sabato 6 luglio 2013

Dragonero n.1: “Il sangue del drago”


Storia: Enoch, Vietti; Matteoni
Baijadan, città portuale. Ian e compagni stanno indagando nell'appartamento di una sedicente contrabbandiera Fakhry. Dalle ricerche nel suo appartamento risulta una strana attività al porto. Dalle note di ricevute di pagamento di gabelle commerciali, inerenti a percorrenze fluviali verso i territori interni, risulta un pagamento per un trasporto a vuoto di un falconetto da fiume. Potrebbe esserci dietro un traffico illegale di armi, invisibili poiché protette da un sistema di occultamento di strumentazione tecnocrate illegale. La Fakhry ritorna all'improvviso e subito parte un rocambolesco inseguimento dei nostri tra i tetti di Baijadan. La fuggiasca si dirige di buona lena proprio al porto, nella speranza di una via di fuga, ma non ha fatto bene i conti. Mentre cerca di lanciare una specie di granata contro Ian, Sera le lancia un dardo con la cerbottana e la Fakhry cade proprio sul falconetto reso invisibile, che guarda caso contiene granate dello stesso tipo. Granate letali cariche del terribile fango pirico, sostanza in grado di bruciare anche a contatto con l'acqua. Ian ha già avuto a che fare con questa pericolosa arma, di cui sperava la produzione si fosse già interrotta per sempre. Forse scavando nel suo passato riuscirà a trovare gli indizi che lo porteranno a chi ora produce questo strumento di morte. Forse riuscirà ad evitare che qualcuno utilizzi di nuovo un tale strumento in battaglia. 
Numero 1 della nuova collana dedicata al personaggio fantasy di casa Bonelli inventato da Vietti-Enoch. Per l'occasione si è rimesso insieme lo stesso team creativo artefice del romanzo a fumetti dedicato a Dragonero, richiamando in squadra per i disegni il bravissimo Matteoni, che ricoprirà anche il ruolo di copertinista della serie. Visivamente l'opera è spettacolare. Non ci sono davvero altri aggettivi. Un disegno pulito, plastico, straordinario nel descrivere i corpi femminili come i corpulenti muscoli anabolizzati degli orchi. Fondali estremamente ricchi e curati, propensione per le scene di massa, dinamica dei movimenti elevata. Anche il fatto che sia in bianco e nero non dispiace, le ombre sono profonde e i chiaroscuri accattivanti. Non mancano preziosismi come le ombreggiature delle foglie che si frastagliano sui personaggi in penombra o le mattonelle in terracotta dei tetti che vibrano mentre Ian e compagni ci corrono sopra. 
La trama è invece una palla. Una mazzata. Troppo complicata nelle premesse, evapora in un unico inseguimento (peraltro bellissimo nei disegni) muto per una decina di pagine per poi essere mega decompressa nel resto del volume, dove la trama viene narrata con il contagocce spostando il piano temporale dal presente al passato in continuazione. Manca un anticlimax, un cliffhanger, il finale con suspance. Si chiude in un modo moscissimo, sciapo. Provate a leggere Tex. Anche lì ci sono storie divise in due-tre parti, ma sticazzi. Alla fine di un volume si ha davvero una voglia matta di sapere come va avanti. Qui il livello di “chissenefrega” va oltre il limite di guardia. Sono quindi un po' maldisposto nel giudicare questo volume. Non posso tacere sul lavoro di Matteoni, perché è davvero di classe e appagante. Mi sarei aspettato una partenza “col botto”, mi ritrovo in una di quelle storie di stanca-riempitivo che si trovano negli albi “maxi” della Bonelli, in genere a inizio estate (perché sotto l'ombrellone tutto è più bello). Ho aspettative altissime per la seconda parte, quindi. Non vi nascondo che ho ritardato la recensione di questo volume nella speranza di offrirvi presto la recensione del secondo e fornirvi buone nuove sullo stato di una serie che già al numero 1 un po' arranca. Mamma che doccia fredda...
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