martedì 18 dicembre 2012

Lord of War

 (Come Cage può invecchiare in ragione dei tupè)


Mai sottovalutare un club sandwich con uova e maionese. Da buon amico di un istante diventa ospite sgradevole nello stomaco per diverse ore, ripresentandosi ogni 20 minuti fino a che non ce la fai più e, vinto nell'ego, decidi di alzarti e saderti sul trono di ceramica, sperando che presto tutto sia finito. È in ragione di uno di questi panini killer, per altro ingurgitati svariate ore prima, che di recente ho perso il sonno e mi sono affidato per ninna nanna alla programmazione televisiva, prima meta i canali locali in cerca del leggendario “Baffo market”. Ricerca vana e tra una riproposizione di Uomini e donne, puntata geriatrica, e Come è fatto, illustrante l'affascinante mondo delle palline da golf, capito su rai 4, chissà mai mi imbattessi su un Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto o Emanuelle Nera. E invece eccolo lì, il mio amico, il mio personale dio pagano, Nick Cage, beccato con un colpo di fortuna a inizio film, Lord of War. Non l'avevo mai visto, ma umanamente è impossibile vedere tutti i film che Cage gira, ne stai vedendo uno e quel giorno lui ne sta girando altri 6. Questo Lord of War fa parte di quelli belli belli e al di là di Cage, si fa apprezzare per indubbie qualità “proprie”. Andrew Niccol, regista e sceneggiatore, è uno che lavora troppo poco in ragione delle sue eccelse qualità. Nel 1997 scrive e dirige quell'indubbio capolavoro di sci-fi che è Gattaca, lanciando Jude Law e confermando Uma Thurman ed Ethan Hawke. É il 1998 e scrive e produce The Truman Show, forse a tutt'oggi la migliore interpretazione di Jim Carrey di sempre (ma io l'ho forse amato di più in Man on the moon). 2002 scrive, dirige, produce S1mOne, ancora fantascienza, un ottimo De Niro demiurgo di una star virtuale: magnifico film che però si fileranno in pochi. Nel 2004 scrive e produce The Terminal, un ispirato Tom Hanks e un sobrio Spielberg ne fanno una delle più belle elegie sulla perdita-assenza dei confini geografici, elogio ai non-luoghi della civiltà moderna. Nel 2005 scrive, produce, dirige questo Lord of War. Nel 2011 scrive, produce e dirige l'ottimo In Time, che se non avete visto dovete vedere, ancora fantascienza alta, in questo caso il tempo diviene il bene più prezioso dell'uomo, moneta di scambio, il film che ne esce è spettacolare. Non c'è che dire. Niccol è un grande, in Lord of War lo dimostra ancora una volta.
Cage è Yuri Orlof ed è un trafficante d'armi. Il nome è finto e già ci mette sulla strada giusta per capire il personaggio. Un uomo doppio, in cui il legale e l'illegale si intrecciano. Ma forse “nemmeno un uomo”: in assenza di quel finto nome-etichetta, atto a predisporne finti legami affettivi o commerciali, di Yuri rimarrebbe davvero poco, una entità astratta, una mera esistenza funzionale, di facciata. In un dialogo tra Yuri e il dittatore Andre Baptiste, interpretato da Eamonn Walker (già straoridnario nell'Othello di inizio 2000), il dittatore dice: “Mi chiamano dio della guerra, ma in effetti sbagliano, il vero dio della guerra sei tu”. Yuri quindi lo corregge: “Si dice signore della guerra, non dio della guerra”. Ma Andre Baptiste è convinto e precisa: “Preferisco la mia versione”.
Ricordo un bel film italiano, Finchè c'è guerra c'è speranza, interpretato magistralmente da Alberto Sordi, uno dei miei attori preferiti di sempre. Anche lui faceva in quella pellicola il trafficante d'armi, vendeva morte soprattutto ai paesi più poveri. La famiglia non sapeva di questo, fino a che qualcuno lo buttava sulle prime pagine, poneva i riflettori sul mostro. Allora la famiglia lo ripudiava, ma in silenzio: troppi erano gli agi che un lavoro del genere aveva loro portato, troppe le rinunce in caso di tardiva redenzione del padre famiglia. I famigliari allora potevano e avevano il diritto di odiarlo, ma non se la sentivano di fermarlo, lasciavano che lui tornasse al suo vero lavoro, perchè in questo modo la loro vita dorata non si sarebbe interrotta.
Qui è un po' diverso, ma non troppo in sostanza: non è la famiglia a volere che ci siano comunque dei trafficanti d'armi, quanto più la società. Niccol è in questo lucidamente critico, ferocemente satirico quanto spietato.
