giovedì 6 dicembre 2012

The Twilight Saga: Breaking Down parte 2


Perchè io non ci sono?
Mi appassionano molto le indagini antropologiche. Siccome mi reputo un fan, un consumatore di oggetti di intrattenimento, sono felice quando riconosco in altri le mie stesse stigmate: brilla quella particolare luce negli occhi, si dipana la gioia sulle gote, la bocca si apre in autonomia emettendo sbavi e gemiti imbarazzanti. A questo segue un blocco delle canoniche funzioni cerebrali deputate al buon senso. La mente tocca un collasso da guru meditation e proietta nell'encefalo solo un insistito comando imperativo: devo vederlo-comprarlo, deve essere mio. In fondo non è che una manifestazione un po' contorta della gioia, ma nei tempi che corrono, laddove la gioia non è a buon mercato, è facile emozionarsi per le piccole cose; metaforicamente è prendere una boccata d'aria prima di tornare a respirare l'aria pesante della vita quotidiana. Per questo mi divertono molto gli eccessi, le isterie davati al nuovo trailer della tal pellicola. Soprattutto quando la persona che “si gasa” è un soggetto tranquillo tranquillo, mite e rispettoso del prossimo, che magari va al cinema in giacca e cravatta dopo una pesante giornata di lavoro, magari per accompagnare la morosa a vedere il nuovo abominio con Julia Roberts, perchè glielo ha promesso, perchè lo ha promesso anche alla sorellina della stessa, di 5 anni, che sta trangugiando popcorn (confezione sfamiamo-il-Biafra da 9kg, 8 euro, dal soggetto in questione pagata con somma gioia) con la compostezza e silenziosità di una motosega oppure, che è peggio, sta masticando i popcorn uno a uno, con cadenza paragonabile solo alla tortura dell'acqua, e a ogni morso si sforza di riprodurre il rumore di un raudo. È sera, piove, è più povero del previsto in ragione di un ingiustificato aumento del popcorn, ma prima della Roberts parte un trailer, una musica familiare si insinua nella sua mente, le prime inequivocabili immagini, sente un durello insinuarsi nelle parti basse e poi esplode: “C@!!#! C@!!#! C@@@@@!!######!!!!IL NUOVO FILM DEI TRANSFORMERS!!!!!!!!!!!!!” E allora si accorge di essere in piedi, che con la gamba alzata sta schiacciando il cranio dello spettatore seduto nella fila davanti alla sua, che la morosa sta con le mani chiudendo gli occhi alla sorellina, che qualcuno ha chiamato la neuro. Ma frega una sega, è felice, felice perchè ha visto un ammasso di computer grafica che gli ricorda un pupazzo di plastica e metallo che da piccino adorava alla follia. E anch'io sono felice per lui, tutti dovremmo essere felici per qualcuno felice, anche se si esalta per cose che non comprendiamo, soprattutto se si esalta per cose che non comprendiamo. Per quindici secondi di una fosca giornata è felice, io brindo ai quei quindici secondi. È con questo spirito che mi sono intrufolato a vedere l'ultimo episodio di Harry Potter, parte 2, oltre che per la curiosità del 3d, in uno spettacolo di post-pranzo presso il cinema Odeon di Milano. Orario strano, credo abbastanza inconsueto per il resto del mondo, che spinge  i primi ragazzini usciti da scuola nelle sale, che si riempiono di insospettabili professionisti in pausa pranzo e per il resto sono invase dai soliti vecchietti che in virtù della carta sconti si bevono di tutto, compresi i concerti 3d di Janis Joplin. Una folla che ho trovato interamente (vecchini a parte) composta da fan del maghetto della Rowling. Devo aver intravisto una distinta signora sui quaranta, con una copia dell'ultimo libro tra le mani, intenta a ripassare prima della pellicola. Luci spente, massimo silenzio. Poi gli scontri, quelli tanto attesi per chi ha letto, e il pubblico si animava, esultava, in più momenti applaudiva, applaudiva la mamma di Ron, applaudiva Piton, applaudiva Longbottom-Paciock, applaudiva e si commuoveva per Piton. Una collettiva celebrazione della gioia di cui anch'io mi sentivo parte, nonostante avessi solo visto di straforo i film, nonostante li avessi trovati tutto sommato bruttini e troppo prolissi, afflitti dall'interpretazione del figlio-del-produttore, passabile da piccino, monocorde da adulto, per nulla, mai, somigliante al relativo personaggio cartaceo.

