lunedì 21 gennaio 2013

Mazinkaiser SKL




La premessa era vendere allegati agli episodi un nuovo set di pupazzi metallici (Il Mazinkaiser Starter Pack uscito in jappolandia, comprende appunto oltre al blu ray un bellissimo modellino di metallo), oggetti da collezionismo molto ricercati e costosi che di recente ho scoperto essere prodotti in Italia, assemblati in Giappone e da lì esportati a cifre folli. Un'altra ragione era creare un nuovo super-robot da inserire nel rooster dello strategico Super Robot Wars, il sogno bagnato di tutti gli amanti dei robottoni nipponici precluso alle frontiere per assurdi diritti concessi secoli fa per la messa in onda di cartoni anni settanta e mai più richiesti o rinegoziati. Ancora, di fronte alla sontuosa lettura di Imagawa del mito nagaiano (Mazinga Z the Impact o Shin Mazinger, pubblicato da Yamato video in italiano e fenomenale, ne riparleremo), dove carismatici outsiders (Giant Robo sempre di Imagawa insegna) rubano la scena ai personaggi principali (salvo un Barone Ashura fico quanto Lord Albert e un Tetsuya che appare per pochi secondi, ma riesce in quelli a oscurare tutto il resto), si voleva proporre una variante più tradizionale che piacesse oltre ai nostalgici, anche ai giovani. Ancora, si voleva indagare sull'utilizzo di nuovi media circa la divulgazione dei fumetti, nella specie facendo utilizzo della telefonia mobile.
Ma non occorrono particolari ragioni, di fatto, quando si deve rinverdire ecumenicamente un mito che ha emozionato legioni e legioni di fans dagli anni '70 ad oggi e si ha a che fare con un cast tecnico specializzato in resurrezioni nagaiane, con in curriculum indiscusse perle come Getter Robo the Last Days (sebbene subentrato dopo i primi 3 ultra galattici episodi curati da Imagawa, ma ne riparleremo in sede più proficua).
Il già figherrimo Mazinkaiser (protagonista di una miniserie post Getter Last Days vista di sfuggita in Italia che spero di rivedere presto) si copre di un tenebroso mantello, pare Kenshiro all'inizio del suo primo film cinematografico (no, non quelli usciti pochi anni fa, quello degli anni 90 edito in vhs da granata press), pare Gatzu (di Berserk), pare Violence Jack e di fatto si presenta già al primo sguardo quale un primordiale guerriero delle tenebre, ultra cool e stra-cattivo (forse quanto in Getter One? Quasi...). Si arma della Gazantou, più che una spada una spina dorsale di pterodattilo borchiata di spuntoni, di dimensioni improbabili, che si può pure allungare per dei chilometri. Adotta per pilder un teschio, me lo vedo un sadico professor Kabuto che, novello Predator, disossa un demone fino a snudare un gigantesco teschio d'avorio per farne da carlinga per lo Skull-Pilder, è come se avessi davanti una puntata di London Garage, con Leepu e Bernie che si scannano perché il fornitore dei razzi ha sbagliato l'ordine e la prova su strada ha fuso il motore. La classica astronavina rossa è diventata roba da “femmine”, e infatti una variante del pilder classico viene dato in dotazione a una donna. Approvato il casco, si svendono le placche toraciche, roba passata, eco dei primi micro-onde, in sua vece dei bei revolver Breast trigger. Non si vede utilizzare il missile centrale ed è un peccato. Avrei giurato che sulla punta avesse un pearcing affilato quanto un'alabarda spaziale. Così cazzutamente bardato, il colosso meccanico va ad affrontare una delle più estenuanti battaglie campali di sempre. La sfida è ardua, non basterà un solo pilota alla guida. Utilizzare due robot è una scelta da escludere, Mazinkaiser Skl apparirebbe meno fico. Ma si può utilizzare un sistema tipo mini giostra panoramica da applicarsi dentro lo skull pilder: questa deve essere stata un'idea di Leepu, reduce da una gita a Disney World con la famiglia. Pertanto, girando la giostra, si alterneranno al comando lo specialista nel combattimento da mischia Ken Kaido e l'artigliere sulla distanza Ryo Magami (un anime robotico nagaiano senza che il pilota si sposti all'interno del robot rimanendo seduto è necessariamente un anime castrato..). Due anime, per due stili di combattimento, che si alterneranno alla guida tatticamente, ma con un tocco di incurante follia, che li fa più sembrare come due bifolchi che cercano solo di accaparrarsi il turno dell'unico cabinato da videogiochi disponibile in un angolo remoto di provincia nella seconda metà degli anni '90. Presente? “Ué, tipo! Sto qui che aspetto. Dai, fai presto che mica è tuo 'sto cesso di gioco! E poi sei un segone, guarda che culo che ti stanno facendo, fai ridere” e l'altro “Ué, fai il bravo! Non mi rompere o ti spengo la siga sulla mano e uso il mio spadone per BEEP e poi BEEP e infine ti faccio muovere come una bambola!”. Cooperare sarà necessario perché Mazinga abbia in questo caso la meglio, ovviamente non sarà facile. Non affronterà come nella serie animata uno o due nemici per volta, qui i cattivi si conteranno a migliaia e migliaia tra Garada K7, Dablas M2 e altri abomini, richiedendo un'impresa bellica epica, degna del Leonida di Synder con echi alle battaglie campali dell'epoca Sengoku. Campo di battaglia, la leggendaria isola delle macchine che fu del Dr.Hell, almeno in un'altra versione della saga. Qui tre forze si contendono il potere: i punkettoni post apocalittici, le gnocche vestite con tunichine alla greca e i samurai (ma perché i samurai? ). Questi sfornano a raffica mostri biomeccanici dalle loro fabbrichette per poi schierarli e comandarli sul campo di battaglia. Se l'isola collasserà sarà la fine anche del mondo conosciuto e pertanto qualcuno deve intervenire, la Skull Force. Ed ecco che l'opera di colpo acquista fascino, vuoi solo per le contaminazioni e i trip mentali che presuppone senza troppo rivelare.
