capo di Scotland Yard, Tyron Carpenter, insieme a una task force di almeno venti agenti armati in un attimo, mandato alla mano, fanno irruzione nell'abitazione dell'indagatore dell'incubo. Gli uomini trovano la madre di tutte le prove, il tesserino scaduto di Dylan. Carpenter snocciola le accuse. Possesso e utilizzo illegale del suddetto tesserino, con conseguente millantato credito. Circonvenzione di incapace e truffa, ai danni di tutti quei creduloni che Dylan attirerebbe promettendo di combattere inesistenti fantasmi. Le manette sventolano, il nostro eroe è portato in gattabuia. Il buon Carpenter non ha mai sopportato l'inquilino di Craven Road e  sognava da tanto questo momento, a lungo rimandato. Stimava il vecchio ispettore Bloch e non poteva agire contro Dylan in sua presenza, ma ora le cose sono cambiate. Peccato che in una così bella giornata in città, proprio davanti a Scotland Yard, ci sia una poco pacifica manifestazione dei New Slaves Riot. I manifestanti, armati e pericolosi, vogliono che venga rilasciato il loro leader, John Malloy, da poco nelle mani della polizia. In un attimo i New Slaves Riot diventano un problema serio. La centrale è sotto assedio e John Malloy inizia ad intonare un canto che renderà le cose decisamente surreali. Riuscirà Carpenter a mettere al fresco Dylan?
Nuovo numero per il fantomatico "nuovo corso" di Dylan Dog.
Ai testi troviamo uno dei nostri autori preferiti, Gigi Simeoni. Una grande carriera, un ottimo stile narrativo. Il suo Stria è uno dei fumetti più belli del panorama italiano degli ultimi anni, ma anche la sua incursione nel mondo alla Mad Max di Oxid Age ci era piaciuta parecchio. Senza contare i suoi ottimi lavori legati all'universo di Nathan Never e  il ciclo di racconti iniziato con Gli occhi e il buio, che vorremmo presto vedere trasformato in serie regolare.
Le novità narrative: Quello di Simeoni al di là della trama del numero è un lavoro importate per la serie, in quanto introduce numerose novità i cui effetti si dipaneranno nei mesi a venire. Concentriamoci prima su queste.
Londra: Uno dei punti chiave era una Londra più autentica e meno immaginaria. Un posto da poter veramente visitare in un viaggio in terra inglese. Non sappiamo se Recchioni andrà mai fisicamente a costruire a Craven Road la casetta di Dylan, per assottigliare ancora di più lo scarto tra reale e immaginario, ma la volontà sembra quasi esserci. Se il posto riprodotto nei fumetti riesce poi a essere autentico e riconoscibile quanto nei comics americani della Marvel, magari  dei Dylan Tour qualcuno li mette in piedi per davvero. E in questo numero, per merito di quel Gigi Simeoni che già ne Gli occhi e il buio aveva descritto la nostra (più piccina) Milano, tra le vie del centro fino ai navigli, pure Londra diventa davvero reale, grazie ad una lunga e accurata citazione e riproduzione di vie, pub, vicoli, strade, skyline fino ad arrivare naturalmente ai monumenti ben riconoscibili (e bruttissimi) come il Megafallo.

ritorna trionfalmente sulle pagine di Dylan Dog la risposta londinese all'obelisco di Washington Dc...

Si ha davvero la sensazione (almeno da profani come me che si fidano senza controllare, in ossequioso rispetto) di uno studio accurato dell'autore sulla cartina della città,  immaginando per la storia del numero le zone della rivolta e le possibile vie da intraprendere per evitarla. Un aspetto che mi ha ricordato un bel gioco da tavolo del passato, al quale ho giocato solo un paio di volte perché troppo complicato e quindi messo inevitabilmente da parte a beneficio del Monopoli. E dire che era così bello mettersi il cappellino...