Twilight per molte ragazzine è stato un fenomeno importante. Conosco alcune che non avevano mai letto alcun libro, al di là di quelli imposti dalla scuola, e Twilight è stato il loro primo acquisto autonomo. Personaggi che possono essere facilmente rapportati alla loro erà, situazioni in cui, in senso lato, possono riconoscersi. Vampiri e Lupi sono allegorie del futuro, non sono i classici vampiri e lupi di Underworld. La ragazza protagonista, in cui si immedesimano necessariamente le lettrici, è umana come in parte umani possono sembrare sia vampiri che licantropi: nel fututo non può restare tale (l'autrice è categorica, per le sue convinzioni religiose non potrebbe mai Bella rimanere zittella o passare all'altra sponda: le donne come le api sono destinate univocamente alla procreazione e a un godimento limitato al solo singolo atto fecondativo), deve necessariamente “evolvere in una delle due razze”, sposando una o l'altra causa. Solo che i vampiri sono aristocratici, individualisti, contorti e si presume ricchissimi. I lupi sono più proletari, vivono in grandi famiglie allargate come i messicani, ti danno il cuore e sono felici di mostrarti i frutti tangibili del lor impegno quotidiano nei confronti della comunità: una montagna di muscoli, da esporre a torso rigorosamente nudo, frutto di indicibili ore di palestra. Ovvio che ogni donna alla fine sceglie per lo stronzo con i soldi, che anche mentre ti bacia sembra che vomiti, la storia insegna. Certo, fosse contemplata almeno una via di mezzo...perchè Bella non può scegliere per un nerd uomo-pesce? O per un impiegato uomo-farfalla? Troppo ambiguo l'uomo farfalla? Ovvio che “si conceda” al più danaroso e solo dopo il matrimonio (l'anello della castità insegna). In fondo le donne sono programmate per questo fin da bamnine, no? E invece no! Dal libro, dai libri, è nato tra le fan un dibattito molto acceso, sono nate due fazioni armate e belligeranti, il team Edward (il vampiro ciuffo) e il team Jacob (il lupo Centocelle). Se le fan del vampiro non sorprendono, in fondo i vampiri sono delle rockstar maledette, secondo le interpretazioni più aggiornate, le fan dei palestrati messicani, cioè i lupi, ci sono e combattono per noi, facendo probabilmente uno sforzo titanico e capovolgendo la loro più intima natura. A livello sociologico questa è una vera bomba, la panacea degli esclusi dai piani divini, che ora possono fiduciosi sperare: “Posto che i soldi non li ho, posso mettermi a fare un numero raccapricciante di pesi e mettermi a dieta e allora qualcosa trovo!". Con in più la certezza che la ragazza plasmata in Twilight sul personaggio di Bella è una creatura fedele a vita, gnocca e dedita ai figli e alla preservazione del nido familiare. E questo grazie a Twilight, grazie agli integralismi dell'autrice e grazie, per quanto riguarda i film, al lupo Jacob, al secolo Taylor Lautner, e alla sua propensione al nudismo.
Wolfman:un vero lupo mannaro
Ovvio che le principali critiche a tutta l'operazione Twilight vengano poste in essere dagli uomini-pesce di cui sopra, esclusi dal triangolo insieme agli uomini-farfalla. Per i nerd, che si rifanno all'interpretazione letterale di miti e leggende, nonché a una considerevole quantità di post, video e libri da loro stessi scritti e autoprodotti sul tema, Twilight è un abominio. Un abominio letterale, in quanto melenso e scritto unicamente per un pubblico femminile, privo di vere situazioni eccitanti e combattimenti accesi. Un abominio filmico in quanto gli interpreti sono da telenovela e gli effetti speciali indegni per un dvd che sta sullo stesso scaffale del Mediaworld dei film dei Transformers. Poi le premesse. Nella storia del cinema, tralasciando la letteratura, i vampiri