Ma stiamo per un secondo sul piano ludico; il film è feroce, ma sa in più casi divertire. Seguiamo Yuri dagli inizi della sua carriera, quando inizia a improvvisarsi venditore d'armi con il fratello Vitaly Orloff, interpretato da uno straordinario Jared Leto, altro bravo attore, poco sfruttato. Devo dire che ho perso il sonno, fino a decidere di seguire il film fino alla fine, roba tipo le 4.30 di notte, in virtù di questa prima parte. È possibile che un autore completo, sceneggiatore-produttore-regista, acclamato dalla critica, non abbia alcun potere sul reparto costumi e sui capelli del protagonista principale dell'opera? No dico, è possibile che accada ciò a Hollywood? Mai come in questa pellicola i colorati tupè di Cage si sono dimostrati una così invadente fonte di distrazione. Cage non invecchia, del resto non lo fa neanche Chuck Norris. Non puoi utilizzare delle rughe posticce su Cage, la sua pelle splendente diviene subito lucida e respigne il trucco. Si dice che per Ghost Rider non fosse necessario utilizzare effetti speciali facciali, dopo che si infiammava la faccia di Cage fino a livello teschio fumante la sua pelle si rigenerava spontaneamente (sì, ok è una cacchiata...). Come rendere quindi il trascorrere del tempo sul viso di Cage? Ma utilizzando un plotone di tupè che, come piccoli shnauzer addestrati, farà il lavoro sporco.
Fine anni 70, parrucchino Elvis. Dal ciuffo prepotente e ribelle, il trafficante Yuri decide di mollare la pizzeria (o qualcosa di simile) e dedicarsi alle armi.
Anni 80 inizio, parrucchino Robert Redford. Yuri si espande, inizia a vedere la concorrenza e a doverci fare i conti, tra cui un trafficante russo interpretato da Ian Holm, eccelso, che diventerà in un modo un po' distorto la sua guida spirituale.
Metà anni 80, parrucchino JFK modello Kevin Costner, elegante e con la striatura sul lato, professionale. Prime scaramucce di Yuri con il federale Valentine, interpretato da Ethan Hawke. Yuri è protetto dall'altro, il federale arriva sempre tardi. Divertente la scena in cui in pochi secondi cambiano il nome a una barca con materiale che “scotta”. Tra Yuri e Valentine i siparietti si susseguiranno, con il secondo così ligio alla legge da sfiorare l'idiozia, carattere che in senso lato lo stesso Yuri apprezza. Un cane e gatto che stempera.
Anni 90, capello più corto con abbinamento occhiali scuri, potrei definirlo un modello “Ice Man”, in riferimento al look di Val Kilmer in Top Gun. Iuri invecchia, inizia a pensare di mettere su famiglia. Il fratello Vitaly passa da una striscia di coca lunga quanto una pista di decollo a sesso multiplo (non) occasionale. Uno dei due sta vivendo una vita poco appagante. Non vi dico quale.
1992, Yuri decide di mettersi l'anello al dito e convola a nozze. Basta spericolatezze e colpi di testa, di conseguenza il parrucchino diviene un rassicurante modello Mike Bongiorno con connotazioni dark. Prima di attestarsi su un modello definitivo non manca il colpo di genio. Forse per venire incontro ad una più accurata contestualizzazione storica, in virtù del problemi di impiantistica dei capelli di metà anni 90, viene considerato un modello azzardato di parrucchino con spaventosa stempiatura, dall'alto si direbbe sintomo di una calvizie che si spinge ad oltre la metà del cranio. Il modello prescelto è simile a quello sfoggiato in The Rock, che è uscito nel 1996, nove anni prima di questo Lord of War, un peccato perchè poteva essere un modello “The rock anniversary edition 10th year”, peccato per quell'anno. Rispetto al celebre tupè del 1996 questo è però almeno di 2 taglie più piccolo e con la terrificante attaccatuta di cui sopra. Indescrivibile. Yuri intanto diventa papà ma non si fila i primi passi del figlio, è preoccupato per la guerra di Saddam, perchè sta per finire. Grazie al cielo il film è ancora bello lungo e viene data pace alla pettinatura di Cage scegliendo un definitivo, ma per me comunque irrisolto, modello che fa riferimento a una fase giovane di Raimondo Vianello.
Questo unicamente per giocare, il film da ogni altro punto di vista è inattaccabile e la recitazione di Cage è davvero straordinaria. Magistrale sentire l'esecuzione de "La morte del cigno"  mentre vengono decantate le qualità dell'ak47, stessa arma a cui in un'altra scena viene sostituito il rumore degli spari al tipico scampanellio del registratore di cassa. Le elegie sulle armi non si limitano all'ak47, ma riguardano anche la glock e la 357 magnum in un'atmosfera di ricercato feticismo ed esaltazione. Il figlio del dittaore Andre Baptiste incalza: “Puoi procurarmi l'arma di Rambo?”e Yuri "Rambo 1, 2 o 3?”. “Ho visto solo l'uno, non sapevo di altri”. “Allora vuoi un m60!”. Yuri è il Babbo Natale della guerra, capace di districarsi nelle situazioni più assurde perchè è il mondo stesso a essere assurdo. Sembra parecchio, ma vi sto rivelando solo il 10 % di quanto la pellicola offre, dovete vederla, ne vale la pena. Vi lascio con un ultimo aforisma del Niccol sceneggiatore: le sigarette uccidono più delle armi, solo che le armi hanno la sicura. Ovviamente questo non basta per il mondo alla deriva in cui Cage, quasi un metafisico dio della morte, sguazza. Il finale è davvero bello, non lo dimenticherete facilmente. 
Talk0

Nessun commento:

Posta un commento