Ma chi sono i membri della Skull Force e nello specifico chi sono i componenti della squadra d'assalto Death Caprice? Forse il manga, pubblicato in Giappone su una rivista di telefonia mobile, potrebbe darci dei lumi, ma noi ci facciamo bastare, essendo gli eventi della narrazione ripresi in media res, quei pochi frammenti e suggestioni che possiamo trarre dalla sigla di testa, la maestosa “ The eternal soldiers” dei Loudness e dalla sigla di coda, l'altrettanto figherrima “Juggernaut” dei Sadie. In brevi spezzoni vediamo Ryo Magami avere a che fare con cloni di se stesso ed esperimenti di laboratorio, la mente quindi vaga di reminiscenze nagaiane, definisce Ryo quale una creatura aliena, come Actarus di Goldrake, fino a spingersi a considerarlo una creatura standardizzata per combattere, magari di matrice divina. Il nome in codice pertanto ci permette di divagare in questo campo mistico essendo un inequivocabile “Lucifer 4”, come in effetti Ryo nel manga capolavoro di Go Nagai Devilman, è il nome dell' alter-ego di Lucifero. Allora la mente gira e ricorda, quell'indimenticato OAV di Devilman arrivato da noi grazie a Granata Press, Devilman – la genesi. Nelle prime scene gli angeli affrontano i demoni e vengono per lo più sterminati fino a che Lucifero si oppone alla strage (di fatto gli angeli dovevano ripulire il mondo dei demoni, creature imperfette, prima dell'arrivo della razza umana... contorto Go Nagai... ma neanche tanto, considerando la sua attitudine a essere giocoliere tra religione e mito). Pertanto decide di “uscire dalla massa” in ragione di una rinnovata individualità, che sarà causa della sua dannazione eterna e donare la sua forza ai demoni (anche qui il riferimento nagaiano è al mito di Prometeo, che si ribellò agli dei portando il fuoco agli umani... non a caso Lucifero, tradotto dal greco, significa "portatore di fuoco"). In effetti anche il riferimento ad Actarus può starci, in quanto nell'opera Mazinsaga (peraltro ancora incompiuta dal maestro), Actarus appare in una scena a torso nudo e dietro le spalle nasconde... ali di angelo. Se il parallelo Ryo-Lucifer 4- Lucifero sussiste, questo vale anche per il coprotagonista della serie, al secolo Ken Kaido, il cui nome in codice non a caso figura essere Amon 6, come Amon è il nome del demone cui si lega Akira Fudo sempre nel massimo capolavoro nagaiano, Devilman. Se la coppia dei protagonisti di Devilman pilota il Mazinger, nello specifico il Mazinkaiser, una versione evoluta, dove ha trovato la suddetta macchina. Sempre titoli di testa, sempre pochi frammenti. Vediamo l'istituto di ricerche nella sua silouette classica tratta da Mazinga Z, ma lo vediamo collocato su una montagna, sull'Himalaya. Ricordate la sigla di Devilman? “Là sull'Himalaya nella fredda notte buia, misteriosi riti di sacralità...” cantata dai Cavalieri del Re? É sull'Himalaya che si trova una grossa concentrazione di demoni, seppelliti a causa di una glaciazione, è lì che muoiono i genitori di Akira, nel manga Devilman. Pertanto sempre in Devilman – la genesi Ryo spiega ad Akira che i demoni sono prigionieri dai ghiacci e lo spiega in riferimento a un canto della Divina Commedia (pertanto Go Nagai è esperto dell'opera di Dante, avendo lui stesso realizzato un adattamento a fumetti di Inferno, Purgatorio e Paradiso di pregevole valore), indicando Lucifero come prigioniero dei Ghiacci. Al liceo guardando la struttura dei gironi infernali in ragione del movimento delle ali di Lucifero mi ero fatto l'idea che fungesse quasi come un maxi-ventilatore, poiché il ghiaccio era dovuto al vorticare delle ali e non ad una prigione precostituita... ma sto divagando e forse sul punto ha divagato anche Nagai. Nell'OAV viene anche mostrato Lucifero intrappolato nei ghiacci. Nella sigla di testa di Mazinkaiser SKL si vede chiaramente che Ken e Ryo osservano una figura imprigionata da ghiacci e catene che sta per rianimarsi, ma non è Lucifero, è il Mazinkaiser. E mentre il robot-demone spiega le sue ali gigantesche e infernali, il cantante dei Loudness, in tutto simile nel timbro e carisma a Bon Scott degli AC/DC, sostenuto da potenti chitarre in un delirio hard-metal, intona la strofa portante: “Mazinkaiser we are the soldier of eternity, immortal god machine sets the world free” momento in cui chiunque ami il metal quanto Mazinga su questo pianeta, riceve un immediato orgasmo sensoriale, tra lacrime e principio di delirium tremens... oltre al durello di ordinanza.