sono lupi travestiti da agnelli che irretiscono i deboli; le brave ragazze dovrebbero diffidare da tali creature, i vampiri sono cattivi anche se fighi (vedi Ragazzi perduti, vedi Intervista con il vampiro, vedi L'ammazzavampiri, vedi Bats, vedi La regina dei dannati, vedi Dracula 2000, vedi Dracula di Coppola), i vampiri sono comunque, sotto l'aria fica, dei soggetti bruttissimi (vedi Dal tramonto all'alba, vedi Vampiers di Carpenter, vedi Blade 1, 2, 3, vedi Vampiro a Brooklin, vedi L'ombra del vampiro, vedi 30 giorni di notte, vedi The night flyer, vedi Dracula di Coppola). I lupi poi o licantropi sono se possibile pure peggio, creature incapaci di contrapporsi al proprio istinto e destinate inevitabilmente alla morte, che il cinema ha letto sia nella chiave di arroganti possidenti terrieri – imprenditori senza scrupoli che il destino, per punizione ha trasfigurato in predatori autentici (vedi Wolf, vedi l'originale e il recente Wolfman, vedi In compagnia dei lupi), sia in chiave di malati terminali o metafora delle vittime di malattie come l'Aids (vedi Un lupo mannaro americano a Londra). Miti importanti e imponenti che hanno già vissuto di semplificazioni fantasy, nella saga Underworld così come in molti giochi di ruolo (tra cui the Elder's scroll), ma mai sono stati così ridotti ai minimi termini in Twilight. Se il Dracula di Coppola e tutti i vampiri del mondo non sopportano la luce del sole in quanto il sole rappresenta Dio, che li ha maledetti, in Twilight il sole ha un effetto strano sui vampiri e inatteso: li fa sudare di perline colorate come le bocce stroboscopiche di una discoteca. I vampiri vivono nell'ombra, per via del sole di cui sopra, i vampiri di Twilight posson tranquillamente prendere il sole su un isolotto tropicale. Se gli uomini lupo non si controllano e uccidono persino i loro congiunti per via dell'istinto, i lupi di Twilight si trasformano quando cavolo vogliono loro e sono mansueti come cuccioloni. Ovvio che, dal punto di vita della corrispondenza al mito, la saga di Twilight svuoti di significato le due figure: situazione economica a parte, vampiri e lupi sono più simili a dei supereroi che a dei mostri da romanzo gotico. Ma l'autrice non puntava a questo, come già spiegato.
Gary Oldman con Keanu Reeves nel Dracula di Coppola
Poi ci si fionda a criticare Kristen Stewart, l'attice che impersona Bella, in quanto soggetto amorfo, scarsa propensione empatica (ho un geranio che è più espressivo di lei sul mio terrazzo), risibile gamma delle espressioni facciali, che in sostanza si riducomo a una solo espressione, quella della perennemente arrapata, che utilizza sia nelle scene comiche, che nelle scene d'azione, che quando fa il bucato. Critica valida, ma superlfua alla resa finale. Le ragazzine devono immedesimarsi in Bella, è giusto che il personaggio appaia più neutro possibile. Io avrei quasi girato tutta la pellicola dalla prospettiva in prima persona di Bella, non facendo vedere mai il personaggio quindi, l'effetto sarebbe stato migliore. Certo il fatto di avere solo un viso perennemente arrapato non aiuta l'immedesimazione.
Questo è quanto. La saga si conclude dopo aver macinato un numero considerevole di soldini con questo ultimo episodio, episodio che regala una iniezione di azione in più rispetto al romanzo, inserita quasi ad accontentare chi accompagna la propria ragazza-figlia-moglie al cinema per fargli dire all'uscita, magari inconsciamente: “beh, in fondo mi sono divertito!”. L'importante è che si siano divertite loro e magari per ricambiare ci accompagnino al cinema a vedere il prossimo film con Vin Diesel, magari quello con le macchine tamarre guinto al capitolo 6. Un po' per uno. 
Talk0

Nessun commento:

Posta un commento