Il tecno-Dylan: Un altro aspetto richiesto e implementato è il rinnovamento tecnologico del nostro eroe. Simeoni anche qui centra subito l'obiettivo.  Dylan di punto in bianco, all'improvviso, se ne esce con una frase tipo: "Ho bisogno di un accesso a internet".  Ma non si limita a questa battuta, dimostra che sa usare normalmente la rete, come uno che naviga abitualmente. Roba che da lettore compassato (leggo dal 1988 Dylan Dog) sulle prime ti spaventa, ma poi ti conquista. Se Dylan vive ai giorni nostri, finalmente si comporta come un trentenne dei giorni nostri. A prescindere dall'amore o meno della tecnologia, Dylan è un trentenne che, essendo fresco di polizia investigativa, ha sicuramente visto e usato un computer più di una volta in vita sua. Questo aspetto ci è piaciuto parecchio e spalanca nuove possibilità narrative, in futuro ci potranno essere storie sui fantasmi della rete. Speriamo qualcosa di meglio del film Smiley, comunque.
New entry: Ma non è finita. Sul lato "nuovi personaggi", con questo nuovo numero vengono introdotti l'ispettore Carpenter e il sergente Rania Rakim. Carpenter è un tipo grosso e massiccio, serio e competente, a volte estremamente fiscale (forse un po' esagerato per la storia delle trenta persone armate per prendere il tesserino a Dylan ma ci sta...), ma dotato di un senso dell'umorismo che lo rende non banale, nonché dotato di buon senso. Rania è ancora tutta da esplorare ma sembra ugualmente niente male, acuta e protettiva. Da affezionati retrogradi di Bloch nutrivamo bassissime aspettative per questi nuovi personaggi e siamo contenti di essere stati piacevolmente sorpresi.
La storia del numero: Simeoni è uno che fa prendere posizioni ai suoi personaggi, capacità rarissima e desiderabile da qualunque autore di fumetti che non voglia essere a tutti i costi main stream. Perché è facile che l'eroe scelga tra bene e male, un po' più complesso quando si ha a che fare con realtà più sfumate. Il Dylan di questo numero, in un contesto molto divertente, action (forse anche troppo per lui), con mille richiami a Distretto 13 e un po' a V per Vendetta, trova il tempo per fare delle riflessioni e prendere delle decisioni forti, anche scomode, che ne fanno un personaggio davvero bello e complesso. Magari un personaggio che non piacerà a tutti, ma che ha qualcosa da dire. Date un occhio ai dialoghi di pagina 54, poi confrontate con pagina 82-83. Il personaggio dubita, riflette e supera, con il pragmatismo, il buonismo facile imperante in fin troppi numeri della collana.
Molto carina l'idea di fondere la rabbia con il soprannaturale, una sorta di personificazione del "furor" che annebbia le menti quando le buone intenzioni finiscono e diventa tutto un insano scontro "noi contro loro". Forse un po' paracula la volontà di tenere nebulosa la storia dei New Slave Riot, ma anche questo aspetto in un certo senso ci è piaciuto, perché fa da diretto parallelo con la storia personale di Dylan di questo numero. Dylan viene arrestato perché ritenuto pericoloso (la gente parla male di lui) anche senza prove concrete e così accade per John Malloy, che qualcuno vede come un pazzo, qualcuno come un salvatore (sempre di gente, notizie forvianti si parla). L'informazione, la diffusione delle notizie per muovere le masse, tanto per creare eroi che criminali, è un altro interessante spunto della lettura. Non venendoci data una realtà assoluta dei fatti, possiamo vivere di interpretazioni. Un po' come nel mondo reale.
Nota a margine della storia: non c'è per una volta lo spiegone. Miracolo.
I disegni di Casertano sono davvero belli, potenti, carichi di dettagli. Ci sono molte scene di massa, un sacco di inseguimenti e sparatorie, una americanata alla Michael Bay sul finale (ma gustosa). Belle le evocative tavole di pagina 87, simpatici gli omaggi a Die Hard e al già menzionato Distretto 13 ( ma pure Fantasmi da Marte più o meno ha la stessa scena, e lo stesso Carpenter a dirigere).

Conclusione: Il fumetto ci è piaciuto. Prende decisioni forti sul futuro del personaggio dandoci già un'impostazione differente a livello relazionale. Affronta, con sapienza, una tematica scomoda. Ha un notevole numero di scene d'azione e noi amiamo le scene d'azione.
A proprio voler essere cavillosi si riscontra uno dei pochi limiti di Simeoni, quello di non rendere al meglio in un albo di 100 pagine. L'autore dà il meglio di sé quando può affidarsi almeno al doppio della fogliazione. Da questo scaturisce una soluzione del caso magari troppo sbrigativa ma non per questo meno affascinante. Certo sarebbe bello che la rabbia si placasse come avviene nel finale di questo fumetto.
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