Mazinkaiser è quindi l'avatar di Lucifero, il suo mezzo nell'ottica dell'opera Mazinga Z. Di fatto nella massima opera robotica nagaiana i nemici, i micenei, non sono mostri meccanici, ma persone del tutto simili agli umani, che pilotano per combattere dei mezzi meccanici. Quando il Dr Hell scopre l'isola, vi trova un esercito di robot già perfettamente funzionanti di cui impadronirsi per conquistare il mondo, avendo come oppositore solo lo scienziato Kabuto e il robot che ha creato perché lo pilotasse il nipote Koji, il Mazinger Z. Questa la sinossi ufficiale... poi magari vedrete l'opera di Imagawa e riconsidererete alcuni punti... Parlando qui di robot non posso esimermi da fare un appunto. I robot in ambito Nagaiano non sono semplici macchine che possono rendere più o meno bene a seconda dell'abilità del pilota, ma rappresentano armature vere e proprie, estensioni corporali del pilota. Se in uno scontro con il nemico un Gundam perde un braccio o anche la testa ma la cabina di pilotaggio resta integra, il pilota scappa, magari imprecando, facendo uso dei retro razzi del mobile suit. Se in uno scontro con il nemico un Mazinga perde un braccio il pilota urla come un maiale scannato, come se gli avessero amputato il proprio braccio ed è possibile che come conseguenza del taglio netto dal Mazinga fuoriesca quello che viene definito “olio”, ma di fatto sembra proprio sangue che schizza a fiotti. In questo aspetto risiede uno dei temi base della filosofia di Mazinga: la macchina-armatura è lo strumento per elevare l'uomo su un gradino più alto dell'evoluzione, ma a questo si accompagna una doverosa scelta di campo: potrà usare questo potere per aiutare gli uomini, diventano un dio (cosa che accade in Mazinger Z the impact o Shin Mazinger Z. Qui la Zeta assume il significato di Zeus e difatti il Mazinger rappresenta l'avatar del dio che si è opposto a Crono per salvare gli uomini. Solo che in questo caso gli dei sono una razza extraterrestre, i Micenei, e l' altrettanto "alieno" Zeus diviene il paladino degli uomini... sì, ci sono echi di Goldrake-Grendaizer in questo, altro capolavoro di Nagai), oppure per sottometterli a lui, diventando un demone (e infatti nel Mazinga Zeta di Nagai all'inizio il Mazinga appare come un demone fuori controllo, tanto che Imagawa lo trasfigurerà in Mao Dante, un gigante demoniaco proto-devilman sempre opera di Nagai... ma quanto è un grande Imagawa?! Dovete per forza vedere il suo Mazinger Z the impact by Yamato video!). Un essere unico ed evoluto, anima umana in corpo d'acciaio. Per pilotare un robot nagaiano non serve essere dei topi da biblioteca che ingollano milioni di comandi, bisogna avere palle e una ferrea volontà: che il corpo si muova correttamente è la ragionevole conseguenza dell'accettazione e comprensione di questo nuovo stato evoluto e dei suoi poteri. In ottica nagaiana si può quindi essere dei meta-uomini tanto fondendosi con un demone, Devilman, tanto mettendosi alla guida di una macchina, Mazinga Z. Del tutto logico. Non sorprende dunque che in Mazinkaiser SKL ci sia il Wingle, un robot che di fatto è la versione meccanica di Devil Lady, altra opera di Nagai.
