mercoledì 3 aprile 2013

Il grande e potente Oz

Recensione

“Fammi camminare!” Due parole. Quel tanto che basta a far cadere la maschera, a far inferocire chi lo acclama e reputa che un mago non di soli trucchi viva. Oz vende illusioni e tutta la sua vita è un trucco, un gioco di prestigio. Un gioco far crollare ai suoi piedi splendide donne, grazie alla adulante parlantina e al prezioso dono del solo e unico carillon della sua defunta nonna (di cui dispone pertanto in quantità industriali). Un gioco sfuggire dai creditori e incantare le masse. Ma quando qualcosa di vero si infrange nello specchio deforme della sua esistenza, Oz non può mentire. Non può regalare il solo e unico carillon della defunta nonna a una ragazza per la quale sente davvero qualcosa più di una infatuazione. Non può quindi rispondere che è tutto finto, che lui è un bluff, a una bambina sulla sedia a rotelle che, impressionata dal suo spettacolo di illusioni e con gli occhi lucidi, chiede al grande e potente mago: “Fammi camminare”. Pur di non infrangere il sogno, di far cadere le speranze, Oz dice alla piccola che il fluido è andato, che per oggi ha perso i suoi poteri, e nel mentre trova la fuga, mentre tutto il castello di carte delle sue illusioni crolla e la folla si accorge che non è un vero mago, ma una frode. Un pallone aerostatico, mai vi è stato mezzo più similare alla persona del trasportato, un ottimo e veloce mezzo di fuga, per un po'. Ma il pallone si imbatte presto in un tornado e Oz viene proiettato nel Regno di Oz. Perché vi è una profezia. Arriverà un grande mago che porta il nome di questo mondo, ne sarà il signore, affronterà la strega. Ma chi è la vera strega tra le tante e affascinanti dame del reame di Oz? Potrà il grande mago fare fronte alla sua minaccia e alle sue schiere di scimmie volanti, munito solo dei suoi trucchi e della collaborazione dei pacifici abitanti di Oz? Il mago si sente quantomai inadeguato, l'avversario è troppo grande e potente, ma qualcuno gli dà la soluzione a tutte le sue pene: non serve essere un mago quando basta “sembrare di esserlo”.


Evviva l'eroe che viene dal cielo! Scusatemi, ma davanti ad un film di Raimi in cui accade una cosa tanto simile a un altro film di Raimi (L'armata delle tenebre) non potevo esimermi da questo commento. Il Grande e potente Oz nasce come prequel del noto musical anni '30 della Warner ed è frutto di un rinnovato e forse mai sopito amore per le opere letterarie legate a Oz, che hanno goduto nel recente di lussuose trasposizioni a disegni e sono state frutto di ispirazione per nuovi spettacoli musicali. Prima o poi sarebbe opportuno trasporre correttamente le opere letterarie, ma per ora va così e, come per Alice in Wonderland, la premiata compagine produttiva Disney ha deciso di cavalcare “indirettamente” un altro classico per farne uno sfavillante spettacolo di animazione 3D senza dimenticare però la qualità generale dell'operazione. Se il nome di grido di Alice era la direzione di Tim Burton, dietro la macchina da presa di Oz troviamo il sempre eccelso Sam Raimi. Il Grande e Potente Oz vuole essere un omaggio al classico Warner a 360 gradi: non solo un riferimento alla pellicola matriciale ma anche una lettera d'amore per il cinema tutto e in particolare per l'epoca pionieristica di cui Il Mago di Oz ha rappresentato brillante gemma, vuoi per la bellezza delle musiche e dello spettacolo, vuoi per le importanti innovazioni tecnologiche nel campo del colore e dell'effettistica speciale. Per questo Raimi era l'uomo da chiamare, un cineasta di altri tempi con la passione dei classici, la guida sicura sugli attori e l'amore per i dettagli, un direttore severo quanto sinceramente motivato nel ricreare le atmosfere e le tecniche di ripresa del cinema che fu. E così nel trionfo del 3D e dell'effettistica digitale non viene dimenticato il cuore dei personaggi, la recitazione non viene mortificata a un imbuto colorato. James Franco è bravo, perfetto nel personaggio e non fa rimpiangere (non troppo almeno) il primo nome chiamato per interpretare il ruolo, Robert Downey Jr. La Williams è sempre più lanciata verso il ruolo che più le si confà, da diva di Hollywood, in poche scene ha la capacità di incantare il pubblico pur conservando un regale distacco. Mila Kunis è ugualmente straordinaria e dona spontaneità e tenerezza a uno dei personaggi più controversi e tragici della pellicola. Purtroppo la Weisz appare opaca, poco partecipe e graffiante, sarebbe stata perfetta se semplicemente avesse replicato il suo personaggio di "Io ballo da sola", ma qui è poco incisiva. Nel complesso anche il resto del cast è di buon livello.
All'uscita dalla sala devo dire di aver provato più dubbi che emozioni in questa pellicola. Se la cornice è spettacolare fino a essere sgargiante e ci sono indubbie ottime prove da parte del cast, qualcosa manca, ed è la leggerezza, lo stato di “grazia” del Mago di Oz, la qualità che tutt'oggi la rende una delle pellicole più amate da grandi e piccini. Non depone a suo favore anche il fatto che personaggi tanto amati non siano giocoforza presenti. Non aspettatevi di trovare il leone, lo spaventapasseri e l'uomo di latta, rimarreste delusi. Non che i nuovi personaggi siano brutti, anzi. Manca una canzone come “Somewhere over the rainbow” a folgorare la gioia e la malinconia in un'unica immagine. È lo scotto che i buoni film patiscono nei confronti dei capolavori. Pur nella sua ottima esecuzione la pellicola di Raimi rimanda alla scomoda pellicola Warner. Per questo siamo davanti a un buon film, ma che vive a troppo stretto contatto con un capolavoro e che inevitabilmente ne rimane schiacciato. 
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