giovedì 20 dicembre 2012

Il peggior natale della mia vita




Avete visto La peggiore settimana della mia vita con Fabio De Luigi? Ecco pronto e scodellato il seguito delle vicende della (poco) strana coppia Capotondi – De Luigi, ora alle prese con pancione e primi pannolini. La regia è sempre affidata ad Alessandro Genovesi e il cast viene impreziosito da Diego Abatantuono.Viuuuuleeeenza!! Ma torniamo all'incipit, lo avete visto il primo film? Vi è davvero piaciuto? Sulla carta l'operazione è quantomai nobile: come Paolo Villaggio ha attinto dalla caustica commedia british per creare Fantozzi, Genovesi pesca nella commedia americana sentimenatle, direi più alla Ben Stiller che alla Billy Cristal, per dare un nuovo approccio alla commedia italiana. Qualcosa di più sofisticato, più scritto e meno improvvisato, di sicuro aria fresca. A supporto vengono attori come De Luigi e Capotondi, rodati da anni di gavetta. La Capotondi praticamente girava che era ancora in fasce, me la ricordo figlia di Massimo Boldi innamorata di Dylan di Beverly Hills – Luke Perry in un Vacanze di Natale 90 ormai da archivio rai. De Luigi è stato mattatore di una delle migliori stagioni di Mai dire gol, ha sorretto da solo una sit-com come Love Bugs, ha convinto con l'ultimo Salvadores. Ma poi arriva Antonio Catania, che molto meglio aveva fatto in Boris, nel ruolo del padre della Capotondi, un ruolo che sembra disegnato di ricalco sul Robert De Niro di Ti presento i miei senza troppa convinzione in fase di scrittura. Poi arrivano le gag tipiche dei fratelli Farrelly, quelle che in genere hanno a che fare con cibo-cacca-animali e l'effetto copia carbone permane. Poi arriva Siani, simpatico in coppia con Bisio, ma che, sovraccaricato sotto la direzione di Genovesi, passa da simpatico scapestrato (quasi degno erede di Troisi. Speriamo continui su quella strada) a intollerabile rompipalle odioso. Tutto appare come già visto (e meglio) altrove. Alla fine della visione si esce pertanto sereni, lo spettacolo è oggettivamente carino, passabile. Ma non del tutto soddisfatti, sfamati. Si sarebbe voluto ridere di più, ma non si è riusciti. Confrontiamo solo la gag sugli animali, versione Genovesi da La peggiore settimana della mia vita, rispetto alla versione dei Farrelly, in Tutti pazzi per Mary. In entrambi i casi gli animali vengono usati come se fossero dei pupazzi animati. Ma nella celebre commedia americana anche le situazioni più buffe e assurde si ricompongono, si torna allo scherzo e l'animale esce infine incolume.

 Nel film di Genovesi la battuta si ferma prima di far ridere e di ricomporre la normalità dello status quo prima di passare alla gag successiva: la creaturina ha decorsi tanatologici a cui conseguono esplorazioni interne onde rinvenire oggetti smarriti. Senza falsi moralismi, fa ridere una scena simile? Riceverebbe il beneplacito dell'Ente protezione Animali? E già nel trailer di questo Natale peggiore della mia vita si hanno le avvisaglie che su analoghi schetch di cattivo gusto si voglia perseverare, quasi che sia questo che il pubblico vuole. Le gag sul cibo? Confrontiamo La peggior settimana delle mia vita con E all'improvviso arriva Polly: due similari casi di intossicazione alimentare, che in comune hanno l'escretamento di fluidi corporei (sebbene da orifizi e in diverse modalità), che in comune hanno la distruzione-imbrattamento di zone abitative. Nel caso del film di Stiller dopo l'imbarazzo viene la comprensione, la pacca sulla spalla, l'accettazione del fatto che tutti ci possiamo trovare in situazioni del cavolo. In film di Genovesi anche qui si blocca prima che si abbia una riconciliazione e gli effetti sulla gag sono tremendi: da una premessa comico-simpatica si arriva a un decorso tragico, che avrei visto più correttamente contestualizzato in quei filmoni drammatici in cui suore cattive sottopongono ad angherie i bambini di un orfanotrofio. Anche qui, almeno nelle intenzioni della regia, era proprio questo il risultato cui si mirava? Ci sarebbe altro da dire (la tremenda gag del trattorino, per come è girata e per come dovrebbe far ridere), ma non sarebbe consono e sarebbe troppo. La pellicola ha dei pregi che i difetti non riescono comunque a oscurare ed è frutto di una impostazione di massima che mi piace. Riuscirà Abatantuono, Attila fratello di Dio, cioè nel senso di molto vicino a Dio, a fare il miracolo? Staremo all'erta.
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