Un gioco di specchi e rimandi ai fans più duri e puri quindi, quelli che le citazioni le colgono, quelli a chi non fa stupore sentire che due ragazze alla guida di robot da combattimento si chiamino Hurricane e Flash. Fine del trip. Il resto è botte, botte, botte, botte, botte, botte, botte, botte, botte, botte, botte, botte, botte... ci siamo capiti. Una mega maxi royale rumble. Tutto coreografato divinamente e divertentissimo da vedere.
Peccato duri così poco, peccato si voglia averne con impazienza ancora e ancora a fronte di un progetto che per i suoi intenti e realizzatori appaia già come un'opera conclusa e autosufficiente. Questo anime rifugge troppe complessità, è un felice inno alla distruzione e annichilimento di nemici brutti e cattivi. Anche se permane la costante sensazione che ai comandi del Mazinkaiser ci siano persone poco sane di mente, questa non si palesa in modo sostanziale nella trama, rimanendo se mai nell'ambito della pura suggestione. Si poteva in questo osare di più forse, nonostante alcuni attimi di crudeltà e spietatezza traspaiano e non siano per nulla dissimulati.
Presa per quello che effettivamente è, Mazinkaiser SKL rappresenta un maxi-contenitore di combattimenti spettacolari. Combattimenti con il Mazinga all'arma bianca, con più di una rievocazione al Berserk di Miura, combattimenti con le pistole, che riprendono più di una suggestione alla cosiddetta corrente del gun-fu con coreografie-balletti estreme fatte proprie da film celebri, come Romeo + Giulietta ed Equilibrium, cui si aggiunge una nota tamarra da Gangsta e una piccola reminiscenza da Getter Robo: le Brest Trigger possono essere impugnate alla rovescia, dalla canna, costituendo così due piccole asce. Ai combattimenti robotici si alternano anche inseguimenti, scene di volo e pestaggi che coinvolgono direttamente i piloti, sembra nella misura esagerata dell'uno contro un milione. Molto interessante il cattivo-capo Garah, una reinterpretazione del tiranno unificatore dell'epoca sengoku Nobunaga, simpatico il villain Kiba, bestiale ma determinato, rimangono un po'insipide le amazzoni, prigioniere di una visione eccessivamente angelicata, interessante invece il ruolo di Himiko e la sua relazione con Garah.
Per avere una così massiccia presenza di forze meccaniche sullo schermo è stato necessario fare abbondante riferimento alla computer grafica. Il risultato, in genere elevatissimo, si scontra talvolta con i limiti tecnici che la cg comporta, portando in scena, molto sporadicamente, personaggi che si muovono in modo poco naturale. Nell'insieme, a fronte anche di uno spettacoloso lavoro svolto sull'accompagnamento musicale, ci troviamo davanti ad un'opera imprescindibile se vi piace l'animazione estrema e un po' caciarona e siete in cerca di un prodotto di puro svago, da poter bere e assimilare senza problemi già al primo giro, con il secondo in omaggio a merito delle spettacolari animazioni. Un atto d'amore in tre tempi, 3 oav, che Yamato Video propone in un'unica soluzione in dvd o blu ray, di ottima realizzazione corredata anche da un bel manualetto illustrato.
Non comprendo giusto una scelta di editing. Mazinkaiser SKL sarebbero tre OAV, venduti inizialmente separatamente con ognuno una sigla di testa, svolgimento e una sigla di coda. Yamato propone sigla di testa, svolgimento primo OAV, breve titoletto del secondo episodio con refrain della sigla di testa, secondo episodio, refrein con titolo, terzo episodio e sigla di coda. Condivisibile se qualcuno è solito vedere gli episodi uno in fila all'altro quale un unico film, un po' castrante se si è dei matti come me, a cui piace vedere un episodio per volta con la sua bella sigla di testa, svolgimento, sigla di coda e anticipazione dell'episodio successivo (anticipazioni che in effetti qui risultano essere state tagliate, anche se la perdita è contenuta; in origine erano rappresentate unicamente come immagini della nuova puntata che scorrevano sul finale della ending, prive di qualsiasi voice off o semplice accompagnamento sonoro che non fosse la suddetta sigla di coda).
Un prodotto niente male, tirando le somme, in grado di essere guardato con piacere più volte senza stancare, magari alla fine di una giornata troppo lunga, quando si vuole spegnere per un momento la materia grigia, lasciando che uno skull-pilder prenda il posto del cervello.
Se cercate invece un capolavoro moderno che consacri la figura di Mazinga e in senso lato tutta la cosmogonia nagaiana, per quello c'è Mazinga Z the Impact, serie in 3 cofanetti blu ray o dvd di 24 puntate, per la regia di Imagawa (solo un nome: Giant Robo) portate in Italia da Yamato Video. 
Talk0

Nessun commento:

Posta un commento